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Salerno: I carabinieri sequestrano i progetti per 480 alloggi a Paradiso di Pastena
19 Febbraio 2010
Salerno
Le prime tre pagne dell’edizione salernitana de il Mattino (7 dicembre 2005) sono interamente dedicate a un "piano integrato" promosso adoperando, secondo il PM, “ un utile, efficace espediente per conseguire, con procedure semplificate e d’urgenza, in maniera fraudolenta varianti al piano regolatore generale”

Blitz al Comune, dieci indagati

«Non vorrei che questa inchiesta sia una intimidazione per il Puc, il piano urbanistico» Mario De Biase reagisce all’avviso di garanzia convocando una conferenza stampa. Il sindaco banalizza le contestazioni che vengono mosse a lui e ai dirigenti del Comune, si rammarica perché il programma di interventi a Paradiso di Pastena era ormai pronto per partire, essendo arrivato il finanziamento del ministero, ma è soprattutto preoccupato per i funzionari: «Questa inchiesta rischia di essere un ulteriore freno. I dirigenti potrebbero chiedersi se vale la pena subire perquisizioni alle prime ore del mattino solo per fare il proprio lavoro. Spero nel senso di responsabilità dei magistrati: non intacchino l’autonomia dei politici cui spetta decidere il futuro della città». SERVIZI A PAGINA 32

Bufera giudiziaria sul comune di Salerno: dicei avvisi di garanzia sono stati notificati ieri mattina dai carabineiri del reparto operativo nell’ambito dell’inchiesta sulla realizzazione di 480 alloggi nella zona collinare di Paradiso di Pastena. Falso e truffa, questi i reati ipotizzati per i dieci indagati: il sindaco Mario De Biase, l’ex assessore all’urbanistica Fausto Martino, i funzioanri comunali Bianca De Robero e Lorenzo Criscuoli, i costruttori Pietro Postiglione, Gennaro Di Giacomo, Santi Furnari, Anna Alviggi, Domenico Russo e il notaio Giuseppe Monica. I provvedimenti sono stati firmati dal procuratore capo Luigi Apicella e dal pm Gabriella Nuzzi, titolare dell’indagine. I carabinieri hanno anche perquisito gli uffici delle società di costruzione e le abitazioni di alcuni indagati (Postiglione, Di Giacomo, Alviggi, Furnari, Russo, De Roberto, Criscuolo) e la sede dell’associazione Sud Europa al centro, secondo il pm, deglui affari tra politici, amministratori comunali e costruttori. Il sindaco, in una conferenza stamha dichiarato di «essere assolutamente sereno in merito ai provvedimenti assunti».

