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Pietro Marsich
Sul riordinamento della città di Venezia (1867)
9 Ottobre 2007
Urbanisti Urbanistica Città
Una proposta preliminare ai piani di risanamento del XIX secolo, propone caratteristicamente metodi, contesti, obiettivi generali di riforma sociale e urbanistica (f.b.)

Nota: quello che segue è un estratto, se pur molto ampio, dal documento (edito dalla Tipografia del Commercio di Venezia nel 1867), che copre la parte analitica, ma non le proposte di progetto (f.b.)

Il presente scritto ha per iscopo di studiare quelle riforme materiali, che se furono sempre un bisogno indiscutibile di Venezia, tanto più vengono domandate d’urgenza, ora che le sue mutate condizioni politiche le permettono di pretendere che i progressi delle scienze e delle arti vengano applicati a formare di essa quell’insieme perfetto, che non soltanto dai suoi cittadini ma viene desiderato dagli italiani tutti e dagli stranieri.

Prima di passare al dettaglio di quelle innovazioni e migliorie che io intendo proporre, avendo di mira l’igiene, la comodità, la proprietà e la bellezza, metto sott’occhio al lettore una breve descrizione topografica della città nella quale farò anche risaltare la distribuzione degli abitanti in ragione di numero e di qualità nei differenti circondari, in cui trovo conveniente di dividerla mentalmente.

Una linea retta che si tiri fra il centro dell’isola di S. Pietro di Castello da un’estremità e la Chiesa del Corpus Domini dall’altra, linea che risulta della lunghezza approssimativa di chilometri quattro; questa linea costituisce l’asse longitudinale della città, la quale si distribuisce quasi simmetricamente al dissopra e al dissotto di quest’asse, raggiungendo la larghezza massima di metri 2500 tra la fondamenta delle zattere e gli orti di S. Alvise, e la minima di metri 700 al rivo delle gorbe.

Se a poca distanza dall’asse (metri 150) e precisamente alla metà del campo S. Luca noi facciamo centro e con un raggio di metri 800 descriviamo una circonferenza, ci sembra di aver diviso la città in quattro scompartimenti, ciascuno dei quali ha una fisionomia propria e circostanze particolari che noi tenteremo di delineare partitamente per poi comporne una sintesi, o, come dicono i matematici, trovare la risultante di questi quattro enti o forze che ci darà la fisionomia generale della città.

Questi quattro circondari sono:

I – Lo spazio racchiuso nella circonferenza suaccennata, e che noi, quantunque abbiamo poca deferenza agli immortali, chiameremo di S. Marco.

II – Lo spazio racchiuso tra il rivo dei Mendicanti, la circonferenza suddetta, la riva degli Schiavoni, i Giardini, S. Pietro, l’Arsenale e che denomineremo Castello.

III – Lo spazio che resta a sinistra di S. Marco al dissopra dell’asse, detta da principio, e che chiameremo Cannaregio.

IV – Finalmente, lo spazio a sinistra di S. Marco al dissotto dell’asse, al quale poniamo, più o meno impropriamente, il nome di Giudecca.

