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“Siamo spaventati, Torino”
18 Febbraio 2008
Torino
Lodo Meneghetti

Che fare? Ci si sente deboli di fronte alle continue violenze verso le città e il paesaggio. Era già rovinata al novanta per cento la povera Italia; ora, nel XXI secolo, si stanno accumulando dappertutto vessazioni di nuovo tipo, grattacieli a più non posso, dovunque, città, coste, centri e periferie. Noi milanesi memori della città abitabile e affabile siamo stati sconfitti sulla linea di resistenza verso le politiche urbanistiche ed edilizie del sindaco Gabriele Albertini e del nuovo sindaco Letizia Moratti, queste ben più intense e decisive per distruggere, anche mediante l’opera degli architetti internazionalisti “di nome”, il senso stesso di architettura urbana, il sentimento dei contesti di città e società sopravvissuti. Oggi sentiamo pena per la vicenda di Torino, la capitale piemontese che conosciamo bene, che sentiamo custode di tanta bellezza e giustezza proprio come architettura urbana, come insieme di città, come aria di luoghi ancora oppositivi rispetto ai nonluoghi che anche grattacieli irragionevoli contribuiscono a creare. Non più belle piazze, non più belle strade, non più percezione del valore estetico e talvolta ancora sociale dello spazio abitato, circoscritto, libero dal traffico privato. Invece, mostri sopradimensionati incapaci di costituire spazi umani, aria di città, e destinati a sconvolgerne l’eredità più preziosa, il suo volto ben riconosciuto dai cittadini: condizione essenziale per eternare il legame patrimoniale e morale fra le generazioni. Non è architettura egoistica, arrogante, dice Renzo Piano: ma è vero il contrario, di sicuro: quel grattacielo di duecento metri tracotante e insolente nei confronti di Porta Susa, di quel tramite fra la “porta” e il cuore della città e le diverse arterie rappresentato all’avvio da via Cernaia e via Pietro Micca mirabilmente porticate e unitarie, poi i grandi viali alberati, di nuovo le altre strade porticate e, perché no, le strade corridoio: tutto tenuto insieme da architetture singole coerenti, di altezza media, tutto a testimoniare che l’architettura designa la bellezza e l’armonia della città quando è la stessa cosa che, se così posso dire, l’urbanistica. Siamo spaventati, Torino. Come finirai sotto le mazzate di questo e degli altri tre grattacieli già pensati, dei loro metri cubi illegali, del traffico automobilistico che provocheranno? E ne seguiranno altri, e altri ancora, come a Milano ognuno vorrà il suo o i suoi, gli speculatori, gli amministratori pubblici, gli architetti di nome o senza nome, poca dignità e molta sicumera. Combattete ugualmente, torinesi, contro i moloch (a meno che, come altrove è successo, non vogliate sopravvivere alla loro ombra).

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