De Biase: questa sembra un’intimidazione

FULVIO SCARLATA

«Ho ricevuto un avviso di garanzia ma non vedo nulla di rilevante. Di certo, però, i dirigenti sono stati colpiti da questo provvedimento. Non vorrei che questa inchiesta fosse una intimidazione per il Puc, il piano urbanistico, altrimenti la politica dovrebbe arrendersi alla stagnazione». Mario De Biase affronta il ciclone giudiziario che invece Palazzo di Città, in prima persona. Alla improvvisata conferenza stampa convocata ieri al secondo piano del Comune, vuole sia presente l’intera Giunta e i consiglieri di maggioranza disponibili. Attorniato da Franco Picarone, Marco Petillo, Lello Ciccone, Mimmo De Maio, Nino Savastano, Ambrogio Ietto, Ermanno Guerra, Carmine Mastalia, il sindaco smonta le accuse, rileva incongruità, interpreta come un segnale di ostilità «le perquisizioni alle 6 del mattino a casa dei funzionari alla ricerca di documenti pubblici che comunque sono al Comune». La difesa di Mario De Biase parte da un dato: avvisi di garanzia e perquisizioni hanno colpito solo costruttori, politici e dirigenti comunali salernitani. «Ma questo programma per la costruzione di alloggi destinati alle forze dell’ordine - dice - nasce e finisce a Roma. È il ministero delle Infrastrutture ad aver proposto l’opera e ad aver esercitato il controllo finale. In Comune ha solo adottato una variante al vecchio piano regolatore e partecipato ad un paio di conferenze di servizi con la Regione che ha poi approvato la variante». Dunque, lascia implicitamente intendere il sindaco, sembra strano che nessuno al di fuori di Salerno si sia accorto di irregolarità e sia stato coinvolto dalla magistratura. L’amarezza, evidente ieri tra le stanze del Palazzo, nasce dal fatto che l’iter burocratico per la realizzazione degli alloggi era concluso. Qualche mese fa era arrivato da Roma il decreto di finanziamento, il Comune si accingeva a incassare gli oneri di urbanizzazione con cui intervenire con una nuova strada per superare la strozzatura oggi esistente in via Pietro del Pezzo, all’altezza della caserma del 46esimo Guide, mentre a giorni era prevista l’apertura del cantiere per la realizzazione delle palazzine. Nel Palazzo si era passati a consultare esperi botanici per decidere quali specie arboree piantare, come rinaturalizzare il torrente e quali essenze privilegiare, mentre Amministrazione e maggioranza potevano sbandierare l’avvio della costruzione di 480 in una città dove non c’è un nuovo palazzo da decenni. «C’è grande rammarico - continua De Biase - Speriamo che la magistratura accerti in tempi rapidissimi eventuali discrasie ma non blocchi lo sviluppo della città. Questo programma integrato è una delle opere più significative dell’attività amministrativa di questi anni. Fra le altre cose ci contestano la rapidità delle procedure: sono passati tanti anni ed ancora non sono aperti i cantieri. Se questa è rapidità...Abbiamo fiducia nella magistratura ma speriamo anche in un atto di responsabilità dei giudici che non devono intaccare l’autonomia delle forze politiche a cui spetta decidere il futuro della città». Il sindaco teme l’effetto a cascata che gli avvisi di garanzia potrebbero avere, spingendo funzionari e dirigenti del Comune a rallentare i provvedimenti amministrativi. «Un freno in più - dice De Biase - tra i tanti, troppi freni che abbiamo in Italia e in particolare a Salerno, dove solo i treni non hanno freni. Io e la Giunta non vogliamo fermarci. I nostri funzionari e dirigenti hanno piena autonomia amministrativa, la nostra stima e il plauso vanno a Bianca De Roberto e Lorenzo Criscuolo per il loro quotidiano lavoro indefesso che va oltre il dovuto come è evidente da orari e mole di documentazione prodotta». Finisce la conferenza stampa. Tutti vanno via, anche Mario De Biase dopo un po’ abbandona il Palazzo parlando dell’accaduto e commentando il coinvolgimento dell’associazione «Sud Europa» di Vincenzo De Luca si lascia sfuggire: «Tutto sembra un’operazione capziosa anche per mettere mano ai registri di questa associazione. È da inchiesta giudiziaria leninista arrivare e chiedere: chi ne fa parte? Meno male che io non mi sono mai iscritto».

