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Enrico Alberto; Tantucci Vitucci
Venezia affonda sotto un mare di cemento
17 Gennaio 2010
Terra, acqua, società
Approvata la megaspeculazione irta di illeggitimità; ma il sindaco-filosofo dice: “è il giorno più bello della mia vita”. La Nuova Venezia, 16 e 17 gennaio 2009, con postilla

Sabato 16 gennaio 2009

Tessera City decolla nella notte

di Alberto Vitucci

Una raffica di contestazioni, ricorsi, accuse di illegittimità. Ma alla fine la delibera su Tessera city ha avuto la maggioranza. Nella notte si discuteva ancora di mozioni e emendamenti. Ma l’orientamento emerso già in commissione nel pomeriggio non lasciava spazio a dubbi: una maggioranza trasversale - anche il Pdl con il Pd - sostiene il megaprogetto del Quadrante di Tessera. Che adesso entro il 18 gennaio sarà restituito alla Regione per l’approvazione definitiva. Un accordo di ferro tra il sindaco Cacciari, il presidente della Regione Galan e il presidente della Save Enrico Marchi firmato nel 2008. Un iter ripreso dopo quattro anni di «stop» alla delibera aprovata nel 2004 dalla giunta Costa. E adesso la nuova Tessera prende forma. Un milione e 200 mila metri cubi di nuovi edifici, stadio e nuovo casinò, alberghi, centri sportivi e del divertimento, centri commerciali, uffici. Una nuova città in gronda lagunare che il sindaco Cacciari ha difeso a spada tratta. Firmando lui stesso la delibera in giunta superando così anche le perplessità dell’assessore all’Urbanistica Gianfranco Vecchiato. Alla fine a sostenere il progetto la maggioranza dei consiglieri del Pd e del Pdl. Contro, il leghista Alberto Mazzonetto, che ha presentato una mozione (respinta) per il ritiro definita illegittima. Molina e Casson (Pd), Caccia (Verdi), Bonzio (Rifondazione), Italia dei valori (Filippini, Lastrucci, Guzzo), Gruppo Misto (Conte e Pepe). Perplessità anche nel Pdl. Cesare Campa è uscito dall’aula, il presidente Renato Boraso (Pdl) ha proposto 25 osservazioni, tutte respinte e una mozione che prevede la riduzione delle cubature dei nuovi edifici. Approvata invece la mozione proposta da Pomoni (Pdl) e Borghello (Pd) per suggerire alla giunta di tener conto degli impatti delle nuove strutture commerciali e ricettive sull’equilibrio commerciale e turistico. Istanza che era stata ribadita nel pomeriggio dai rappresentanti di commercianti e albergatori.

Il sindaco Cacciari ha illustrato per la terza volta in due giorni dati e ragioni della delibera. «Per noi il percorso è legittimo», ha detto, forte del parere espresso dall’avvocatura civica e dal dirigente di Urbanistica Oscar Girotto, «non si può rinviare, perché il termine posto dall’articolo 46 è perentorio. Ognuno è libero di ricorrere al Tar contro la delibera se la ritiene illegittima, ma io mi prendo la responsabilità di andare avanti». Il pubblico ci guadagna, secondo Cacciari, perché con questa operazione potrà costruire a costo zero il nuovo stadio coperto e il Casinò, oltre al bosco di 100 ettari e il il valore dei suoi terreni aumenta. Altri 17 mila metri quadrati andranno per lo stadio coperto, 50 mila metri quadri per le strutture commerciali 150 mila per gli uffici, poi il palasport e centro congressi. «I dettagli e le cubature saranno discussi quando si parlerà del Pat, il Piano di assetto del territorio», dice Cacciari, «ma intanto questo progetto non lo possiamo fermare».

