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Paolo Berdini
Tor Pagnotta non è Tor Marancia. Ecco perché
29 Luglio 2005
Roma
“Chi dice che l’urbanistica contrattata non funziona è un rottame del passato. Funziona splendidamente!”. Una corrispondenza del 14 luglio 2005 su un’altra invasione cementizia dell’Agro romano, motivata dagli inesistenti “diritti acquisiti”

Tor Pagnotta è la sorella sfortunata di Tor Marancia. Le due torri e i due comprensori che le circondano, infatti, sono abbastanza vicine nello spazio urbano: sono entrambe localizzate nel quadrante meridionale della città. Sono anche vicine nel tempo perché nascono con il piano regolatore del 1962. In un certo senso ne rappresentano l’aspetto più criticabile, poiché era prevista, lì come in tanti altri casi, la realizzazione di grandi comprensori di espansione ad altissima densità. Nell’uno e nell’altro caso era consentita la realizzazione di 4 milioni di metri cubi, e cioè quartieri di oltre 40 mila abitanti: secondo gli ideologi del nuovo piano regolatore romano su di esse esistono dunque “diritti acquisiti”. La seconda analogia tra le due torri sorelle è rappresentata dal fatto che entrambe vengono drasticamente ridotte all’inizio degli anni ‘80 dalle varianti urbanistiche circoscrizionali (verranno formalizzate solo dieci anni dopo nella redazione delle varianti ambientali). Le aree sono simili, infine, per la straordinaria qualità dell’agro romano che ancora conservano.

Le loro strade divergono per due motivi che, con l’aria che tira, hanno giocato un ruolo decisivo. Il primo motivo risiede nella proprietà. Questa, nel caso di Tor Marancia era rappresentata dalla vecchia proprietà agraria e da un gruppo di immobiliaristi di peso non eccelso. A Tor Pagnotta l’azionista di riferimento è Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore famoso con un potere immenso rappresentato da molteplici imprese che spaziano dal cemento alla carta stampata; suo è, tra gli altri, Il Messaggero, molto diffuso a Roma. In precedenza l’area era di proprietà dell’Iri.

Il secondo risiede nella vincolistica esistente nelle aree vicine. Come accennavamo, la loro qualità paesaggistica è sostanzialmente identica: due grandi comprensori (oltre 200 ettari il primo, la metà il secondo) di colline con ampie presenze di zone boscate e di corsi d’acqua. Ma nel caso di Tor Marancia ha avuto un peso decisivo l’adiacenza con il Parco dell’Appia Antica. L’argomentazione più efficace utilizzata dal mondo che ne ha chiesto la cancellazione (primo tra tutti Antonio Cederna) ha infatti equiparato il paesaggio dell’area a quello limitrofo già tutelato, dando modo alla Soprintendenza archeologica di Roma di estendere il vincolo.

Nel caso di Tor Pagnotta non esistono invece vincoli e l’area confina con il Grande raccordo anulare: la motivazione forte con cui si è inutilmente richiesta la cancellazione della previsione di piano si è basata sulla preservazione di un raro cuneo verde che si ferma su quella infrastruttura stradale. Inutile dire che gli orientamenti urbanistici di questa, come della precedente amministrazione, non ritengono prioritario contenere l’espansione della città.

Un ultimo grande “colpo di teatro” perpetrato per dare il via libera all’edificazione di 1.100.000 metri cubi riguarda infine l’accessibilità dell’area. Il comprensorio di Tor Pagnotta, infatti, è collegata alla città da un'unica infrastruttura stradale, la via Laurentina, strada che presenta già oggi gravi problemi di percorribilità. Così l’amministrazione comunale di Roma afferma solennemente che non sarebbe stato costruito un solo metro cubo se non fosse stata prevista la realizzazione di una line di collegamento pubblico su ferro.

Detto-fatto. Come nelle più belle favole è stata programmata una linea tranviaria che collegherà il nuovo quartiere (e il vicino Laurentino 38, grande ensemble pubblico) con l’Eur. Il colpo di genio sta nel fatto che dei previsti 30 milioni di euro stimati per la realizzazione della nuova linea di trasporto, 27 li paghiamo tutti noi poiché la spesa graverà sul capitolo di spesa di “Roma capitale”. Solo il restante 12 % verrà (generosamente) offerto dalla proprietà. Chi dice che l’urbanistica contrattata non funziona è un rottame del passato. Funziona splendidamente!

PS - Il via libera alla lottizzazione di Tor Pagnotta è stato dato dalla maggioranza capitolina unita come un solo uomo, con la lodevole eccezione del gruppo di Rifondazione comunista che ha coerentemente (e coraggiosamente) votato contro.

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