Una storia di esposti, querele e di parametri non rispettati

È una storia di esposti, querele, consulenze, decisioni del consiglio comunale e parametri non rispettati, quella che riguarda l’intervento edilizio in Paradiso di Pastena per la realizzazione di 480 alloggi che è all’origine dell’inchiesta della magistratura. Una vicenda che comincia quasi quindici anni fa. Anno 1991: viene varata una legge che prevede all’«articolo 18», programmi straordinari di edilizia residenziale da destinare a dipendenti dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità. Un anno dopo arrivano al ministero dei Lavori pubblici due proposte dalla società salernitana «Acacia» di Gerardo Satriano per un intervento a Salerno e uno a Pozzuoli da rilocalizzare poi a Salerno. La proposta non supera il bando di selezione per mancanza di titoli, scatta un ricorso al Tar che nel 1993 annulla la bocciatura per un vizio di forma. Poi tutto si blocca. Il progetto viene improvvisamente ripreso alla fine del 2002 quando nascono due società la «Consortile Irno» di Gennaro Di Giacomo e la «Corepro» di Pietro Postiglione. In entrambe entra la «Acacia» con l’1% del capitale sociale. Da questo momento il programma di intervento vola. Nel febbraio 2003 l’Ufficio di Piano di Salerno rileva che ci sono 7 proposte di intervento ex «articolo 18», dopo un mese lo stesso ufficio rileva che le integrazioni richieste sono state fornite solo dalla Consortile Irno e dalla Corepro, entrambe per costruire a Paradiso di Pastena. La richiesta di intervento, con nota di «interessamento» da parte della Giunta comunale, viene inviata al Ministero. A fine marzo arriva il nulla osta della Prefettura, poi due conferenze di servizio, infine l’accordo di programma tra Regione, Comune e le società Acacia-Consortile Irno e Acacia-Corepro. Si prevede un «programma A» per la realizzazione di «154 alloggi per 55mila metri cubi più 16mila metri cubi non residenziali da destinare ad attrezzature commerciali, attività direzionali, opere di urbanizzazione primarie e secondarie» con tre milioni di euro di finanziamento pubblico per gli interventi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata e 10 milioni di finanziamento privato. E un «programma B» per 296 alloggi, 105mila metri cubi più 31mila metri cubi di standard, con finanziamento pubblico da 8 milioni di euro più 18 milioni di intervento privato. Tutto firmato il 15 maggio 2003. Il giorno dopo il consiglio comunale approva la convenzione. Il 17 parte la prima osservazione di Antonio Pierro al Ministero e alla Procura della Repubblica. Le osservazioni sulle «gravi irregolarità» nell’intervento a Paradiso di Pastena del consigliere comunale di Forza Italia provocano la reazione del sindaco che querela Pierro. Il procedimento finisce al pm Michelangelo Russo che chiede una consulenza tecnica. Il collegio formato da Antonio Ruggiero e Raimondo Russo presenta la relazione nel dicembre 2003. Nelle conclusioni si legge: «Esaminata la documentazione e effettuati gli accertamenti diciamo che un quadro sintetico non è sufficiente per inquadrare adeguatamente le consumate violazioni che si sono verificate lungo l’iter amministrativo cui è stata sottoposta la pratica. Sintetizzando i punti più importanti. 1) La Acacia non poteva essere ammessa alla seconda fase del confronto pubblico concorrenziale del 1992 perché non in possesso dei requisiti tecnico-economici richiesti dal bando di gara, come stabilito dalle commissioni ministeriali. 2) Il Tar del Lazio annullò la decisione contro la Acacia per vizi di forma. 3) La Acacia nel 1993 non possedeva la disponibilità dei suoli necessari per la realizzazione degli interventi in Pozzuoli. Lo stesso dicasi per il 2003, anno di ripresa dell’iter della pratica, nei riguardi della Acacia, nel frattempo associatasi con la Consortile Irno e la Corepro. 4) Il programma di insediamento residenziale ubicato a Pozzuoli non poteva essere rilocalizzato a Salerno». Da questa relazione è nata l’inchiesta del pm Gabriella Nuzzi e del procuratore capo Luigi Apicella (nella foto). f.s.

