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Roberta De Rossi
Lettera al ministro Bonisoli «La Vida resti spazio pubblico»
11 Settembre 2018
Vivere a Venezia
la Nuova Venezia, Antico Teatro di Anatomia-pagina fb, 7 e 11 settembre. La comunità della Vida non demorde e con fantasia e dedizione difende un bene pubblico di Venezia. Ma i poteri forti sanno di avere dalla loro parte "il fattore tempo". (m.p.r.)

la Nuova Venezia, Antico Teatro di Anatomia-pagina fb, 7 e 11 settembre. La comunità della Vida non demorde e con fantasia e dedizione difende un bene pubblico di Venezia. Ma i poteri forti sanno di avere dalla loro parte "il fattore tempo". (m.p.r.)

la Nuova Venezia, 11 settembre 2018
LETTERA AL MINISTRO BONISOLI
«LA VIDA RESTI SPAZIO PUBBLICO»
di Roberta De Rossi

«I cittadini chiedono un incontro al rappresentante dei Beni culturali, giovedì in città. La proprietà: “Il Comune ci ha dato ragione, sarà ristorante”».

Una lettera per chiedere al ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli - che giovedì sarà a Venezia - un incontro, allargato a Regione e Comune, «per trovare una soluzione condivisa nell'interesse della città e dei suoi abitanti». L'ha inviata la Comunità della Vida, il gruppo di cittadini ed associazioni che da un anno chiede che lo spazio in campo San Giacomo venduto dalla Regione all'imprenditore Alberto Bastianello per un milione di euro, non diventi un ristorante, ma «resti pubblico, per un progetto soci-culturale al servizio dei residenti».La Comunità prende spunto proprio da un'intervista rilasciata dal ministro Bonisoli a la Nuova, nella quale sosteneva che «a Venezia non servono nuovi alberghi, ma politiche per la residenzialità e spazi per la produzione culturale».

Le associazioni non mollano, nonostante la denuncia penale per l'occupazione de La Vida ora sotto sequestro e il processo civile in corso (prossima udienza il 24 settembre)avviato dalla Regione - nei mesi in cui la Vida era stata trasformata dai cittadini in un centro civico - per la "possessoria" dell'immobile. Il Comitato ha organizzato anche un invio massiccio di cartoline all'indirizzo dell'amministrazione comunale per «fermare i cambi d'uso e la privatizzazione del patrimonio pubblico e valorizzare questi beni attraverso un regolamento di uso civico che consenta alle comunità di gestirli».Da parte sua, la proprietà ribadisce il progetto di voler riaprire il ristorante che la Vida fu un tempo e invita i cittadini di togliere il gazebo bianco che da mesi è stato allestito dopo lo sgombero, come "Vida mobile". «Siamo sereni e siamo stati confortati dagli uffici comunali, che ci hanno confermato la nostra interpretazione», spiega l'avvocato Bartolomeo Suppiej, «ovvero che in assenza di cambio di destinazione d'uso a struttura culturale previsto da piano regolatore - ma mai realizzato negli anni - vige tuttora la destinazione preesistente a utilizzo commerciale. Bastianello ha rogitato e pagato un bene del quale non riesce ad entrare in possesso. Il tempo sarà galantuomo e riconoscerà le nostre ragioni: invitiamo gli abitanti a togliere il gazebo».

Antico Teatro di Anatomia - pagina fb
7 settembre 2017

«Oggi abbiamo scritto al nuovo Ministro dei beni e delle attività culturali e al turismo Alberto Bonisoli, al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a Brugnaro Sindaco, agli Assessori, ai Consiglieri Regionali e Comunali la seguente lettera che chiede ancora una volta di trovare una soluzione condivisa alla vicenda dell'Antico Teatro di Anatomia. Speriamo che i nostri sforzi vengano finalmente presi in considerazione».

Alla cortese attenzione
del Ministro Alberto Bonisoli

Gentile Ministro,

abbiamo letto le sue parole riportate sul quotidiano la Nuova Venezia di Venerdì 1° settembre 2018 e condividiamo le sue affermazioni: a Venezia non servono nuovi alberghi ma politiche per la residenzialità e spazi per la produzione culturale. A tal proposito le scriviamo in quanto abitanti di Venezia che si stanno impegnando in tanti modi affinché "l'Antico Teatro di Anatomia” (La Vida) resti pubblico attraverso l’applicazione di un regolamento di uso civico per un progetto socio-culturale al servizio della popolazione residente.