Il circondario di S. Marco

Questo circondario, che è rappresentato sulla carta dal circolo compreso nella circonferenza descritta, è tutto ciò che di più singolare contiene Venezia e che potrebbe paragonarsi allo scudo di Achille, così riccamente descritto da Omero. E difatti qui abbiamo S. Marco e i suoi annessi, i principali monumenti sacri quali le chiese di S. Marco, la Salute, i Frari, S. Zaccaria, Ss. Giovanni e Paolo, i Miracoli; abbiamo le piazze più spaziose della città, quelle di S. Marco, di S., Stefano, di S. Paolo, di S. Angelo, di S. Maria Formosa, di Ss. Giovanni e Paolo; tutti i cinque teatri della città; Rialto e i suoi mercati; la Borsa; l’Accademia di belle arti; il Governo; i Tribunali; gli Archivi; la Dogana di mare; gli Alberghi; e finalmente, come se ciò non bastasse, abbiamo due terzi (2.700 metri), la parte più ricca di Palazzi di questa strada unica al mondo che si chiama il Canalazzo. Tutta la vita cittadina qui si concentra, la borghesia e la nobiltà predominano sulle altre classi sociali; vi hanno ricetto le belle arti, e le classi operaie in generale, e specialmente le industrie che hanno genesi dal mare, vi sono affatto escluse. Eppure qui ebbe origine e sede la prisca città, la quale, si vede, che prosperando e aumentando, gli strati, dirò così di nuova formazione invece di sovraporsi o inestarsi indistintamente ai più antichi ne li scacciavano a dirittura verso la periferia la quale andava sempre più allargandosi, ma il nocciolo d’oro restò sempre nel centro, vicenda non nuova nelle città antiche e che si ripete a Parigi a Vienna, che mostra l’indole assolutistica della classe dominante; quando viceversa a Milano, splendida officina del medio-evo, le arti industriali avevano ricetto all’ombra del Domm.

Ma l’epoca moderna rovescia gran parte delle istituzioni vetuste, le classi sono avvicinate, certe anomalie non possono e non devono più sussistere e ne viene di conseguenza che a chi studia i miglioramenti di Venezia si presenta a risolvere il seguente:

PRIMO PROBLEMA – Ottenere che la popolazione delle classi elevate si persuada a spostarsi dal centro alla periferia, e perciò facilitare non solo le comunicazioni ma provvedere alle comodità della popolazione lontana.

Di ciò si parlerà nel seguito del presente scritto.

La superficie di questo primo circondario, detraendo quella occupata da Gran Canale e dalla parte di laguna tra la piazza e la Dogana, ascende a decare o pertiche censuarie 1.607, circa la quarta parte della superficie occupata dall’intera città che risulta di 6.154 pertiche, delle quali 275 costituiscono l’Arsenale e di queste 109 in acqua, e 822 le due isole della Giudecca e di S. Giorgio.

Ora vediamo la quantità di popolazione dalla quale questo circondario viene abitato. Qui devo premettere che pei confronti che ho istituiti sulla popolazione mi sono servito dell’anagrafi del 31 ottobre 1862 e questo per due ragioni; la prima perché quell’anno è circa a una eguale distanza dalle due epoche di commozione 1859 e 1866, e per conseguenza si può ritenere che la cifra della popolazione si avvicini alla media più generale, la seconda perché negli uffici dell’Anagrafi, il 1862 è l’ultimo in cui si sieno compilati i prospetti della popolazione divisa per sestieri e parrocchie, i quali fanno tanto al caso mio.

Sopra 122.391 abitanti che conteneva l’intera città 51.483, poco meno della metà, erano stipati nel I° circondario, cioè sopra una superficie che non è che il quarto della totale, ed il terzo se si vuole non tener conto dell’arsenale e delle isole di Giudecca e di S. Giorgio.

Dall’esame di queste cifre noi siamo condotti a conchiudere che la popolazione più agiata è quella altresì che è più soggetta alla privazione di quei due splendidi doni che la natura non ha dato in proprietà a nessuno, l’aria e la luce.

Né io mi chiamo pago di ciò e voglio condurre il lettore alla conoscenza di più muniti particolari.

