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Mario Gola
La Provincia Metropoli Ambrosiana
29 Giugno 2007
1951, il Piano Intercomunale Milanese
Al centro, l'efficienza economica dell'area regionale trainante dell'economia nazionale, e la necessità di una regia centralizzata per la programmazione e i servizi. Rivista di Politica Economica, marzo 1956

La novità della proposta di dare vita ad una “provincia metropoli” con Milano come centro irradiante e di attrazione, circondata da tutta una vasta area metropolitana che con essa ha interesse ad una visione e ad una azione unitaria, non sta tanto nella situazione che essa vuole risolvere, e che non è certo sorta oggi, quanto nella formula studiata per superare l’anacronistico particolarismo dei comuni e introdurre un nuovo spirito consociativo e di collaborazione. (...)

Milano rappresenta oggi un tipico esempio di metropoli moderna. O meglio un tipico esempio di un’area metropolitana dove il comune maggiore e i comuni che lo circondano formano di fatto un tutto unico inscindibile ed omogeneo.

Le crisi dei bilanci comunali sono all’ordine del giorno nel nostro paese. Le difficoltà di Roma per quanto serie rimangono tutte sul piano comunale, non trascendono, neppure in parte, sul piano provinciale, e sono sufficienti per risolverle gli strumenti legislativi già esistenti.

Il caso di un’area metropolitana si presenta invece totalmente diverso e di assai difficile risoluzione proprio sul piano amministrativo. Su una superficie che rappresenta appena lo 0,9% del totale del territorio nazionale, vivono oggi oltre 2 milioni e mezzo di persone. Il 7% del potenziale industriale e commerciale di tutta Italia è concentrato in questo piccolo territorio. Oltre il 16% del reddito nazionale complessivo viene qui prodotto: in cifra assoluta 1200 miliardi. Ma vi è di più: tra una ventina d’anni, e senza peccare di ottimismo, avremo in questo territorio quasi 5 milioni di abitanti di cui 3 milioni economicamente attivi, ed un reddito complessivo prodotto attorno ai 3000-3500 miliardi. Chi potrà provvedere organicamente e permanentemente alle opere pubbliche, ai trasporti, alle strade ecc. se non si crea sin da oggi un quadro istituzionale adatto?(...)

Vogliamo dire qualche cosa su questa legge urbanistica del 1942 e sugli studi effettuati dal Provveditorato alle Opere Pubbliche e per Milano dagli uffici tecnici della Provincia. La legge del 1942 ha senza dubbio costituito un notevole passo innanzi rispetto alle concezioni anteriori. Essa ha per prima imposto lo studio di piani territoriali per zone con caratteristiche omogenee. Ma il clima politico degli anni in cui essa fu emanata le ha dato un vizio di origine. Tutte le attività per le quali era riconosciuta una necessità di coordinamento ( ...) dovevano svolgersi esclusivamente nell’ambito dell’autorità statale. Ciò era consono allo spirito accentratore dei tempi, ma non lo è più oggi in cui si cerca o almeno si desidera un decentramento di queste funzioni esclusivamente locali.

Anche nell’ipotesi assurda, quindi, della fusione in un unico comune di tutta o buona parte della provincia, molte delle funzioni essenziali di coordinamento non potrebbero essere svolte dall’Ente Locale, perchè ancora di spettanza esclusiva dell’organo statale. Il problema quindi che si pone oggi, squisitamente giuridico, è, oltre tutto, di devolvere all’amministrazione locale determinate attività che ancora sono di pertinenza dello Stato. (...)

Vogliamo ora accennare sia pure brevemente ad alcuni dei compiti che più urgentemente necessitano di una disciplina unitaria.

Innanzitutto la rete fondamentale delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto. (...) Non va dimenticato che in un futuro non troppo lontano Milano sarà e dovrà essere circondata da numerosi centri satelliti, e ciascuno di questi dovrà poter comunicare con l’altro senza il passaggio obbligato per Milano, che sarà così sollevata di quella parte di traffico non indispensabile. Tutto il sistema dei trasporti collettivi dovrà essere man mano rimodernato e coordinato. Sarà questo un compito specifico dell’amministrazione ambrosiana che darà con ciò sollievo al comune di Milano, oberato oggi di oneri che non sono di sua pertinenza (...).

Ulteriore e non meno importante funzione della provincia metropoli nello studio e nella applicazione dei piani territoriali sarà l’indicazione di grande massima dell’uso del suolo secondo le diverse necessità - zone residenziali, zone industriali, zone agricole ecc. - Anche qui una visione generale e non particolaristica è essenziale. Il modo più efficace per salvaguardare le autonomie - è stato detto - sta nel disciplinare mediante una azione coordinatrice l’erompere delle periferie industriali dei grandi centri e nel ridurre così l’influenza che esse esercitano sulle masse rurali.

(...) Vi è ancora un aspetto di grande importanza che può essere risolto solo da una amministrazione provinciale dotata di poteri speciali. E il problema della formazione dei demani pubblici, mezzi di manovra indispensabili proprio per svolgere dei piani edilizi e di azzonamento rispondenti allo scopo. I singoli comuni non sono più in grado di attuare un programma demaniale. Un ente provinciale lo può ancora, con vantaggio economico per tutta la zona.

(...) Questo progetto si presenta ricco di prospettive per la provincia. E un progetto vivo in quanto non vuole altro che “legalizzare” una situazione che già è, e dare possibilità di progresso ordinato ad una zona in continua espansione. E un progetto che vuole eliminare con un ordinamento moderno il permanere di particolarismi contrastanti là dove gli interessi e le finalità sono comuni.

Nota: per capire meglio questo e gli altri articoli della Pagina di Storia sul PIM, possono essere utili i materiali scaricabili in calce all' articolo guida (f.b.)

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