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Gian Antonio Stella
Demolita la villa sull’Appia antica. «Ci ho provato, è andata male»
10 Aprile 2004
Abusivismo
L’identikit di un’abusiva, nel gustosissimo dialogo di Gian Antonio Stella, dal Corriere della sera del 20 settembre 2003.

ROMA - «Dico: ' sti poveri romeni! Quello che mi dispiace è per questi poveri romeni senza casa!». Per loro, gorgheggia al telefono Annapia Greco, fece costruire la villa abusiva sull' Appia Antica denunciata ieri mattina dal Corriere e abbattuta ieri sera dalle ruspe sotto gli occhi del sindaco di Roma, Walter Veltroni, tornato apposta da un viaggio: «Che me ne facevo, io, di una villa laggiù?»

«Ho una casa tanto bella in piazza del Colosseo e ci vivo tanto felice! Tanto serena! Tutta questa pubblicità! Tutte queste cattiverie sulla mia famiglia! E che ho fatto mai? Ci ho provato, d' accordo, è andata male, pazienza. Me volete crocefigge' ? Chiedo: me volete crocefigge' ? Che ho fatto mai: ho solo cercato di fare del bene a ' sti romeni. Di dar loro una casa. Vedesse i loro occhi.... Poverini».

Romana, 57 anni, soave rappresentante dei troppi italiani indifferenti alle leggi di tutela, sorella di quel Roberto Greco che a metà degli anni Settanta intuì per primo l'affarone di importare camicie e magliette dalla Cina e creò con gli altri fratelli il marchio con la mongolfiera «Balloon», Annapia giura che proprio non riesce a capacitarsi di tutto questo fracasso intorno alla lussuosa residenza fuorilegge tirata su a settanta metri dalla tomba di Cecilia Metella: «Io l' avevo venduta, l' avevo...».

E quando?

«Da tantissimo tempo.... Tantissimo...».

Quando?

«Ma come posso ricordarlo? Tantissimo...».

Eppure fu lei un anno fa a metter giù le fondamenta, lei a essere denunciata, lei a essere nominata custode giudiziario...

«Sì, ma... Insomma... Guardi: io tenevo quel terreno per fare la contadina...».

La contadina.

«Sì. Volevo fare l' orto... La frutta... Siccome che poi ho ospitato dei rumeni che non sapevano dove andare a dormire... Mi facevano pena. Vedesse la moglie, il figlio... Li potevo lasciare senza una casa? Mi dica: li avrebbe lasciati lei, senza una casa?».

Non mi dirà che ha fatto costruire una villa sull' Appia Antica per...

«Certo! Per questa povera gente. Erano i miei protetti. Comunque, per essere precisi, io non ho costruito niente».

Solo perché l' hanno beccata...

«D' accordo: ma non ho costruito io».

Sperava nel condono?

«Casomai ci speravano quelli che l' hanno costruita».

Insiste? L' ha comprata lei o no, quella casa? Ha fatto scavare lei o no le fondamenta?

«Fondamenta? Due buchi, erano. Profondi come un vaso di fiori».

Fatto sta...

«Va bene, gliel' ho detto: ci ho provato ed è andata male. Pazienza. Capita...Ho detto: vabbè, allora la vendo...».

Ma pensava davvero di farla franca?

«Senta, io capisco le sue osservazioni. Sono d' accordo. Sa, ho fatto l'istituto d' arte... La battaglia contro gli abusi è nobilissima. Ma perché tutto questo parlare di me? Della mia famiglia? Vi rendete conto del danno fatto con questa pubblicità negativa all' azienda dei miei fratelli? Perché ce l' avete con noi?»

No, signora: anche suo fratello Roberto ha una villa sull' Appia ma di lui le autorità del Parco parlano solo bene. È lei la discola... Ma si rende conto? Una villa abusiva a due passi da Cecilia Metella...

«Lo so: me lo sono posto il problema. Sa dove sono, in questo momento? Nelle Marche. Con il Fai, il Fondo ambiente italiano...».

Scherza?

«No, davvero. Quando hanno visto il Corriere mi volevano buttar giù dal pullman: "Traditrice! Sei peggio di Giuda"».

Ammetterà che...

«Ma che ammetto? La casa l' hanno costruita quelli che hanno comprato il terreno... Che c' entro io? Capisco, voi fate il vostro dovere ma mi state rovinando i rapporti con i miei fratelli. Metta che poi fanno un infarto...».

Andiamo, signora: l' infarto!

«Non capisco... Ce l' avete coi ricchi? Tutto questo guardare le cose nostre...Perché ci fate del male?»

Senta: fu lei a far tirar su la barriera di canne, lei a far stendere la rete verde per nascondere i lavori agli ispettori del Parco...

«Ma no, ma no... L' hanno fatto dopo che l' avevo venduta...».

Aveva l' ordine del magistrato di rimuovere i pannelli e tutto il materiale comprato per costruire la villa: perché l' avrebbe lasciato lì se non per aspettare il momento giusto per fare i lavori?

«Con tutto quello che mi era costata! Dovevo pure fare un' altra spesa? Che ne sapevo che poi quelli che hanno comprato...».

Ma davvero non ricorda quando ha venduto?

«Tanto tempo fa. All' inizio dell' estate, forse...».

No: da quel che risulta lei ha fatto il preliminare il 22 agosto.

«Ma no, ma no...».

Esattamente il giorno prima di far montare la villa...

«Ma no, c' è un errore...».

...E il passaggio di proprietà l' ha fatto davanti al notaio Renato Caraffa addirittura il 5 settembre, quando la villa era già lì: quindi l' ha fatta montare lei, prima di vendere.

«Ma no, c' è un errore»....

L'atto ufficiale è lì: 5 settembre.

«L'avrà registrato allora... Che ne so, io? Faccio come Berlusconi: giuro sulle mie figlie che non sapevo niente, dell' abuso».

La visura camerale è chiara.

«Ma per carità! Per carità! Io non so neanche cos' è una visura camerale! Ripeto: io avevo venduto».

Per curiosità: a quanto?

«Due lire. Giuro. Per colpa proprio del sequestro e di tutte quelle storie. Due lire. O se vuole diciamo due euro».

Quanto?

«Poco! Pochissimo! Davvero! Guardi: quando l' ho vista in fotografia sul Corriere mi sono detta: quant' è bella... Che peccato averla venduta...».

Mica tanto: l' hanno buttata giù...

«Non potevano, è proprietà privata».

Signora: una casa abusiva sull' Appia!

«Non hanno avuto pietà, poveri rumeni».

Ancora? E su: mica l' ha venduta ai rumeni, la villa. L' ha ceduta a una signora quasi ottantenne, Adele Gattoni Celli, che contestualmente ha girato la nuda proprietà a una certa Albertina Marinelli.

«Ma non guardi le carte, non creda alle carte... Le dico che l' ho data ai rumeni».

E sa dove abita questa signora che ha comprato?

«Mi dica».

Guarda caso, proprio al suo indirizzo: piazza del Colosseo 9.

«Ma davvero? Ah, le coincidenze della vita...».

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