LA REAZIONE DELL’EX ASSESSORE ALL’URBANISTICA

Martino: bene il risveglio della magistratura

«Mario De Biase parla di inchiesta intimidatoria? Ormai è come Berlusconi con i giudici cattivi e i politici buoni. C’è un berlusconismo galoppante con una sinistra che non riconosco più, penso che è sempre la solita destra travestita da sinistra. Io sono contento di questo risveglio della magistratura anche se sono stato coinvolto personalmente». È un Fausto Martino tranquillo, quello che affronta la vicenda giudiziaria in cui si ritrova coinvolto dopo l’avviso di garanzia che anche lui ha ricevuto ieri mattina. Ricostruisce la vicenda dei 480 alloggi a Paradiso di Pastena, si lascia andare a qualche battuta e non tralascia spunti polemici. Nessun problema per questo avviso di garanzia? «La mia tranquillità non è ostentata ma reale, a differenza di qualcun altro. Capisco che c’è sconcerto per un fatto che non accadeva da anni ma è fisiologico che possa arrivare una informazione di garanzia quando si approvano provvedimenti così complessi. Fra l’altro penso che il provvedimento del pm sia dettato solo dalla necessità di effettuare le perquisizioni domiciliari e sequestrare i documenti». E lei ha subito la visita dei carabinieri a casa? «No, è quasi una diminutio. In realtà, per come emerge dalle carte, la mia posizione è diversa, sfumata. Mi si imputa di non aver esercitato il controllo sugli atti dei dirigenti. Però ho qualche dubbio che dopo la Bassanini un amministratore pubblico debba controllare gli atti dei dirigenti. In realtà ai politici spettano solo compiti di indirizzo». Sul merito, ritiene che ci siano state irregolarità in questa che è stata la prima delle varianti approvate durante l’Amministrazione De Biase? «Non so. Quando mi venne illustrata i dirigenti mi dissero che era in linea con il redigendo piano regolatore, anche se oggi non mi fido più di nessuno. Di certo erano rispettati i parametri della perequazione tanto che la presentai al consiglio comunale come un test per tutto il Prg su questo aspetto così complesso, con il Comune che in questo intervento recuperava vaste aree da destinare a standard, tra verde e parcheggi. Una variante del tutto differente da quella successiva delle Mcm, che ho osteggiato anche all’esterno del Comune, in cui gli indici di edificazione sono stati raddoppiati rispetto a quelli previsti dal Prg. Se poi dietro l’intervento per l’articolo 18 ci siano state donazioni, dichiarazioni false dei proponenti sulle proprietà dei terreni o sui posti nella graduatoria del ministero, se insomma ci sono stati imbrogli a me non risulta e la magistratura fa bene ad indagare. Io do la mia totale disponibilità a collaborare con i giudici». E se poi vengono fuori fatti penalmente rilevanti? «Sono il primo a pensare che è un bene. Anzi personalmente sono contento di questo risveglio della magistratura, anche se vi sono coinvolto personalmente, il che mi spiace per tutto il clamore che si crea intorno, dalle foto ai media. Soprattutto perché io, a differenza di altri, non avevo messo in conto un avviso di garanzia». f.s.

IL RETROSCENA

Gli omissis nei documenti del Comune

Era disponibile, il sindaco, ieri. Tanto che Mario De Biase ha messo a disposizione il plico dell’avviso di garanzia perché fosse distribuito ai giornalisti. Nella copia poi effettivamente consegnata tuttavia erano sparite delle pagine. Gli omissis tendevano a salvaguardare la posizione di Bianca De Roberto e l’associazione Sud Europa di Vincenzo De Luca. Il capo del settore Urbanistica infatti al capo E viene accusata di aver «falsamento attestato nel rapporto dell’11 marzo 2003 indirizzato al presidente della commissione urbanistica, che non vi era stato riscontro alle richieste di integrazioni dell’ufficio per le istanze di interventi secondo l’articolo 18, se non per la Consortile Irno e la Corepro anche se le due società non avevano né la proprietà né la disponibilità delle aree interessate». Viene poi contestato a De Biase e Martino di aver dato credito, senza controlli, all’attestazione della De Roberto.

I Ds: piena solidarietà al compagno Mario

«Riconfermo al compagno Mario De Biase e alla intera Amministrazione comunale la piena solidarietà e il più convinto sostegno dei Democratici di Sinistra». Alfredo D’Attorre prende posizione sulla vicenda degli avvisi di garanzia per l’intervento edilizio a Paradiso di Pastena. «Auspico che la magistratura inquirente, al cui lavoro ci rimettiamo con serenità e fiducia, possa chiarire nei tempi più rapidi la vicenda per la quale è stata inviata una informazione di garanzia al sindaco. Nel contempo esprimo l’assoluta convinzione nella correttezza personale e amministrativa del compagno Mario De Biase».

