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Luca De Vito
Il Tar boccia l’eliporto di Formigoni “Troppo rumore, autorizzazione nulla”
31 Luglio 2012
Milano
Pare una notizia di quartiere, ma è segno del tramonto di un’epoca tracotante. La Repubblica Milano, 31 luglio 2012, postilla. (f.b.)

ERA uno dei simboli della magnificenza formigoniana, un eliporto annesso al grattacielo quasi come negli States. Ma ora lo spazio di decollo e atterraggio realizzato all’altezza dell’undicesimo piano di Palazzo Lombardia non potrà più essere utilizzato come tale, perché viola i limiti previsti dalla legge per le emissioni sonore. A stabilirlo è il Tar della Lombardia, che con una sentenza ha annullato l’autorizzazione rilasciata dall’Enac alla Regione per utilizzare la superficie rotonda come base di partenza e arrivo degli elicotteri. Un giudizio che accoglie il ricorso presentato dai residenti delle case intorno a Palazzo Lombardia, circa trecento famiglie di sei condomini in via Alessandro Paoli (una piccolatraversa di Melchiorre Gioia) che da maggio del 2011 hanno intrapreso una battaglia legale contro l’eliporto.

Di elicotteri, a dirla tutta, non se ne sono visti granché: giusto una manciata di voli tra cui spiccal’atterraggio dei finalistiIsola dei famosi”, arrivati lì lo scorso 5 aprile per disputare le “prove di sopravvivenza” dell’ultima puntata organizzate nella piazza del nuovo Pirellone. Quello che però preoccupava maggiormente i residenti era il progetto, più volte annunciato dalla Regione, di realizzare un servizio di elitaxi per collegare gli aeroporti milanesi con i centri nevralgici della città, che aveva proprio su quella superficie una delle sue “stazioni”. Un incubo per quelle famiglie, considerato che già le poche volte in cui si sono visti elicotteri poggiarsi sulla piattaforma si sono vissuti momenti di panico: vibrazioni fortissime, rumori assordanti e odore di carburante che entrava dalle finestre, spinto da potenti vortici d’aria.

Adesso la sentenza del Tar sembra porre definitivamente la parola fine anche su quel progetto, peraltro mai realmente partito. Secondo il tribunale amministrativo, infatti, il ricorso dei residenti è fondato perché denuncia la «violazione dei limiti previsti dalla legge per le emissioni sonore» e stabilisce il principio per cui il rumore prodotto da un elicottero, per quella zona, è troppo forte. Nella tesi presentata nel testo — e accolta dal tribunale — si sosteneva che l’autorizzazione all’uso dell’elisuperficie era incompatibile con la classificazione acustica del quartiere. Non essendo ancora pronto il piano di zonizzazione acustica del Comune, l’area intorno al nuovo Pirellone rientra quindi nei termini della legge nazionale, che stabiliscono un limite di 50 decibel notturni e 60 diurni. Numeri ben al disotto degli 85 di un elicottero, secondo il comitato.

Per i residenti è una battaglia vinta, anche se la guerra è tutt’altro che finita. «Siamo soddisfatti soprattutto perché il tribunale ha accolto le nostre osservazioni sui livelli di rumore — spiega Anna Fabris del comitato “quartiere Modello” — e questa per noi, che abbiamo sempre combattuto da soli, era la priorità. Adesso comunque è ancora presto per esultare, perché ci aspettiamo un ricorso in Consiglio di Stato». Nel frattempo, però, di elicotteri non se ne vedranno.

Postilla

Quella sanzionata dal tribunale amministrativo parrebbe a prima vista una cosuccia, per quanto positiva a suo modo, che non va oltre la difesa della qualità della vita o magari dei valori immobiliari di un paio di isolati milanesi. E invece si sanziona ufficialmente l’arroganza, di metodo e di merito, con cui il Celeste, i suoi accoliti e clientes, ma ci aggiungere senza problemi il modo di produzione dell’architettura globalizzata e degli annessi uffici di pubbliche relazioni di intendere la trasformazione urbana. Un’area scelta per motivi che nulla hanno a che vedere con la ragionevolezza, con un pur vagamente inteso rapporto con la città, le sue forme, le sue specificità (il confronto facile senza cercare chissà cosa se ne sta lì di fianco nell’ex famosa e occupata torre Galfa). Un gigantesco oggetto di design nato su un remoto tavolo da disegno del tutto “sterile”, e scaraventato appunto dove capita, nel caso specifico dove decide il piccolo despota da pianerottolo Formigoni, con contenuti urbanistici e strategici uguali a zero, basta il potere di volerlo lì e così. Ignorando anche il resto degli edifici che gli stanno attorno, come in certe vecchie stampe newyorkesi prima che lo scempio della massa incombente dell’Equitable Life Insurance Building producesse la prima ordinanza moderna di zoning. Nel fallico Formigon Tower c’è stata anche la cacatina di piccione sopra una torta sufficientemente indigesta da sola, con quella piattaforma di atterraggio davanti ai balconi dei vicini, gerani al sesto piano inzaccherati di scarichi e orecchie sfondate dai rotori, perché il ducetto regionale potesse godersi il panorama insieme a ospiti di rilievo del suo cosiddetto governo del territorio e della società. E lo stop del TAR è solo la punta di un iceberg, la constatazione che ahimè avevano santa ragione Elio e le Storie Tese quando concludendo la loro canzoncina Parco Sempione proprio sul già svettante prodotto di arroganza architettoide, sanzionavano a modo loro: questi grandissimi figli di troia! - Suonerà volgaruccio, ma coglie in pieno. Resta solo un dubbio, chissà se le vittime riuscivano anche a intravedere qualche riflesso delle leggendarie giacchette pacchiane, durante le manovre (f.b.)

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