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Andrea Colombo
Un altro metodo
14 Febbraio 2006
2006-Verso le elezioni
Attenti, nell’Unione. La posta in gioco è alta, e non potete rischiare di farci perdere. Seguite i buoni consigli, da il manifesto del 14 febbraio 2006

Un altro metodo

Attenti,nell’Unione. La posta in gioco è alta, e non potete rischiare di farci perdere. Ecco come.Da il manifesto

Romano Prodi e Fausto Bertinotti (si nominano due leader per indicare le due aree che coesistono nell.Unione) non sono affatto d.accordo sulla Tav. Francesco Rutelli ed Emma Bonino non hanno trovato un punto di mediazione reciprocamente soddisfacente sui Pacs e sui finanziamenti alle scuole private. L.elenco potrebbe continuare, citando molti dei capitoli in cui si divide un programma di governo (che non equivale affatto al voluminoso «Programma » dato alle stampe dai leader dell.Unione: è cosa meno propagandistica e più seria).

Va da sé che le suddette divisioni, e quelle che prevedibilmente emergeranno nelle settimane che ci separano dal voto, saranno impugnate dalla destra come prova provata della scarsa attitudine al governo di una coalizione tanto divisa quanto quella di centrosinistra. Trattasi di lecita propaganda. Il punto dolente è che di fronte a questa offensiva la stessa Unione barcolla sulla difensiva. Costretta all.angolo dall.accusa di Berlusconi e soci, tenta un.improbabile difesa negando l.evidenza, sbandierando una concordia tanto monolitica quanto inesistente.

Sarebbe infinitamente più onesto, e soprattutto sarebbe politicamente più sano, uscire dall.angolo, rivendicare le divisioni che effettivamente esistono nell.Unione, riaffermare con un po. di coraggio la validità di un metodo che è opposto a quello berlusconiano. Un metodo che fa perno sul dibattito e sulla dialettica e ammette di chiedere lumi agli elettori su alcune scelte: saranno loro, con il voto proporzionale, a decidere su molte delle decisioni ancora in forse, inclusa la Tav e i Pacs. E. la democrazia, che non può essere ridotta alla miseria della scelta «o di qua o di là» una volta ogni cinque anni.

L.errore del centrosinistra non è il rivelarsi diviso su alcune specifiche, per quanto importanti, questioni. E. il cercare di nascondere quelle divisioni con la finzione di un.unità granitica che dovrebbe essere dimostrata dal ponderoso «Programma». Si tratta di un errore grave, anche perché rischia di cancellare il vero e sostanziale pregio di quel «Programma», che non è un manuale delle giovani marmotte da consultare ogni volta che ci si trova di fronte a una scelta, ma un.indicazione di fondo, una cornice, quella sì unitaria, all .interno della quale sarà poi necessario lasciare ampio spazio a una dialettica politica capace di prestare ascolto ai suggerimenti e alle pressioni della base. Interpretato in questo modo, il programma presentato sabato scorso da Romano Prodi rappresenta davvero una rottura con le impostazioni di fondo che hanno guidato la politica del governo Berlusconi e segna anche un passo avanti rispetto alle linee guida dell .Ulivo nel 1996. Se invece si pretende di farne un testo sacro in grado di offrire risposte sul pronto a ogni problema, quel programma diventa, non solo inefficace, ma anche esposto facilmente al contropiede degli avversari.

Anche Romano Prodi ha accumulato negli ultimi giorni alcuni errori seri, che si riassumono nel tentativo di riapplicare al suo schieramento il metodo padronale adottato da Silvio Berlusconi nel condominio delle libertà. Un decisionismo imperioso che rimbalza dalle perentorie affermazioni sulla Tav a quelle altrettanto ultimative sul maggioritario. Ma la forza di Prodi, e quella del centrosinistra, non è nell.imitazione di Berlusconi: risiede tutta, al contrario, nella capacità di offrire agli italiani, prima ancora che contenuti alternativi, un metodo opposto a quello del berlusconismo. Un metodo democratico davvero, non solo per modo di dire.

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