Cemento e affari, il Palazzo sotto assedio

ANTONIO MANZO

Dieci avvisi di garanzia, otto perquisizioni domiciliari, decreto di sequestro per migliaia di metri quadrati di terreno nelle zone collinari di Torrione-Pastena. Poi, per l’intera mattinata, perquisizione negli uffici urbanistica e lavori pubblici del Comune oltre che nella sede di una associazione politico-culturale che, secondo l’accusa della Procura, è al centro dei legami tra gli amministratori comunali ed i costruttori indagati nell’affaire della costruzione di 480 alloggi edilizia di residenziale. È il bilancio del blitz dei carabinieri del reparto operativo nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica condotta dal procuratore capo della Repubblica Luigi Apicella e dal pm Gabriella Nuzzi. Tutto comincia ieri mattina, intorno alle sette quando all’ingresso principale del Comune arrivano, con auto civili, gli ufficiali del reparto operativo dei carabinieri. Sono il comandante del reparto operativo, ten.col.Cannone, il comandante del nucleo operativo, maggiore De Maio e i tenenti Gallo e Virgillo. Negli stessi minuti, altri carabinieri stanno eseguendo una serie di perqusizioni: a casa dei costruttori Pietro Postiglione, Gennaro Di Giacomo, Santi Furnai, Anna Alviggi, Domenico Russo e presso le abitazioni dei funzionari del Comune Bianca De Roberto e Lorenzo Criscuolo. Quei signori con giacca e cravatta, intabarrati in giacconi e cappotti, sembrano dei distinti funzionari in attesa di colleghi dipendenti comunali o di qualche assessore. Ma è troppo presto per avere i politici. Agli uscieri che chiedono chi fossero, i quattro ufficiali sussurrano appena delle parole affidandosi alla sommarietà di una risposta: «Stiamo aspettando delle persone...». Aspettano il sindaco e due funzionari del Comune, ma soprattutto Bianca De Roberto e Lorenzo Criscuolo che dovranno condurli nei rispettivi uffici - urbanistica e lavori pubblici - per eseguire le perquisizioni ordinate dalla procura della Repubblica. Tutto avviene con il massimo del fair-play e della discrezione: da una parte i carabinieri con le richieste della documentazione da sequestrare, dall’altra i funzionari pronti a garantire tutte le carte. Scatta così il blitz dei carabinieri a palazzo di città nell’ambito delle indagini a sui programmi integrati di edilizia residenziale pubblica, più nota come l’inchiesta sui 480 alloggi nelle zone collinari di Torrione. Edilizia residenziale pubblica, solo case per poliziotti e carabinieri? No, replica, il pm Gabriella Nuzzi, «solo un utile, efficace espediente per conseguire, con procedure semplificate e d’urgenza, in maniera fraudolenta varianti al piano regolatore generale» da parte del gruppo imprenditoriale Postiglione-Furnari-Di Giacomo-Russo. Una operazione urbanistica, secondo il pm, volta a «simulare la natura pubblica degli interventi» coseguendo «in maniera fraudolenta finanziamenti pubblici». Cioè realizzare, con la variante di piano, superato il vincolo degli standard urbanistici (delibera 71 dell’87), 256 alloggi per il libero mercato, 92 alloggi per le forze dell’ordine e 126 per edilizia convenzionata (cooperative e imprese). In pratica, con un investimento largamente maggioritario a favore degli imprenditori privati. Per raggiungere questo obiettivo, l’accusa della Procura intercetta la «fittizia costituzione» delle società consortili Co.Re.Pro. e Consortile Irno riconducibili all’unico gruppo imprenditoriale Postiglione-Furnari-Di Giacomo-Russo. È il gruppo che acquisisce un programma integrato di edilizia residenziale pubblica del febbraio ’92 proposto dalla cooperativa Acacia, con sede in Salerno, inglobata successivamente nella Co.Re.Pro e nella Consortile Irno. L’Acacia avrebbe dovuto realizzare, secondo l’articolo 18 della legge edilizia convenzionata, alloggi a Salerno, Battipaglia e Pozzuoli. Ma è solo la società apripista per i finanziamenti, secondo l’accusa dei pm. È a distanza di dieci anni, nel 2003, che i programmi vengono approvati e finanziati con circa 13 milioni di euro in favore dello stesso gruppo imrpenditoriale. E nei programma entrano anche gli interventi previsti per Pozzuoli, agli inizi degli anni Novanta «ricollocati» su Salerno, illegittimamente secondo l’accusa ma con procedure del tutto lineare secondo l’amministrazione comunale. È il programma del ’92 della cooperativa Acacia e di altri due soggetti imprenditoriali, società costruzioni Gerardo Satriano e impresa Milara (Pietro Postiglione). Da qui partono le nuove società consortili con «opzioni di acquisto di proprietà delle aree in realtà mai avvenute» e con la partecipazione di parti riconducibili a gruppi familiari: le società Gexim e Flavia dei coniugi Santi Furnari e Anna Alviggi; la società Milara del gruppo familiare Postiglione/D’Alessio.