La parrocchia di S. Marco con una superficie totale di 86 pertiche ha una popolazione di 4.799, cioè per ogni pertica abitanti 56,04. Io feci però il calcolo minuzioso della superficie puramente abitata e cioè escludendo le vie, i canali, le piazze, i cortili i luoghi pubblici ecc., si ha per questa parrocchia la superficie di sole pertiche 62 e per ogni pertica 77,52 abitanti. Questo calcolo che avrei voluto fare per tutte le parrocchie se ne avessi avuto il tempo, ma che però intendo di fare in seguito, istituito sopra alcune delle principali parrocchie, mi da pel I° Circondario il seguente prospetto:


Parrocchie Superficie in pertiche Popolazione per pertica di superficie
totale abitata totale abitata
S. Marco 86 62 56,04 77,52
S. Maria del Giglio 63 44 49,21 70,32
S. Luca 65 42 48,39 74,45

La media risultante di abitanti 74 per ogni pertica di superficie si può tenere per approssimazione la media del I° Circondario.

Il circondario di Castello

Per la posizione marittima di Venezia il secondo circondario di Castello ha un’importanza tutt’altro che secondaria, specialmente poi quando l’arsenale ed il commercio marittimo ritornino in fiore e le relazioni coll’Oriente; aspirazione sempiterna della città sieno ristabilite come ai tempi antichi.

Questo circondario forma da sé una cittadella nella città, ha abitudini proprie e quasi un linguaggio particolare. Tutti gli adifizi che alla marina militare si riferiscono sono inchiusi in esso, l’arsenale, le caserme, il bagno, e tutti i cittadini appartenenti al ceto marittimo. Ma sopra una superficie totale di 1.162 pertiche, poco meno di un sesto della città con 20.635 abitanti, sesto del totale, non ne ha che appena 541 circa di superficie abitata e abbiamo, analogamente a quanto fu calcolato nel 1° circondario, il seguente prospetto:


Parrocchie Superficie in pertiche Popolazione per pertica di superficie
Totale abitata totale abitata
S. Pietro di Castello 252 83 37,02 111,81
S. Giovanni in Bragora 93 34 44,05 110,68

Qui ci è giuocoforza confessare, che queste cifre ci parlano in un senso molto desolante. Dunque la popolazione operaia, arsenalotti, costruttori, velieri, che abitano in S. Giovanni in Bragora e in S. Pietro di Castello è realmente più stipata di tutta la popolazione benestante che abita il centro della città. Ma non solo è più stipata, ma se si considera in quali specie di lupanari essa è rinchiusa, si può ben dire che questa classe infelice non ha niente da farsi invidiare dalla popolazione agricola che nelle città dell’Italia meridionale forma il ribrezzo dei viaggiatori. Noi annunciamo qui un fatto che forse si collega assai di più di quello che sembra allo studio che veniamo tracciando. Nel 1863, il primo posteriore a quello in cui fu fatta l’anagrafi su cui basiamo i nostri studj, sopra la mortalità di 3.585 individui, 429 morirono da tisi polmonare ed altre malattie affini e 129 da idropisia il che costituisce nientemeno che l’11,94 per % di tisici e il 15,54 per % comprendendovi le idropisie, malattie che sentono l’influenza della mancanza d’arieggiamento, di comodità, di pulizia. E notisi che negli anni successivi la proporzione aumentò di maniera che nei primi cinque mesi del 1866 essa raggiunse nel primo caso il 12,61 per % e nel secondo il 18,11 per %.

Dall’esposto scaturisce la necessità di studiare il seguente

SECONDO PROBLEMA – Costruire delle case operaie nel circondario di Castello e dilatare la superficie abitata specialmente nelle parrocchie di S. Pietro di Castello, di S. Giovanni in Bragora e di S. Martino.

III circondario di Cannaregio

Il circondario di Cannaregio ha una superficie di 1.467 pertiche, poco meno della quarta parte della città e una popolazione di 30.331 abitanti, il quarto del totale, che vivono sulla superficie abitata di 1.031 pertiche. Qui i polmoni incominciano a respirare, non troviamo più le miserabili viuzze di Castello, né il labirinto di S. Luca, ma canali e vie larghe, case arieggiate, benefiche ortaglie; qui infine il padrone del secolo, il vapore, vi pose, come doveva porre, la sua dimora. Occupano una gran parte di questo circondario stabilimenti industriali, opificj a vapore, depositi di legnami, macello, stazione della ferrovia e la maggior parte della popolazione industriale è qui raccolta. La difficoltà di calcolare sollecitamente le aree delle abitazioni non ci permette di dare il soli prospetto che per la sola parrocchia di Ss. Ermagora e Fortunato dove abbiamo:


