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Vendola Nichi
Vendola: «Renzi è l'opa dei poteri forti Ma il Pd ha una natura incerta»
25 Ottobre 2012
Articoli del 2012
Parole chiaro d'un politico militante. . Il manifesto, 25 ottobre 2012

«Melfi per me non è la tappa di un tour elettorale. Nei 21 giorni del 2004 ero qui, ero qui tutte le notti. La mattina andavo alla Camera e poi tornavo, per capire da vicino cos'era la condizione operaia, il bioritmo dei turni continui. Io dichiaro da che parte sto, sto qua». Intercettiamo Nichi Vendola mentre, a Melfi, incassa un endorsement importante, quello dei tre operai reintegrati in fabbrica dopo essere stati ingiustamente accusati, nel 2010, di aver interrotto la produzione. Lei ha invitato i candidati alle primarie a riaccompagnare in fabbrica i reintegrati di Pomigliano. Bersani le ha risposto?

«No. O non ancora. Ma nell'Italia in cui molti anche di sinistra si sono sentiti rappresentati dalla modernità livida di Marchionne, per me la modernità è una lezione che ho imparato dalla povera gente: liberarsi dalla paura, dal ricatto, dalla precarietà.»

Napolitano dice di aver «fiducia nella saggezza degli italiani» e che al momento del voto sarà «salutare tenere conto dell'esperienza del governo Monti». Il capo dello Stato chiede la 'continuità' con i tecnici?

«Tutti abbiamo fiducia negli italiani. Che hanno dato una splendida prova nei referendum che hanno bocciato i progetti di privatizzazione del 'bene comune' acqua e nel seppellire la mafia del nucleare che tornava a danzare, a destra e come a sinistra.

Il capo dello Stato 'consiglia' gli italiani come votare. È un ruolo che gli spetta?

«L'Italia ha bisogno di discontinuità. E anche l'Europa seppellire le superstizioni ideologiche dei monetaristi e liberisti che hanno falcidiato i diritti sociali, mutilato il welfare, e con il rigorismo dell'austerity prodotto uno smottamento sociale tale che perfino i ceti medi sono risucchiati dalla povertà.»

Il suo 'anti-montismo' è sempre più indigeribile per un pezzo del Pd. La coalizione è a rischio?

«Io non dico 'Monti fuori dalla politica', dico che non può rappresentare il centrosinistra e il suo futuro. È una persona che rispetto, ma ha il profilo di un conservatore illuminato. Niente di personale, né di offensivo. Ma l'accordo con Bersani è quello di riorganizzare il campo dei progressisti e di tutti quelli che in Europa guardano a Hollande come alternativa a Merkel. Non a caso per i dotti editoriali del Corriere della sera rappresento il rischio di non far decollare l'Europa dei moderati. È vero, voglio far decollare l'Europa della sinistra. E mi fa piacere produrre l'orticaria negli ambienti altoborghesi.»

Per molti, anche nel Pd, Monti è il successore ideale di Napolitano al Colle. Per lei?

«Per molti l'attività preferita è mettere il carro davanti ai buoi. Si vuole stelirizzare la politica, decidere a tavolino fra pochi e selezionati protagonisti tutto il futuro d'Italia, neutralizzare il voto e picchettare il futuro, imprigionandolo a quest'orribile presente, impedirgli di liberarsi dal passato berlusconiano. Rispondo così: questa è la partita. Per questo i poteri forti del nostro paese hanno scelto di giocarla nel nostro recinto, puntando tutte le loro carte con la stessa febbrile smania militante che mostrarono all'apparire di un altro homo novus nel '93.»

Berlusconi ha annunciato che si ritira.

«Ora è tempo che si ritiri il berlusconismo.

Ma per questo non basta la proposta di Bersani. La sua politica è tutto un vorrei ma non posso. Non basta l'evocazione imbarazzata di un cambiamento radicale che ci viene impedito dalla realpolitik. Se Renzi rappresenta la continuità trasformistica con l'agenda Monti e con un certo berlusconismo, Bersani rappresenta una correzione generosa ma insufficiente.»

Alla fine il Pd voterà la legge di stabilità con qualche correttivo.

«Siamo a 'o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra'. Con questa logica si è consentito a Monti di perseverare nell'austerità a senso unico. La logica per cui è fallito il progetto del Pd di condizionare l'agenda Monti.»

Lei, da Melfi, sa bene che un pezzo del Pd è montiano e ancora marchionnista. Ci faccia capire: Sel punta alla rottura del Pd?

«Il gossip giornalistico è cosa diversa dalla politica. È vero che il Pd ha una natura incerta. Quello che sta accadendo anche nelle primarie è paraddossale. Le contestazioni di Renzi dimostrano che ha un'allergia berlusconiana alle regole. Finita la rottamazione, del vocabolario di Renzi resta poco.»

La contestazione delle regole, appunto, è un salto di qualità. Non vede lo spettro del caos di Napoli? Non c'è il rischio che finisca male?

«La partita delle primarie è aperta. Più gente voterà, meno rischi di inquinamento ci saranno. Io sono Davide che gioca contro due Golia: Renzi è il Golia per il circuito mediatico che lo sostiene, per l'opa che rappresenta da parte della borghesia e per le risorse di cui dispone. Bersani è un Golia perché ha gli apparati del più grande partito italiano.»

Davide ha vinto. Crede davvero di poter vincere?

»Io spero di perdere nei sondaggi, come mi è capitato nel 2005 e nel 2010 (alle primarie della Puglia, ndr). La partita che propongo è non solo la discontinuità, ma l'uscita dal compromesso e la rottura con il liberismo. Sa una cosa? Oggi c'è chi si vanta di aver introdotto la Tobin tax. Ed io ho un moto di rabbia: undici anni fa a Genova noi la proponevamo. Ci hanno massacrati.»

Lo scontro Bersani-Renzi rischia di innescare il mantra del voto utile. Mario Tronti, padre dell'operaismo italiano, sull'Unità chiede 'il balzo della tigre': e sarebbe far vincere Bersani al primo turno. Dica la verità, quanto le dispiace questo ragionamento?

«Tronti è un grande maestro. E purtroppo non sono stato molto fortunato con i miei padri politici. Mi consolo sapendo che ho molti figli politici. Quella di Tronti è un'argomentazione legittima ma politicamente sbagliata. Il balzo di tigre è mettere in discussione senza ambiguità la piattaforma liberista. E Bersani è pur sempre il segretario del partito che ha votato per il fiscal compact e la costituzionalizzazione del pareggio del bilancio.»

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