Pierro e Celano: ora indagare sul Puc

FULVIO SCARLATA

Sono entusiasti, Antonio Pierro e Roberto Celano. Ieri gli avvisi di garanzia sulla vicenda degli alloggi ex articolo 18 di Paradiso di Pastena sembrano aver dato finalmente un senso alle denunce presentate a ripetizione dai due consiglieri dell’opposizione. Osteggiati, logicamente, dall’Amministrazione e dalla maggioranza, fino alla querela per diffamazione da parte del sindaco, isolati, e questo è più strano, nella minoranza e per Pierro perfino all’interno dello stesso gruppo di Forza Italia. Ieri i due hanno chiesto alla magistratura «di andare avanti. Non vogliamo fare sciacallaggio ma i giudici devono essere liberi di indagare e fare chiarezza su altre questioni». Modi fin troppo teatrali, quelli di Antonio Pierro, campione nell’acquisire ogni tipo di documentazione e a porre questioni che, con il tempo, assumono più rilievo. Toni politicamente più corretti per Roberto Celano, An, più attento alle questioni economiche e ai giochi di prestigio che si possono fare con numeri e bilanci. Sono loro ad aver dato inizio alla indagine della magistratura sul programma integrato a Paradiso di Pastena. Per primo tocca ad Antonio Pierro, il 17 maggio 2003, il giorno dopo l’approvazione dell’intervento edilizio del consiglio comunale, inviare un esposto al ministero per le Infrastrutture e alla Procura della Repubblica rilevando «le circostanze (cambio di localizzazione originaria, indisponibilità delle aree, aumento del numero degli alloggi rispetto a quanto indicato nelle schede Cer, mancato finanziamento) che meritano l’attenzione della vostra autorità». L’intervento dell’esponente di Forza Italia in consiglio comunale era stato così violento da provocare la reazione di Mario De Biase che querela il consigliere forzista. Una inchiesta, quest’ultima, affidata al pm Michelangelo Russo che chiede una consulenza tecnica la cui relazione viene depositata il 12 luglio 2004. Per un anno non accade nulla per cui Pierro e Celano, nel maggio scorso, inviano una nota al ministero per le Infrastrutture e a quello della Giustizia. Segue un esposto al Csm in cui si lamenta la passività della magistratura nonostante molte denunce che arrivano dagli stessi partiti della maggioranza, infine un altro esposto a settembre ai ministeri e di nuovo al Csm. L’inchiesta riparte, ieri i primi avvisi di garanzia. «Non avevo dubbi sul lavoro della magistratura - dice Antonio Pierro - Ritengo di avere svolto il mio ruolo di controllo con coscienza. Continuerò senza esitazione denunciando quanto c’è di illegittimo e illegale negli atti dell’Amministrazione. Ora spero che i magistrati indaghino anche sul piano regolatore». «La quantità di violazioni che si sono accumulate in questo atto sono incredibili - dice Roberto Celano - La magistratura dovrebbe intervenire con più continuità anche perché molte denunce arrivano dai banchi della maggioranza».

