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ilaria Boniburini
La prima giornata. Le parole e i concetti
22 Settembre 2011
I preliminari
La traccia e il programma della prima giornata dalla Scuola di eddyburg, VII edizione (“Oltre la crescita, dopo lo sviluppo. Nuove domande alla pianificazione”)

LE PAROLE E I CONCETTI

La prima giornata, come è tradizione della scuola di eddyburg, è dedicata alle parole e ai concetti, illustrati nel contesto socio-economico, politico e culturale in cui si conformano.

Quest’anno abbiamo un duplice obiettivo. Da una parte fornire, come di consueto, strumenti critici per comprendere meglio gli avvenimenti e i fenomeni urbani e territoriali di questi ultimi decenni, che saranno affrontati nelle giornate successive della scuola, attraverso la critica del paradigma dello sviluppo così come si è conformato nella società di oggi. Dall’altra, introdurre un nuovo paradigma, quello dei beni comuni, come alternativa concettuale e politica, per trasformare la società e l’habitat dell’uomo in funzione del benessere materiale e immateriale degli abitanti di oggi e di quelli che devono venire, tendendo conto della limitatezza delle risorse naturali e della conoscenza umana, della diversità delle culture e della dignità che ognuna di queste possiede e della prevalenza dei valori di rispetto, uguaglianza e pace.

La giornata è aperta da un mio intervento sul concetto di sviluppo, che aprirà i lavori e fornirà la cornice ai temi approfonditi dai successivi docenti (vedi la scaletta di seguito). Concluderemo la giornata con una mia domanda ai docenti, la loro breve risposta e una ricapitolazione finale delle questioni trattate.

Il mio intervento introduttivo è diviso in tre parti. La prima illustrerà l’evoluzione del concetto di sviluppo, al fine di far comprendere sia l’arbitrarietà operata nell’assumere quella parola come sinonimo di progresso, civilizzazione, avanzamento e di attribuirle così positività a priori, che di mettere in evidenza come la parola sia stata un abile strumento di potere per orientare e plasmare la società in una determinata direzione. Si spiegherà come nuovi apporti teorici abbiano arricchito di nuove dimensioni il concetto per interpretare i processi di crescita, ma nello stesso tempo abbiano fornito indicazioni strategiche e discorsive per la formulazione di “politiche di sviluppo”: politiche che nella sostanza continuano a privilegiare le ragioni dell’accumulazione capitalistica su quelle dell’umanità nella sua totalità e diversità, perpetuando e accentuando relazioni di potere diseguali. Si argomenterà come l’allargamento del significato di sviluppo, che viene via via riconosciuto come dipendente da una fitta trama di relazioni (proprie del capitale sociale, umano e conoscitivo) abbia significato uno spostamento di approccio focalizzato sulle dimensioni locali, territoriali e sociali dei processi. E come questo passaggio abbia comportato sia l’appropriazione da parte delle forze dominanti di concetti importanti introdotti ‘dal basso’ o da forze contro egemoniche - come quello di partecipazione – sia l’adozione di aggettivi come sostenibile, che hanno contribuito alla ‘fortuna’ del termine sviluppo.

Nella seconda parte del mio intervento accennerò ad alcune trasformazioni, che possono essere lette come segni della ‘crisi’ di questo paradigma e, per estensione, della società che su questo si è conformata:

- la crisi ambientale;

- la crisi economica, mettendo in evidenza il ruolo centrale della rendita e dello sviluppo urbano e le ripercussioni negative di questa crisi sul habitat;

- la crisi del tessuto sociale, dalla ‘solitudine del cittadino globale’ alle rivolte di Londra;

- la crisi dell’organizzazione della società: dalla politica ai limiti della democrazia attuale, al rapporto distorto tra economia e politica e al conflitto tra diritti individuali e interessi collettivi;

- infine la crisi culturale, intesa sia come crisi del modello culturale basato sul positivismo, su cui anche il paradigma dello sviluppo si è strutturato, ma anche il passaggio dalla scienza alla tecnica, e la supremazia delle conoscenze scientifiche su altre conoscenze, modello che si presenta inadeguato a comprendere la realtà e ad illuminare il futuro.

