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Salvatore Settis
Il vizio italico
10 Aprile 2004
Abusivismo
Un articolo di Salvatore Settis su abusivismo e condono, su Repubblica del 15 luglio 2003. In calce la cronaca di Enzo Cirillo.

Puntuale e capriccioso come le grandi calamità naturali (uragani, alluvioni, trombe d´aria) incombe sul Bel Paese un nuovo, devastante condono edilizio. Cifre da capogiro occupano i titoli dei giornali: il Fisco ne ricaverà due miliardi e mezzo di euro, o addirittura quattro miliardi e mezzo? Si insinua così la tentazione (che diventa in alcuni sbandierata e spensierata certezza) di credere che, in tempi di vacche magre, tanto più s´incassa tanto meglio è per lo Stato e per i cittadini.

Rischiamo così di dimenticare che condono edilizio vuol dire legittimare l´abuso col sigillo della legge, premiare chi ha violato le regole a scapito di chi le ha rispettate. Vengono in tal modo sanciti e anzi incoraggiati e promossi, innescando una reazione a catena senza fine, gli scempi che deturpano, e (se questa è l´aria che tira) sempre più deturperanno le nostre città, i nostri paesaggi. Interesse primario dei cittadini e dello Stato è, al contrario, la rigorosa difesa della legge e delle regole, la tutela dei valori architettonici, urbanistici, paesaggistici che possono valere anche poco se presi uno per uno, ma hanno valore inestimabile nel loro insieme e nel loro contesto. Fanno dell´Italia quello che è, il Paese al mondo con la più alta intensità di conservazione del patrimonio (pubblico e privato), con la più ricca tradizione di tutela. Ciò a cui abusi edilizi e norme colpevolmente permissive infliggono sanguinose ferite non è un corpo estraneo, non è la vecchia carcassa impagliata di una bestia esotica: siamo noi stessi, qualcosa che noi italiani abbiamo creato nel tempo e con cui abbiamo convissuto per generazioni, per secoli. E´ la nostra memoria, la nostra identità, la nostra anima.

Dai tempi del condono di Craxi (1985) a quello del primo governo Berlusconi (1994) a questo che ora ci minaccia si ripete invece l´identico teatrino: le regole restano, anzi vengono riaffermate, ma stante la situazione di emergenza, le necessità del Paese eccetera, in deroga (e in barba) a tutto e a tutti, per una volta e una sola si condonano gli abusi per incrementare il gettito fiscale. Questa favoletta non convince nemmeno i più ingenui: la vera ratio del condono edilizio non è la sua conclamata eccezionalità, ma al contrario il suo prevedibilissimo ritorno ciclico, che può dare a chiunque la certezza di perpetrare qualsiasi nefandezza, tanto fra uno, due, tre anni verrà immancabilmente condonata. In tal modo le regole non solo vengono violate (da alcuni cittadini), ma spregiate, vilipese e distrutte (dal governo). All´universo della legge e del pubblico interesse si sostituisce la giungla delle prevaricazioni.

L´impellente necessità di far cassa viene invocata come unica e sola ragione del condono: quasi che non fosse, il nostro, il Paese col più alto tasso di evasione fiscale in Europa; un Paese in cui, come ha scritto Il Sole-24 ore, almeno il 18.7% del Pil sfugge completamente al fisco e l´evasione supera i 200 miliardi di euro, una cifra di fronte a cui ciò che si può ricavare dal condono impallidisce in un istante. Eppure, si continua a pianger miseria senza nulla fare per ridurre l´evasione fiscale; si esalta e vagheggia il modello americano in tutto e per tutto, salvo che per il rigore e la funzionalità del sistema fiscale; anzi, si incoraggia il falso in bilancio proprio mentre negli Stati Uniti, in conseguenza del caso Enron, le regole del gioco si fanno, per legge federale, più garantite e severe. Come è chiaro, condono edilizio e condono fiscale rispondono a una sola e unica logica: proteggere l´evasione fiscale sotto l´ombrello delle misure eccezionali per rastrellare nuove entrate, premiare chi viola la legge e non chi la rispetta, chi attenta alla società civile e non chi mostra senso civico. Anziché fare il suo mestiere (far pagare le tasse ai cittadini) il ministro dell´Economia invade il campo degli altri ministeri (Infrastrutture, Beni Culturali, Ambiente), svende il demanio e condona abusi.

La dimenticanza (interessata) del problema di questa gigantesca evasione fiscale non è, ahimé, monopolio del centrodestra: i voti degli evasori fiscali, a quel che pare, premono anche al centrosinistra. Ma dimenticare l´evasione e puntare sui condoni edilizi ha un´altra conseguenza deleteria: finisce per accreditare la menzogna che le ragioni dell´economia siano opposte a quelle della cultura. Che da un lato ci siano i polverosi laudatores temporis acti affezionati ai valori architettonici e ambientali, dall´altro i dinamici sacerdoti dell´economia che sanno quel che vogliono (qualche miliardo val bene qualche scempio). È vero il contrario: il nostro bene più prezioso non sono i singoli monumenti (nemmeno il Colosseo, nemmeno San Pietro), ma il contesto urbano e paesaggistico, il tessuto connettivo che lega monumenti e case, strade e città in un inestimabile continuum non solo sul fronte dell´immagine, ma su quello della valorizzazione del Paese. Preservare questa eredità delicata e preziosa non è solo cultura, ha anche per l´economia del Paese uno straordinario significato e valore che è colpevole ignorare.

