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Alessia Gallione
Troppi palazzi in abbandono: arriva la stretta sui proprietari
6 Agosto 2012
Milano
Prove tecniche di buon senso per il nuovo regolamento edilizio di Milano. La Repubblica on-line, 6 agosto 2012 (m.p.g.)

Il simbolo dell’abbandono è diventato la Torre Galfa occupata dai ragazzi di Macao, quel gigante di vetro e acciaio inutilizzato da quindici anni. Proprio mentre, poco distante, i grattacieli di Porta Nuova stanno cambiando lo skyline. Solo un indirizzo, però, di un’altra Milano: una città fantasma nascosta in altri palazzi, in altri piani, ex cinema, uffici, torri, scali ferroviari, che adesso Palazzo Marino cercherà di ricostruire in una mappa. Un censimento per risalire soprattutto alla proprietà di quegli edifici: perché è solo così, capendo a chi appartengano, che si potrà tentare la svolta. «Intendiamo fare in modo - spiega l’assessore all’Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris - che chi ha immobili in disuso o abbandonati non possa ottenere autorizzazioni per nuovi interventi su aree libere». Un disincentivo forte a costruire ex novo, insomma, prima di aver pensato a come riutilizzare i tanti vuoti della città.

Sono norme precise quelle che sta studiando Palazzo Marino: saranno inserite nel nuovo regolamento edilizio che il Comune sta scrivendo. «Una bozza verrà presentata alla città a settembre» racconta l’assessore De Cesaris. Sarà il primo passo per aprire il confronto con i gruppi consiliari, i partiti, gli operatori; e approvare entro la fine dell’anno uno strumento essenziale per far funzionare pienamente il Piano di governo del territorio, e quindi di progettare la nuova città. «Serve un regolamento aggiornato alle nuove esigenze di Milano - aggiunge De Cesaris - e al nuovo Piano che, allo stesso tempo, possa snellire anche alcuni procedimenti». In quegli articoli, che dovranno stabilire le future regole per qualsiasi intervento edilizio, diventeranno legge anche alcuni punti del Pgt: dal divieto di costruire nei cortili ai premi volumetrici per chi seguirà i criteri di consumo energetico. Fino alla rivoluzione che dovrebbe portare all’impossibilità di far spuntare nuovi palazzi per chi è proprietario di stabili vuoti. Un problema, quello dell’abbandono, che riguarda anche i cantieri che rimangono a metà, magari per anni. «Dobbiamo fare in modo dice l’assessore di essere più incisivi verso i proprietari, introducendo ad esempio obblighi legati al decoro del territorio».

Ma quante sono le torri Galfa a Milano? Per ora, le prime stime alla base di un “progetto di riuso temporaneo dei luoghi dimenticati” che l’amministrazione ha avviato con il Politecnico e con l’associazione Temporiuso.net arrivano a ipotizzare quasi quattro milioni di metri quadrati vuoti tra caserme dismesse (un milione), scali ferroviari (un altro milione), e un patrimonio pubblico e privato che comprende uffici, appartamenti, negozi. Così, ad esempio, solo due piani delle torri di Ligresti di via Stephenson sono occupati, e a molte cascine si aggiungono cinema come l’ex Maestoso di corso Lodi e l’ex poligono di tiro. «È un problema che va affrontato dice l’assessore. L’obiettivo è recuperare l’esistente seguendo il principio del minor consumo possibile di suolo, naturalmente senza preclusioni a nuove proposte di costruzione o al cambio di quello che si è già costruito».

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