La terza parte dell’intervento introdurrà il concetto di bene comune come categoria da porre a fondamento delle proposte riguardanti i diversi aspetti della società di cui deve tener conto una pianificazione della città e del territorio adeguata ai bisogni dell’uomo, alle reali condizioni del nostro pianeta e al patrimonio conoscitivo finora acquisito.

Gli interventi successivi costituiranno approfondimenti a questi temi, fornendo elementi di conoscenza e riflessione sulla situazione in atto e sull’inadeguatezza degli strumenti concettuali e operativi, ma anche introducendo nuovi approcci e proposte sia sul piano concettuale che operativo.

All’economista Giovanna Ricoveri si è chiesto di dare conto di alcuni aspetti essenziali della crisi economica e più generalmente della capacità distruttiva del sistema economico-sociale esistente. Sarà utile insistere sulla distinzione tra beni e merci prima di illustrare il concetto di “bene comune” ripercorrendone l’evoluzione, e spiegandone le sue diverse componenti e articolazioni, argomentando la tesi che la difesa e riconquista dei beni comuni è la risposta necessaria per avviare la costruzione di un sistema nuovo.

L’agronomo Nicola Dall’Olio approfondirà la questione ambientale, e in relazione ad alcune situazioni specifiche, illustrerà le drammatiche conseguenze della mercificazione di un rilevante bene comune (il territorio agricolo) sulle condizioni di vita e sulle stesse risorse essenziali per la specie umana.

Al giurista Ugo Mattei abbiamo chiesto di spiegare il ruolo della proprietà privata nel sistema economico basato sulle merci e di ragionare sulle implicazioni del concetto di bene comune nel campo del diritto e dell’assetto proprietario, e sulla necessità di arricchire la gamma delle forme della proprietà reintroducendo (accanto alla privata e alla pubblica) quella delle proprietà comune.

Il giornalista Loris Campetti introdurrà il tema, oggi centrale, del lavoro nel contesto delle ‘crisi’ sopracitate, particolarmente facendo riferimento alla crisi economica e quella sociale. Si vorrebbe ragionare su come la riduzione del lavoro, da strumento essenziale della società per la comprensione e il governo del mondo materiale e immateriale a merce, è sottoposto oggi a un processo di impoverimento ed emarginazione. Il passaggio dal paradigma dello “sviluppo” a quello del “bene comune” può essere invece l’occasione per restituirgli dignità e valore pienamente umano facendone lo strumento per affrontare alcune grandi esigenze sociali e territoriali.

Infine allo storico Piero Bevilacqua abbiamo chiesto di portare ulteriori riflessioni sulla questione ambientale e di ragionare sul ruolo della formazione, della conoscenza e dei saperi nella costruzione di un nuovo paradigma, sulle condizioni che l’applicazione che esso pone al sistema dei saperi, oggi caratterizzato dalla frammentazione e dalla subordinazione all’economia data.

PROGRAMMA

09,30 – 10,00 Mauro Baioni presenta la VII edizione della scuola

10.00 – 10.50 Ilaria Boniburini introduce le prima giornata

10,50 – 11.10 pausa caffè

11.10 – 12,00 intervento di Giovanna Ricoveri

12,00 – 12.50 intervento di Nicola Dall’Olio

12.50 – 13.15 Eventuali domande degli studenti sugli interventi di Boniburini, Ricoveri, dall’Olio

13.15 – 14.15 Pausa Pranzo

14.15 – 15.05 intervento di Ugo Mattei

15.05 – 15,55 intervento di Loris Campetti

15,55 – 16 45 intervento di Piero Bevilacqua

16,45 – 17.05 pausa caffè

17.05 – 17.40 eventuali domande degli studenti sugli interventi di Mattei, Campetti, Bevilacqua

17.40 – 18.30 repliche dei docenti e conclusioni di Ilaria Boniburini

prossimamente il programma della II e III giornata e quello della giornata conclusiva

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