loader
menu
© 2024 Eddyburg
Enrico Tantucci
«Orgogliosi di Despar nell’ex cinema Italia e pronti a replicare»
19 Gennaio 2017
Vivere a Venezia
Si continuano a salvare muri e pietre di Venezia che probabilmente mai è stata così lustra, mentre si continua ad erodere il patrimonio pubblico che è l'unico metro per misurare salute e vitalità di una comunità.

Si continuano a salvare muri e pietre di Venezia che probabilmente mai è stata così lustra, mentre si continua ad erodere il patrimonio pubblico che è l'unico metro per misurare salute e vitalità di una comunità. La Nuova Venezia, 19 gennaio 2017 (m.p.r.)

«Siamo orgogliosi di avere aperto a fine dicembre il nuovo supermercato Despar all’interno del restaurato ex cinema e Teatro Italia, dopo aver già aperto poco prima quello di Rialto a Palazzo Bembo. Se ci sarà l’occasione di aprire un terzo supermercato a Venezia, magari recuperando un altro “contenitore” storico, noi siamo pronti». Paul Klotz, amministratore delegato di Aspiag Service srl, la società che gestisce il marchio Despar ha «battezzato» così quella che di fatto è stata l’inaugurazione ufficiale del nuovo supermercato Despar, ricavato all’interno dell’ex cinema Teatro Italia, chiuso dalla fine degli anni Novanta, recuperando anche l’apparato decorativo liberty originale dell’edificio reso invisibile dalle pannellature che lo ricoprivano quando era usato anche come aula didattica dall’università di Ca’ Foscari.

Un intervento tormentato, dopo un primo stop di Ministero dei Beni Culturali e Soprintendenza al progetto di trasformazione dell’edificio - di proprietà di una società di Piero Coin, che si è lamentato ieri di quella che ha definito la manipolazione della stampa sulle finalità del progetto che molto ha fatto discutere l’opinione pubblica - anche sulla base della direttiva Franceschini sulla salvaguardia delle sale cinematografiche storiche.
Poi il via libera al nuovo progetto - quello attuale - che mantiene il ballatoio preesistente, collocando il supermercato con le scaffalature solo al piano terra, comunque staccate dagli affreschi. «Avevamo pensato a un ovale in legno sospeso» spiega l’architetto Torsello «che non ci è stato consentito, ma siamo comunque soddisfatti del risultato. Abbiamo “salvato” anche i pozzi e i resti di abitazioni cinquecentesche ritrovati rimuovendo la pavimentazione, mantenuti anche se ricoperti e restaurato nel modo più fedele la parte degli affreschi e dei decori». Che sono comunque da ammirare - pur immersi tra formaggi e prosciutti - di nuovo visibili, con gli interventi di Guido Marussig, Alessandro Potti, Umberto Martina, Umberto Bellotto, seguendo l’intuizione dell’editore Giuseppe Scarabellin che finanziò nel 1916 l’apertura del cinema-teatro, con al suo fianco il progettista Domenico Mocellin, investendo su un’idea di modernità.
Ora purtroppo a Venezia non è più tempo di cinema, ma di supermercati per turisti - ma anche residenti, assicura l’ad Klotz - e il dibattito resta quello, quasi quotidiano a Venezia, se valga la pena di mantenere un edificio intatto, ma vuoto e degradato, o restaurarlo in modo impeccabile - come in questo caso - ma cambiandone totalmente l’uso e finalità, sempre in funzione turistica. Da parte sua l’Aspiag - come ha sottolineato anche il direttore appalti Massimo Salviato - ci mette una grande attenzione alla sostenibilità ambientale in campo energetico e della stessa gestione di prodotti e rifiuti. Ma il dibattito sul riuso dell’edificio resta aperto.
ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg