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Mario Di Vito
Ricostruzione impossibile, addio Pescara del Tronto
1 Settembre 2017
Post 2012
«"Com’era e dov’era" aveva promesso Renzi, ma il comune distrutto del terremoto non rinascerà più».

«"Com’era e dov’era" aveva promesso Renzi, ma il comune distrutto del terremoto non rinascerà più». il manifesto, 1° settembre 2017 (p.d.)

Pescara del Tronto non rinascerà più, il puntino che la rappresentava sulle mappe geografiche sarà spostato di qualche centinaio di metri almeno: dal costone di pietra a ovest di Arquata alle sponde del fiume Tronto, o forse ancora più in là. Quarantanove vittime nella notte del 24 agosto 2016, divenuto cumulo di macerie nel giro di pochi secondi, il borghetto di pietra è il primo paese ufficialmente cancellato dal terremoto.

La decisione è stata comunicata nella mattinata di ieri al sindaco Aleandro Petrucci e ai cittadini dell’associazione «Pescara del Tronto 24-08-216 Onlus» dal commissario Vasco Errani e dai tecnici del Cnr: la collinetta dove erano arroccate le case praticamente non esiste più e quello che per mesi è stato un sospetto, adesso è ufficialmente una realtà. Cambiano le cartine e la famosa ricostruzione «com’era e dov’era» promessa dall’ex premier Matteo Renzi non avverrà mai, perché Pescara è destinata a essere soltanto il primo caso di una lunga serie: quando verranno ultimate le microzonazioni sismiche, molti altri borghi verrano destinati esclusivamente alla demolizioni e allo spostamento in una zona più sicura.

Il terremoto ridisegna così la geografia politica dell’Appennino: tutte le decisioni in questo senso verranno prese entro febbraio, quando finirà lo stato d’emergenze e si comincerà a discutere sul serio di una ricostruzione che riguarderà 140 comuni più relative frazioni. «Sapevamo già che Pescara non sarebbe stata ricostruita lì dov’era prima – spiega il sindaco Petrucci -. Certo, abbiamo sperato fino all’ultimo che qualcosa potesse cambiare, ma i tecnici hanno confermato che non è possibile rifare tutto dov’era».
Pescara è stato il paesino più colpito dopo Amatrice: le case di tufo e arenaria sono state letteralmente schiacciate dai tetti in cemento armato: di quasi 200 abitanti, in 49 non ce l’hanno fatta a sopravvivere alla scossa di terremoto. Molti sono rimasti sotto le macerie per ore prima di venire estratti dai soccorritori, altri sono riusciti a fuggire in tempo e a veder crollare tutto. Adesso, a passare nei pressi di Pescara non si vede più nulla, solo macerie: un paese demolito nella notte del primo terremoto e poi polverizzato dalle scosse di ottobre e gennaio. Impossibile farlo tornare a vivere, e le poche decine di persone che lo scorso luglio hanno ricevuto le chiavi delle casette provvisorie possono solo guardare dalla strada il niente che è rimasto e che non tornerà mai più com’era fino a un anno fa.
L’alternativa ancora non è pronta, ma tutto lascia presupporre che le nuove case verranno costruite a valle, lungo la Salaria e nei pressi. «Abbiamo preso con i tecnici l’impegno di rivederci nel giro di un mese per prendere la decisione definitiva – conclude Petrucci -, vorrei prima sentire i cittadini per capire cosa vogliono, ma ancora non sappiamo quali sono le idee del Cnr e dello stesso Errani». Il commissario, comunque, non sarà della partita, visto che il suo mandato scadrà il 9 settembre e ancora non è chiaro quali siano le idee del governo sul futuro della sua carica, se esisterà ancora o se le sue competenze verranno affidate alla protezione civile e alle Regioni. Così scompare Pescara del Tronto: i tecnici sostengono che il rischio frane lì sia ancora molto elevato e che sarebbe comunque impossibile mettere in sicurezza il costone di roccia. È un discorso difficile da fare: Amatrice, Accumoli, Arquata e tutti i borghi che circondano questi tre comuni sono adagiati esattamente sopra una faglia sismica e questo ovviamente complica moltissimo tutto quanto.
È tutto da valutare anche il discorso relativo ai beni artistici e culturali di Pescara: la chiesa di Santa Croce, edificata nel quarto secolo dopo Cristo, è letteralmente implosa a causa del sisma, mentre è stato recuperato miracolosamente illeso il crocifisso del tredicesimo secolo che stava dietro all’altare. Resterà, e questa è una certezza, il cimitero: qui i danni causati dal sisma non sono stati devastanti, e la nuova cappellina del camposanto è stata la prima opera completata all’interno del cratere del terremoto.
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