Quanto alle Olimpiadi, il sindaco precisa: «Le Olimpiadi sono arrivate dopo, e se la candidatura sarà accettata», dice, «potremo aggiungere anche piscina e palasport oltre al villaggio olimpico. In caso contrario la candidatura non andrà avanti, perché solo un matto può pensare di portare a Marghera, dove le aree sono ancora inquinate, il grande pubblico e le discipline sportive». Un tema, quello delle Olimpiadi, che deve aver convinto anche la Lega in Regione - tra i principali sostenitori dei Giochi 2020 - a non spendersi troppo per fermare la delibera. Anche se il partito veneziano ha sostenuto apertamente la battaglia del consigliere Mazzonetto. «La Confindustria dice che tutto va bene, non sono d’accordo», ha detto ieri Boraso, «non possiamo aggiungere metri cubi al territorio. In quell’area ci sono già i metri cubi dell’Aev, Dese, Campalto, Veneto city». Dibattito e polemiche nella notte.

Domenica 17 gennaio

Le aree del Casinò valorizzate

un «jackpot» da 140 milioni di euro

di Enrico Tantucci

Operazione che assesta in un «battibaleno» i conti della società

Un «jackpot» patrimoniale da circa 140 milioni di euro. E’ quello che ha «vinto» istantaneamente la Casinò spa con l’approvazione in consiglio comunale alla Variante al Prg che dà il via al famoso Quadrante di Tessera, anche se manca ancora l’ultimo sì della Regione per la definitiva ufficializzazione. I circa 400 mila metri quadri di terreni agricoli di proprietà della Marco Polo srl - la controllata della casa da gioco, che avrà il compito di costruire stadio e nuovo casinò nell’area - si sono infatti tramutati, dopo il sì alla Variante, in terreni edificabili, con un incremento di valore commerciale di quasi una ventina di volte, rispetto a quello precedente, intorno agli 8 milioni di euro.

Il risultato è appunto il possesso di un’area pregiata - a due passi da Venezia e dalla laguna - che vale appunto ora (ed è destinata a crescere) intorno ai 140 milioni di euro, anche se da essa andranno poi “scontati” gli oneri di urbanizzazione relativi alla costruzione di Casinò e Stadio, per alcune decine di milioni di euro.

Non a caso, la Casinò spa starebbe ora pensando a una possibile fusione con la Marco Polo srl, per portare i benefici nel proprio bilancio 2010 che è comunque a questo punto “blindato” - al di là dei tagli di spesa già programmati e della riduzione di circa 6 milioni di euro del contribuito assicurato al Comune sui propri incassi con la convenzione modificata, che porta a circa 93 milioni e mezzo di euro il «tesoretto» per Ca’ Farsetti, rispetto agli iniziali 107 milioni annui - senza necessità di ricapitalizzazioni.

Si era chiuso con un «rosso» di circa 20 milioni di euro il bilancio consuntivo 2008 della casa da gioco, ma il passivo non si era scaricato sulle casse di Ca’ Farsetti, grazie all’operazione di ricapitalizzazione già attuata dalla Casinò spa, aumentando il capitale sociale da 8 a 48 milioni di euro, con il conferimento patrimoniale dell’ex Casinò del Lido e degli arredi di Ca’ Vendramin Calergi da parte del Comune. Successivamente, il capitale era stato ulteriormente elevato oltre i 60 milioni di euro.

Anche il consuntivo 2009 - dopo il forte calo degli incassi nell’ultimo anno - vedrà il bilancio della Casinò spa in passivo di qualche milione di euro, ma l’operazione di valorizzazione patrimoniale sui circa 400 mila metri quadri di terreni del quadrante di Tessera porrà la società presieduta da Mauro Pizzigati in una situazione di tutta tranquillità sul piano economico, nonostante l’andamento degli incassi. Il 2010 è però partito piuttosto bene, con una media di circa 800 mila euro al giorno di incasi e gli ultimi dati statistici resi noti Giocomews mostrano che nel biennio «orribile» 2008-2009, il Casinò veneziano è quello che - dopo Campione - ha retto meglio alla crisi delle case da gioco italiane, seguita da Sanremo e Saint-Vincent, pur con una flessione vicina al 16 per cento nei due anni.

