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Mauro Baioni
Cultura delle strade, cultura della città
20 Marzo 2005
Recensioni e segnalazioni
Un breve invito alla lettura del manuale La città senza incidenti - Strategie, metodi e tecniche per progettare mobilità sicura, a cura di Valter Baruzzi, Alfredo Drufuca, Giancarlo Sgubbi, Imola, Ed. La Mandragora, 2004.

Le strade sono lo spazio pubblico più abbondante nelle città. Più del verde, più delle scuole e delle attrezzature di interesse comune. Tutti noi utilizziamo in molti modi le strade: per spostarci in auto, per passeggiare, per aspettare i bambini all’uscita da scuola, per incontrare amici e conoscenti a cui abbiamo dato appuntamento. I più fortunati di noi ricorderanno certamente un gioco fatto da bambini, oppure un bacio scambiato ai bordi di una strada.

Per questo motivo, le strade non sono solo infrastrutture di trasporto e i loro utilizzatori non sono solo automobilisti in transito. Garantire una città senza incidenti non è quindi solamente un problema di regolazione del traffico. Una progettazione delle strade volta ad innalzare la sicurezza è il fondamento di una proposta di convivenza civile (urbana, si dovrebbe dire) tra i diversi utilizzatori della strada e della città, tra i diversi modi e mezzi di spostamento. E’ la premessa per recuperare spazio a favore di pedoni e ciclisti, delle persone che aspettano, che passeggiano, che chiacchierano percorrendo le strade della città.

Per lo stesso motivo il manuale “La città senza incidenti” redatto da Drufuca, Sgubbi e Baruzzi è molto più di un libro di tecniche di moderazione del traffico. Mini-rotatorie, attraversamenti protetti, “cuscini berlinesi” e i numerosi interventi illustrati sono altrettanti tasselli di un modo diverso di concepire l’utilizzo della strada, separando i flussi dove necessario, rendendoli compatibili ovunque possibile.

Drufuca è un ingegnere dei trasporti, Sgubbi è dirigente di un’amministrazione pubblica, Baruzzi è un esperto di partecipazione. Il libro è pubblicato per conto di un’associazione che si occupa di partecipazione (CAMINA). Si tratta di un esempio piuttosto raro di incontro tra professionalità diverse, capace di portare all’interno dell’amministrazione pubblica quella capacità di innovare e sperimentare che – per un pregiudizio sbagliato – si ritiene estranea al settore pubblico.

Altrettanto raro è il fatto che il libro La città senza incidenti sia un manuale, un genere di documenti non molto diffuso nell’urbanistica italiana e considerato un genere minore dal mondo accademico, essendo privo di formulazioni astratte o di citazioni tratte dall’autorevole pensiero di questo o quel professore. Ancorché privi della patente di nobiltà, i manuali, quando sono ben fatti, sono molto utili proprio perché si sforzano di conciliare sperimentazione e routine applicativa.

Infine, ogni questione è trattata facendo riferimento a realizzazioni concrete, in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, insinuando in noi il sospetto che, qualora lo si voglia davvero, anche nel nostro paese sia possibile intervenire con intelligenza ed efficacia.

Vi sono dunque molte ragioni che mi spingono a consigliare vivamente la lettura di questo libro e a segnalarvi il sito dell'associazione CAMINA - Città amiche dell’infanzia e dell’adolescenza.

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