Parrocchia Superficie in pertiche Popolazione per pertica di superficie
Totale abitata totale abitata
Ss. Ermagora e Fortunato 140 65 34,25 72,94

Questi dati si devono ritenere superiori alla media generale di tutto il Circondario, considerando che S. Geremia e S. Marziale sono parrocchie disabitate.

Secondo dunque le nostre idee di riforma un centro d’attrazione della popolazione dovrebbe cadere in questo circondario, dove le condizioni generali sono nello stato il più soddisfacente. Ne emerge che qui si deve far capo a un terzo problema, il quale è in istretta colleganza col primo.

PROBLEMA TERZO – Trovare nel 3° Circondario di Cannaregio un centro di attrazione e proporre i modi di renderlo rispondente a tutte le esigenze della popolazione.

IV circondario di Giudecca

Il quarto circondario di una conformazione complessiva, parte continentale e parte isolana ha una superficie totale di 1.900 pertiche, poco meno di un terzo della intera città, delle quali 87 costituiscono il Campo di Marte, 733 l’isola della Giudecca, e 87 quella di S. Giorgio; ha una popolazione di 19.942 abitanti (un sesto del totale) dei quali 17.146 nella parte continentale e 2.796 nella isolana. La superficie abitata nella parte continentale è di 756 pertiche. Anche qui non si è calcolato il prospetto che per una parrocchia.


Parrocchia Superficie in pertiche Popolazione per pertica di superficie
Totale abitata totale abitata
S. Maria del Rosario (I Gesuati) 180 79 21,05 47,78

Questo circondario che è nelle più felici condizioni, ha il suo avvenire legato a quello del commercio marittimo. Comprende la Dogana di mare e, sia conservata questa e posta in comunicazione a vapore colla ferrovia o sia avvicinata alla ferrovia stessa, è certo che in questo circondario i docks e i magazzini generali dovranno sorgere. Egualmente i cantieri da costruzione e da raddobbo, che l’ingeg. Romano propone giustamente di erigere alla punta occidentale dell’isola della Giudecca saranno in esso compresi. Anche qui sorgerà il bisogno di case operaie ed di un mercato nell’isola, ma, pur troppo, questo bisogno non è urgente per la mancanza degli stabilimenti da costruzione.

Anche qui si presenta il

PROBLEMA QUARTO – Trovare un centro di attrazione del 4° circondario, studiando se sia più conveniente ch’esso sia nella parte continentale o nell’isolana, sottomettendo la risoluzione del problema a un piano concreto di magazzini generali e di cantieri da costruzione.

Riepilogando, dai confronti numerici istituiti, risulta:

- che la popolazione di Venezia è inequabilmente distribuita nei vari quartieri della città;

- che la maggioranza della classe educata è agglomerata nella parte centrale, e qui aggiungiamo che per le sue esigenze difficilmente si persuade ad allontanarsi da questo nucleo dove trova sfogo agli affari e molti compensi che contrabilanciano il difetto di comodità e libertà;

- che per conseguenza non è solo il materiale allargamento od accorciamento delle vie che bisogna studiare come un fatto isolato, ma che esso va subordinato all’idea di un discentramento da attuarsi contemporaneamente;

- che questo discentramento non si può ottenere se non che procurando che altri centri secondarj di attrazione sorgano alla periferia in modo da invogliare la popolazione al suo dislocamento e a una modificazione di abitudini che torni a vantaggio anche delle classi sociali che per essere, come si credono, meno elevate, non pertanto hanno il diritto al rispetto e al soccorso di tutti.

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