L’antico teatro di anatomia (La Vida) si trova in una zona molto particolare che si affaccia su Campo San Giacomo, un’area ancora popolata e vissuta dagli abitanti che usano lo spazio pubblico come luogo d’incontro e ludico per i propri figli, nonostante la continua apertura di nuovi ristoranti ed alberghi e la riduzione dei servizi per la comunità.

Le associazioni culturali About, Omnia e Il Caicio avevano avanzato anni fa un progetto che valorizzava l'immobile alla luce della sua eccezionale storia, ma la Regione Veneto non ha preso in considerazione la proposta preferendo vendere il bene per 911 mila euro a un imprenditore che vorrebbe realizzare un ennesimo ristorante.

A cessione avvenuta molti abitanti della zona e non solo, decisero di dare un segnale forte alla città per salvaguardare il patrimonio pubblico e opporsi alla trasformazione di Venezia in un immenso museo a cielo aperto con annessi alberghi, ristoranti e trattorie più o meno tipiche. Cosi Il 28 Settembre 2017 la Vida veniva riaperta da abitanti, famiglie, anziani, studenti, lavoratori fuori sede e molti altri. Un’azione che in quel momento è sembrata opportuna per dare una scossa e richiamare le istituzioni alle loro responsabilità, i beni pubblici infatti una volta venduti li perdiamo per sempre.

I primi due mesi dell'esperienza sono stati incentrati sul chiedere a tutte le istituzioni pubbliche (Ministero, Regione Veneto e Comune di Venezia) di far valere il diritto di prelazione valido per 60 giorni dall'avvenuta vendita. Al silenzio dal suo predecessore, il Ministro Franceschini e del Comune, sono seguite le accuse di occupazione e l’avvio dei procedimenti legali per sei persone da parte della Regione Veneto.

A questo punto, la comunità della Vida si è quindi sostituita alle Istituzioni pubbliche alfine di garantire la legalità, ovvero il rispetto della destinazione d'uso dell'immobile classificato nel Piano regolatore Comunale come SU (struttura unitaria pre-ottocentesca con destinazioni d'uso compatibili unicamente come: "musei, sedi espositive, biblioteche; archivi; attrezzature associative; teatri; sale di ritrovo; attrezzature religiose") e fornire servizi pubblici gratuiti e completamente autogestiti agli abitanti (ludoteca, archivio del quartiere, mostre, incontri, spettacoli, momenti di socialità e confronto).

Nonostante questo, il 6 marzo 2018, il quartiere viene svegliato da un impressionante dispiegamento di forze dell'ordine, riunite a circondare l'intera zona per sgomberare i locali.

Ad oggi, l'immobile rimane sotto sequestro perché l'acquirente ha avuto risposte vaghe da parte del comune sulla possibilità di cambiare la destinazione d’uso dell’immobile per svolgere la propria attività commerciale e gli abitanti di San Giacomo da l’Orio non si rassegnano. Le attività continuano all'esterno sotto a un gazebo che funge da presidio ed il nostro messaggio è chiaro: “non è possibile che nell'immobile venga fatto un ristorante, non lo permettono le regole e noi saremo garanti di questo”.

Che fare signor Ministro per uscire da questa impasse?

Noi la invitiamo ad incontrarci e ad incontrare la Regione Veneto e il Comune per trovare una soluzione condivisa a questa vicenda nell'interesse della città e dei suoi abitanti. Venezia infatti è conosciuta in tutto il mondo ma la sua vita vera, quella fatta dalle persone che la abitano, è trascurata dalle stesse istituzioni che la dovrebbero difendere e promuovere. La nostra comunità si è stretta intorno a questo luogo, un simbolo della difesa di Venezia contro lo strapotere di chi crede che tutto si possa vendere e comprare, persino una città e i suoi monumenti... La preghiamo di essere con noi in questa battaglia per affermare il diritto costituzionale alla vita di una comunità.

Per questo e proprio in questi giorni, abbiamo indirizzato all'amministrazione comunale un accorato appello per fermare i cambi d'uso e la privatizzazione del patrimonio pubblico ed allo stesso tempo per valorizzare i beni pubblici attraverso un regolamento di uso civico che consenta alle comunità di gestirli.

La gestione amministrativa dei beni pubblici ad opera della Comunità è difatti possibile, come dimostrano le numerose esperienze italiane presentate al convegno nazionale "L'altro uso" svoltosi all'Università Iuav di Venezia il 14 e 15 aprile 2018, sulla base del principio di sussidiarietà definito al quarto comma dell’art. 118 della Costituzione italiana.

Grazie Ministro dell'attenzione e speriamo che voglia ascoltarci.

La Comunità della Vida

Articolo tratto dalla pagina qui raggiungibile

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