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Sandro Roggio
Sardegna dorata, un ricordo lontano
1 Luglio 2012
Sardegna
I politici in cerca di “sobrietà” rifuggono l’isola. Ma resta il berlusconismo e i problemi. La Nuova Sardegna, 29 giugno 2012 (m.p.g.)

Il berlusconismo è resistente. Appiccicoso, come ampiamente previsto dai politologi. Resistono, seppure acciaccati, i modelli proposti con successo agli italiani. Tra questi gli scenari di uno stile di vita ammirato – le case dove pubblico e privato si intrecciano ancora – evocati nel film proiettato continuamente nelle aule dei tribunali.

Dell'iconografia berlusconiana rimarranno a lungo i cascami in Sardegna. La tenuta sarda di Berlusconi è ancora nelle cronache, concentrato di manipolazioni kitsch proposte in un crescendo imbarazzante – credo soprattutto per gli incaricati di accertare la coerenza con il paesaggio di tutta quella roba assurda che ci mette da anni. L' ultima puntata – il villaggio nuragico nel parco di villa Certosa – era prevedibile e non ci coglie impreparati. Non sorprende gli archeologi, più preoccupati giustamente per la dispersione in diverse sedi dei giganti di Mont'e Prama. Questa sì archeologia marketing, a dispetto di una cultura giuridica che non ammette lo smembramento dei reperti provenienti da uno stesso sito o delle collezioni d'arte.

Marketing come piace a Berlusconi, che non ha mai voluto interlocutori scienziati, estraneo e insofferente al dibattito sui beni culturali che ha visto Giolitti discutere con Croce, Bottai con gli intellettuali di «Primato», Spadolini con gli editorialisti del «Corriere», Urbani con Settis.

Sappiamo dei danni all'immagine del Paese prodotti dall'ex premier intento a dare retta al suo istinto, e ai consigli degli amici più estrosi. Inevitabile che si arrivasse prima o poi al punto: ad avvertire la necessità di cambiare registro, di prendere le distanze dai simboli di un passato diventato improvvisamente scomodo.

Non credo che conterà nel bilancio della stagione turistica in corso, ma una cosa è certa: la politica non farà passerelle in Sardegna questa estate, il cambiamento di rotta è indispensabile. In qualche caso rinnegare il passato da politici-villeggianti in Sardegna può servire a imputati e avvocati, per cui si minimizza il valore di beni al sole sardo, come fa Formigoni per allontanare i sospetti sulla (sua?) casa in Costa Smeralda (in un'altra fascia le mansarde della parlamentare leghista, da grigia periferia metropolitana come nei racconti di Giorgio Falco, più facilmente deprezzabili).

Così la politica per corrispondere ai nuovi modi annunciati – viva la sobrietà – deve stare alla larga dai lidi sardi, specie da quelli che rappresentano l'epopea berlusconiana, e da quel frastuono di incontri in Gallura che ha fatto dire improvvidamente a Giuliano Amato “troppa Sardegna nella vita politica italiana”. Sul «Corriere della Sera» (16 giugno 2012) un servizio sulle ferie estive dei ministri del governo Monti. Un messaggio eloquente per segnare la differenza col passato: per cui non c'è un ministro uno che atterri o veleggi nei pressi dell'isola; e anche il mare sembra bandito. Meglio laghi e montagne.

Troppa Sardegna? Credo che ci siano stati eccessi nella rappresentazione di una Sardegna fiction, di troppi luoghi finti sparsi dappertutto – anche più finti del villaggio nuragico di villa Certosa – una propensione a evidenziare continuamente gli artifici meno eleganti, e spesso pacchiani, per stare nel mercato.

Finito il grande show escono di scena protagonisti e comparse e guardie del corpo. E chiudono gli scenari più compromessi da quella continua ostentazione di volgarità. Chiude pure il “Billionaire”. Ma liberarsi da queste visioni non sarà facile. Cappellacci, uno dei resistenti del berlusconismo, annuncia ieri la imminente controriforma, un nuovo Ppr che accentuerà le contraddizioni dell'isola: per cui a distanza di pochi km dal cartello “vendesi una villa da molti milioni” non ti comprano un gregge di pecore lattifere neppure se ci aggiungi qualche ettaro di pascolo di prima qualità.

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