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“Scelte politiche vs politica del territorio”
2 Agosto 2005
Lettere e Interventi
Silvia Fontani

Pisa, 31 luglio 2005 - Mi solleva ritrovare tra le pagine di Eddyburg l’iniziativa di alcuni che stimolano il dibattito su quello che oggi in Italia è il rapporto tra amministratori e strutture tecniche nella Pubblica Amministrazione, in particolar modo quella locale. Ricordo in ordine di tempo il dialogo che vorrei immaginare irreale ma al contrario riconosco molto vero, anche se surreale, dell’articolo “Aspettando Lupi” pubblicato il 18 luglio scorso e il successivo sconcertato intervento di una giovane urbanista che lavora con passione, seppure a tempo determinato, all’interno di una amministrazione pubblica locale.

In questi giorni di calura estiva nella quale assistiamo impotenti all’ulteriore declino morale delle nostre più alte istituzioni, non è certamente banale nè scontato tornare sul tema dell’efficienza, efficacia e trasparenza dell’azione amministrativa portata avanti dalle strutture tecniche pubbliche di governo locale, da sempre additate come luogo di inettitudine oltre che di scontata incapacità.

Al contrario credo si possa con sufficiente tranquillità affermare che oggi nei nostri Comuni, e non solo nei Comuni ma anche in altri enti pubblici, ad una dotazione di personale tecnico specializzato e ben preparato si contrappone un banale e semplicistico accavallarsi di scontate scelte di politica di governo del territorio, testimonianza nella maggior parte dei casi di arrogante incapacità e mancanza di vere idee da parte degli Amministratori, come ha ben evidenziato Sergio Brenna in un intervento del 25 giugno scorso nel quale l’autore si dice “… preoccupato perchè i Comuni (intendendo far riferimento alla contrattazione nelle politiche di governo del loro territorio), oggi, indipendentemente dal loro colore politico, sotto la pressione di bilanci sempre più vacillanti, vedono come unica prospettiva di sopravvivenza del loro ruolo sociale il tentativo di scremare qualche contropartita dalla trattativa su nuove previsioni edificatorie…”.

E poiché l’attuazione delle politiche di governo del territorio passa attraverso il supporto e l’operatività degli uffici tecnici è inevitabile, in questi tempi di superficiale edonismo berlusconiano e di ricerca del profitto a tutti i costi, l’aprirsi di una doppia possibilità di scelta da parte di chi queste scelte di politica di governo del territorio deve tecnicamente avvallare: o assecondare o indignarsi. Assecondare è certo la strada più facile, ma anche quella che porta ad un qualunquismo devastante per il nostro territorio; l’indignazione, che segue all’iniziale sconcerto, può sembrare a molti segno di snobismo ma è l’unico, e forse l’ultimo segnale che ci permette di non consegnarci alla resa di una politica del territorio assurda e devastante. E’ arrivato il momento di fermarsi e ripensare all’idea che “progresso” sia sinonimo o, come molti credono, inevitabile conseguenza del concetto di “sviluppo infinitamente esponenziale”; dovremmo imparare a ribaltare questa prospettiva ritornando a guardare il futuro della nostra casa comune come delicato equilibrio tra territorio e sostenibile evoluzione nella trasformazione.

L’urbanistica, oggi più esaustivamente definita governo del territorio, è lo strumento con il quale si costruiscono le regole che sostengono ed informano questa equilibrata trasformazione; e l’urbanistica, secondo questo principio in base al quale il territorio è la casa di tutti, non può che essere pubblica perché l’amministrazione pubblica è l’unico vero ed insostituibile baluardo della legittimità della vita sociale e civile.

Concordo pienamente e sollecito ciascuno di noi a riflettere sulle parole riportate nel commento all’articolo del 21 luglio :”…. bisogna continuare a svolgere il nostro mestiere con la stessa determinazione con la quale gli operai continuavano a far marciare le fabbriche sotto l’occupazione nazista. Se ci sarà un futuro sarà costruito sulla base di quanti oggi sapranno resistere.

arch. , funzionario ente locale

Grazie Silvia per il suo intervento, che è un’ulteriore testimonianza di una situazione di diffuso disagio e, al tempo stesso, di volontà e capacità di resistere. Riprenderemo questi ragionamenti alla scuola estiva in Val di Cornia. A presto

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