E, in prospettiva - con il nuovo Casinò all’americana in stile Las Vegas da realizzare, con albergo, a Tessera - altri introiti arriveranno dalla vendita dell’attuale Casinò di terraferma di Ca’ Noghera, destinato probabilmente a trasformarsi da casa da gioco in megacentro commerciale, anch’esso ceduto a caro prezzo.

Postilla

La città quale il mondo l’ha conosciuta e amata sta crepando. Annotiamone quattro episodi hard dell’imprevista agonia. 1) Le gigantesche opere che sono state realizzate alle Bocche di porto, utili solo ai cementieri e al consorzio che li rappresenta, poiché le barriere mobili non funzioneranno mai e le condizioni della laguna stanno peggiorando. 2) Le “valorizzazioni immobiliari” che avvengono al Lido, con il pretesto di trovare finanziamenti per il nuovo Palazzo del cinema (un alacre ex assessore della giunta Cacciari e un nuovo commissario straordinario che sarà nominato da Berlusconi concorreranno in questa operazione). 3) L’avvio, di un pesante insediamento in margine alla Laguna, oggi chiamato Tessera City, una vecchia idea di De Michelis avanzata alla fine degli anni 80, ripresa e portata alla vittoria dalla coppia bipartisan Massimo Cacciari e Giancarlo Galan. 4) Una metropolitana sublagunare che lega Tessera City a Venezia e al Lido (scaricando altre migliaia di turisti nella città storica) per ricucire il tutto e agevolare la “valorizzazione immobiliare” degli antichi sestieri. Questi sono gli elementi materiali del contesto nel quale Venezia corre verso la sua definitiva scomparsa. Allegramente, fra poco è carnevale.

La vicenda di Tessera City è esemplare dell’arroganza e della presunzione d’impunità dei suoi protagonisti, come del resto del disprezzo che i governanti dimostrano per la legalità. Una rapida sintesi degli avvenimenti basterà a dimostrarlo. Nel 2004 il comune di Venezia approvò una variante che raddoppiava i volumi già previsti dal vigente PRG per la realizzazione di uno stadio e numerosi annessi (commercio, ricreazione, ricettività, uffici ecc.). Passarono gli anni: la Regione non approvò, e il comune non sollecitò. Nel frattempo avvenivano transazioni immobiliari nelle aree circostanti, dove si comprava a prezzi agricoli. A un certo punto il maggiore proprietario (la Save s.p.a, che gestisce l’aeroporto), cui si accodò subito la società di proprietà comunale che gestisce il casinò, presentò alla Regione una ulteriore “osservazione” alla variante del 2004. Avvennero incontri pubblici tra i rappresentanti delle due società, il sindaco Cacciari e il presidente Galan, nei quali i quattro concordarono trionfalmente ed approvano il piano presentato dalle società.

La Regione restituisce nel 2009 la variante del 2004 al Comune e gli dice: te l’approvo, se tu accetti formalmente la nuova soluzione delle società.

Una procedura mai vista: una osservazione presentata da privati quattro anni dopo l’approvazione della variante, concordata coram populo dai portatori d’interessi pubblici e privati: una modifica non marginale (si tratta del raddoppio della cubatura già raddoppiata); una modifica non nell’interesse pubblico (i promotori dichiarano che la modifica serve perché “bisogna produrre risorse”). Oltre un milione di metri cubi sul margine della Laguna, in una delle aree definite a più alto rischio idraulico dell’intero Veneto. Un mega-affare senza nessuna relazione con qualsiasi analisi dei fabbisogni locali. Affari, e basta.

Il sindaco-filosofo dichiara (vedi il Gazzettino del 16 gennaio) “è il giorno più bello della mia vita”. Anche per i proprietari delle azioni della società che gestisce il casinò: le azioni sono aumentate in poche ore del 20%, e il casinò ha vinto “un jackpot patrimoniale da circa 140 milioni di euro”.

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