De Roberto, Criscuoli, costruttori e un notaio

Dai falsi ideologici e materiali, alla truffa aggravata in danno dello Stato, del Comune di Salerno e della Regione Campania: è questa la gamma dei reati contestati ai dieci indagati nell’inchiesta sui 480 alloggi di edilizia residenziale pubblica. Per Pietro Postiglione, in qualità di socio ed amministratore della Milara e presidente della Belvedere Srl; Gennaro Di Giacomo, presidente della società Ambra e amministratore della Consortile Irno; Domenico Russo, nelal qualità di amministratore dell’Acacia; Sante Fornari, amministartore delle società Flavia e Gexim; Anna Alviggi, socia della Gexim e moglie di Furnari, accusa di falso dei privati in atti pubblici; avrebbero presentato «falsi atti ed elaborati progettuali inerenti due progranmni integrati di edilizia residenziale individuati come schede di prefattibilità (154 alloggi a Salerno e 260 alloggi a Pozzuoli, poi ricollocati a Salerno); inoltre, alla data di presentazione delle istanze (febbraio 2003) le società consortili «non avevano conseguito alcuna effettiva titolarità delle aree interessate dall’intervento». Per gli stessi imputati, più Anna Alviggi, è scattata l’accusa di falso relativamente agli atti presentati che attestavano la disponibilità delle aree. Il sindaco Mario De Biase, l’ex assessore Fausto Martino, Bianca De Roberto, direttore del settore urbanistica del Comune, Lorenzo Criscuolo, direttore delle opere pubbliche, rispondono di falso materiale e ideologico: l’accusa è relativa all’approvazione delle delibera di giunta del 9 aprile 2003 «avendo approvato una delibera fondata, secondo l’accusa, su falsi presupposti forniti dai funzionari e senza accertamenti istruttori». Sempre per De Biase, Martino, Criscuolo e De Roberto c’è l’accusa di falsità materiale ed ideologica per la partecipazione alle conferenze di servizio ed alla sottoscrizione degli accordi di programma presentati dai costruttori. Per il notaio Giuseppe Monica è scattata l’accusa di falso materiale e ideologico, in concorso con i privati; avrebbe attestato falsamente l’acquisto delle aree acquisite dalle società dei costruttori interessate all’intervento di edilizia resindeziale pubblica. Per il sindaco De Biase, i funzionari Bianca De Roberto, Lorenzo Criscuolo, i costruttori Postiglione, Di Giacomo, Russo, Furnari, accusa di truffa aggravata in danno del comune di Salerno e della Regione Campania «per aver indotto in errore i due enti con l’approvazione delle procedure semplificate degli accordi di programma e per aver procurato ingiusto vantaggio» al gruppo dei costruttori. Per gli stessi imputati c’è l’accusa di truffa aggravata in danno dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Decine di faldoni per le indagini

Fino a ieri sera, a tarda ora, negli uffici del reparto operativo dei carabineiri sono stati sistamti e catalogati tutti i documenti acquisiti nel corso delle perquisizioni effettuati presso le società Co.Re.Pro., Belvedere e Gexim (via Pietro del Pezzo, 64), alla Consortile Irno (via Pietro del Pezzo, 52), all’Acacia, via San Leonardo, 315 e all’associazione Sud Europa. I carabinieri hanno acquisito anche documentazione contenuta in floppy disk e computer delle società coinvolte nelle inchieste. Di qui la necessità per gli investigatori di sistemare le carte, «leggere» i documenti informatici e catalogarli. La Procura intende anche ricostruire le situazioni patrimoniali e finanziarie delle società di costruzione

IL RETROSCENA

Via Testa, carabinieri alla sede di Sud Europa

Il pm: è luogo significativo del legame privati-politici. Il ruolo di Postiglione

È un affare edilizio con «illeciti interessi politico-economici sottesi alle iniziative edificatorie»: è questa una delle considerazioni che stanno nel fondamento accusatorio dell’inchiesta firmata dal procuratore capo Luigi Apicella e dal sostituto procuratore Gabriella Nuzzi. Ma è a pagina cinquantacinque del decreto di perquisizone che i pm specificano il luogo ove questi interessi politico-imprenditoriali si combinerebbero. «Significativa dei legami esistenti tra i privati e i pubblici amministratori è da ritenersi l’esistenza di una associazione denominata «Sud Europa», con sede a Salerno alla via Michelangelo Testa, numero 8, i cui soci, accanto all’imprenditore edile Pietro Postiglione, sono soggetti che ricoprono o hanno ricoperto importanti cariche istituzionali all’interno del Comune di Salerno o svolto attività professionali per conto dell’ente». Fin qui la considerazione, poi l’ordine di perquisizione proprio all’associazione che fu varata dal parlamentare ds Vicnenzo De Luca, ex sindaco, e tuttora il principale animatore di un club politico-culturale che raduna decine di professionisti della città e della provincia di Salerno. Nell’elenco delle società da perquisire spunta anche il nome dell’associazione «Sud Europa». In pratica, la Procura ritiene che attraverso l’associazione Sud Europa si sarebbero formati «rapporti tra soci e amministratori dell’associazione oltre che tra dirigenti e funzionari degli uffici comunali o consulenti del Comune». L’associazione Sud Europa ha firmato negli ultimi anni significativi momenti di confronto pubblico sui temi dello sviluppo cittadino, con la partecipazione di economisti, esponenti politici ed istituzionali di rilievo. Recentemente, l’associazione ha promosso anche un organo di informazione legato allo sviluppo dei quartieri cittadini. an.ma.

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