L´imminente condono sarà tanto più grave in quanto verrà a incidere su un tessuto già compromesso dal passaggio di molte competenze a Regioni e Comuni, con la prevedibile conseguenza di una visione dei vincoli marcatamente localistica e strutturalmente incapace di resistere a pressioni interessate, incline dunque a un drammatico allentarsi dei controlli. Basti ricordare quello che M.C. Giambruno (sulla rivista di architettura Ananke) ha chiamato «il proliferare dei sottotetti in Lombardia», sopraelevazioni e aumenti di volumetrie perpetrati sulla base di leggi regionali degli ultimi anni: la skyline di Milano e delle altre città ne esce già ora (e più ancora nei prossimi anni) falsificata e offesa. Alle sopraelevazioni approvate dalla Regione si aggiungeranno ora, a valanga, quelle «da condono»: perché dopo ogni condono la certezza del successivo genera nuovo abusivismo.

A questi e simili scempi intendeva porre riparo, avviando finalmente un processo virtuoso, la proposta di legge Urbani sulla qualità architettonica.

Può di per sé essere una buona legge, a meno che non faccia la fine ingloriosa del disegno di legge sulle città storiche (ddl 4015/1997), proposto dal ministro Veltroni per poi metterlo a dormire sino alla fine della legislatura.

Ma che senso ha legiferare sulla qualità architettonica, e pochi mesi dopo legittimare e incoraggiare gli abusi edilizi mediante il perverso meccanismo del condono? Quale è la politica del governo, promuovere la qualità architettonica o danneggiarla con abusi irrimediabili? Domanda che merita di essere estesa al futuro destino del nuovo Codice per i Beni Culturali, ormai in dirittura d´arrivo. Le correzioni e gli sviluppi degli ultimi mesi (in genere migliorativi) ne stanno facendo un testo in buona misura accettabile.

Ma a che cosa mai servirà, se altre leggi (tutte, si capisce, sotto la pressione di pretese necessità di cassa, di urgenze incontrollabili) dovessero, in deroga anzi in spregio alle regole fissate dallo stesso Codice, insistere nella dissennata politica di dismissioni del patrimonio culturale, nell´attacco alla qualità urbana, nella continua mortificazione dell´amministrazione dei Beni Culturali per mancanza di risorse e di progetto? Verrà mai il giorno in cui anche un ministro dell´Economia e un presidente del Consiglio riusciranno a capire che il rispetto del patrimonio culturale e della qualità urbana (e anzi l´investimento produttivo su questi fronti) può e deve essere una carta vincente per questo Paese? Bagarre su condono edilizio

di Enzo CirilloROMA - «Contro il condono fino alla Consulta». A lanciare la parola d´ordine della mobilitazione contro l´ipotesi di sanatoria edilizia che il governo intende blindare nella Finanziara 2004, è stato il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. «Qualora passasse in Parlamento un simile provvedimento di legge - spiega l´ex ministro del Lavoro in un´intervista all´Unità - faremo ricorso alla Corte Costituzionale». A sostegno della strada del ricorso, il parere di giuristi, come ad esempio Alessandro Pace, che ipotizzano una «illegittimità costituzionale con possibilità di impugnazione in via principale» da parte delle Regioni. Secondo i costituzionalisti il governo starebbe correndo il rischio di scatenare un pericoloso conflitto tra poteri dello Stato, in quanto con la riforma del Titolo V tutte le competenze in materia urbanistica sarebbero ormai passate alle Regioni. Intanto l´opposizione fa quadrato insieme a Confindustria, ambientalisti e sindacati che ieri con il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta ed il vice segretario generale della Uil Adriano Musi si sono dichiarati «decisamente contrari» al provvedimento. Sulla «sanatoria dei furbi» come è stata giudicata dall´ex ministro dell´economia Vincenzo Visco, e contro quello che il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio ha definito «uno scempio istituzionale», l´ex ministro dei Beni culturali Giovanna Melandri si appella a Lunardi e Matteoli affinchè «nell´ambito delle proprie competenze evitino l´irreparabile».

Intanto Bassolino, governatore di una delle regioni più penalizzate dall´abusivismo è pronto a guidare la rivolta. «Faremo un´opposizione strenua al condono edilizio, è un incentivo alla illegalità, un modo concreto per invitare i furbi a continuare su questa strada, a fare altri abusi, per prepararsi poi nei prossimi anni a fare altri condoni...».

Il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, replica che «il condono edilizio non finirà per premiare i furbi. Non si tratta di una sanatoria - sostiene - che ha come obiettivo e come conseguenza quella di giustificare e di coprire e di rendere possibili scempi edilizi, ambientali e urbanistici. E´ uno strumento, una misura volta piuttosto a chiudere contenziosi che riguardano piccole infrazioni che per lo più nascono dalla complessità e dall´astruseria di molte leggi». Una sanatoria che a giudizio di Armani (An) , presidente della Commissione Lavori Pubblici della Camera, «consentirà entrate per 1-3 miliardi di euro». Una necessità di cassa che il coordinatore di FI Bondi spiega così: «I condoni non piacciono a nessuno, tanto meno piacciono quelli edilizi, ma in questa situazione credo che sia un provvedimento necessario ed indispensabile».

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