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Luca Del Fra
Goodbye mr Hamburger
24 Giugno 2012
Beni culturali
Conclusa con risultati solo negativi , l’esperienza del manager voluto da Berlusconi al Mibac. L'Unità ,23 giugno 2012 (m.p.g.)

Resca lascia (nel caos) i Beni Culturali. In concomitanza cominciano a emergere i risultati dei suoi circa 3 anni di servizio per lo Stato, di cui il caso più emblematico e grottesco sono i bandi per i servizi aggiuntivi, oramai nel caos. Arriva al Mibac nel 2008 per la luminosa intuizione dell'allora ministro Sandro Bondi, che vuole un super manager come lui, già in Mc Donald Italia e gran sodale di Berlusconi, tanto da essere anche nel CdA di Mondadori, e lo piazza al comando della neonata Direzione alla valorizzazione del patrimonio. Uno stratega aziendale per portare i metodi del management nei beni culturali e far largo ai privati, e non ci sarebbe settore più indicato per dare spazio alla libera impresa come quello dei servizi aggiuntivi.

Per intenderci si tratta delle biglietterie - in appalto- e di bar, ristoranti, librerie, audioguide, visite guidate -in concessione - che si dovrebbero trovare nella maggior parte dei nostri musei. È stato il ministro Ronchey nel lontano 1994 ad aprire questo settore al partenariato pubblico/ privato. I bandi indetti negli anni '90 ebbero un esito valutato come positivo forse con eccessiva fretta. In una analisi recente - pubblicata da II Giornale dell'arte e mai smentita- infatti è emerso che per i cinque grandi poli di attrazione (archeologico e artistico di Roma, Pompei, Napoli e Firenze) che secondo i dati Mibac del 2009 assommavano il 91% dei visitatori paganti in Italia, i servizi aggiuntivi erano finiti a tre grandi gruppi, che agivano anche con società satellite: Civita servizi (facente capo a Luigi Abete) Electa Mondadori del gruppo Fininvest (e di chi volete che sia?), e infine Prc Codess, appartenente a un gruppo cooperativo.

Esempio tipico della leale concorrenza del nostro libero mercato, l'assegnazione dei servizi aggiuntivi dava l'impressione di essere una spartizione politica da qualche centinaio di milioni di euro. Lo ripetiamo, è un'impressione ma, se è possibile, peggiorata dal fatto che una volta scaduti i contratti per questi servizi, al Mibac nessuno si è peritato di fare nuovi bandi andando avanti con proroghe annuali, cristallizzando un monopolio e incorrendo quindi in varie reprimende della Commissione Europea nonché in salatissime sanzioni - paga Pantalone, no? A questo andazzo pensa di mettere fine Buttiglione che, come ministro nel 2005, con accigliatissima circolare impone di indire i bandi al più presto: ma dall'anno dopo il suo successore Rutelli in materia sonnecchia. Così, quando nel 2009 le gare da bandire per i servizi aggiuntivi sono assegnate alla sua Direzione alla valorizzazione è una occasione d'oro per Resca di mostrare l'efficienza e la moralità del super-manager a confronto della lassista e opaca gestione ministeriale. Invece di fare tesoro di quanto di buono e di cattivo era stato fatto con i precedenti bandi, Resca affida la stesura delle linee guida delle nuove gare a società esterne (Roland Berger Strategy Consultant e Price Waterhouse Coopers) che si prendono un bel po' di soldi (200 mila euro) e un anno di tempo per studiare il caso.

A scanso di equivoci i gestori dei servizi aggiuntivi sono prorogati indefinitamente, fino all'assegnazione dei nuovi bandi -una pacchia per Civita, Prc ed Electa Mondadori di cui Resca è membro del CdA. Le stazioni appaltanti, vale a dire le Direzioni regionali e le Soprintendenze speciali del Mibac, fanno molte osservazioni in merito alle linee guida, che ritengono inadeguate, ma Resca tira diritto, e i funzionari del Mibac si adeguano, sedendosi sulle rive del fiume ad aspettare - non sarà edificante, ma sono sfiniti dai continui attacchi di ministri come Bondi, Brunetta, Tremonti e via dicendo. Si arriva al 2010 inoltrato quando finalmente appaiono le «Sollecitazioni alla domanda di partecipazione»: una specie di pre-bando, redatto seguendo alla lettera le linee guida, per selezionare quanti hanno le caratteristiche per partecipare alle gare. Il bando vero e proprio arriva dopo, trasmesso unicamente alle imprese che hanno passato questa prima fase e che per iscritto e in solido si impegnano a non divulgarne il testo - ennesima prova luminosa della trasparenza negli italici appalti pubblici. Del resto non sorprende, in ballo ci sono ben 22 gare tra cui quelle succulentissime per i già ricordati grandi poli di attrazione (Roma archeologico e artistico, Pompei, Firenze e Napoli). A questo punto, e siano oramai nel 2011, scoppia il caos: già le “Sollecitazioni alla domanda», appaiono piene di incongruenze - a esempio si chiedeva a chi aveva una concessione di fare anche la sorveglianza notturna!!! -, scritte oscuramente, tanto che la pagina Faq (dei chiarimenti) del sito Mibac viene presa d'assalto dalle richieste di delucidazione (ancora oggi periziabili sul sito). Con i bandi veri e propri le cose vanno perfino peggio: fioccano i ricorsi al Tar, con gragnuola di sentenze in favore dei ricorrenti e conseguenti controricorsi.

Le pagine scritte in nome del Popolo italiano dal Tar di Firenze, che l’11 aprile scorso con malcelata ironia sberleffa il Mibac per le grossolane imprecisioni, meriterebbero di apparire a imperitura memoria in un'antologia della letteratura italiana. Ma si tratta realmente di errori? In certi casi sì, il dubbio invece sopraggiunge riguardo a una serie di misure vessatorie imposte dalle linee guida, il cui scopo sembra essere quello di restringere la concorrenza a pochi eletti (o Electi che dir si voglia). È il caso di onerosissime fideiussioni - e materia di plurimi ricorsi - richieste come si trattasse di appalti per lavori pubblici - es. la costruzione di un ponte -, e non di concessioni per dei servizi, come una libreria di un museo. Così, al solito, tutto si blocca e i precedenti gestori continuano a regnare indisturbati: delle 22 gare a oggi ne risultano assegnati appena 3, Paestum, Ravenna e Cerveteri/Tarquinia. Da un punto di vista economico si tratta di realtà minori, eppure anche in questo caso qualcosa non funziona. Si prenda Paestum dove era stata messa a bando anche una biglietteria per il sito archeologico dei templi: ma sul cancello campeggia l'avviso che per comprare i biglietti bisogna raggiungere il vicino museo. Perché nessuno controlla? Resta una domanda: perché con tutta la prosopopea di Resca sull'intervento dei privati, proprio la sua Direzione generale sembra aver originato il blocco delle poche imprese che si affacciavano nei beni culturali, cosicché lo Stato Pantalone rischia di dover pagare salatissimi indennizzi a causa dei ricorsi per i servizi aggiuntivi? Senza rimpianti: Goodbye mister Hamburger.

RESCABOLARIO

Benchmark

Alla Valorizzazione del Mibac snocciola benchmark (tabelle) con mirabolanti risultati: per il 2010 l'aumento è del 12,2% di presenze. Arrivano i complimenti di Berlusconi. Dalle statistiche del Mibac risulta però che al Pantheon, privo di biglietti o tornelli per contare gli ingressi, cambia il metodo di stima approssimativa dei visitatori, che da 1.740.00 mila del 2009 svettano così a 4.721.000 nel 2010. Senza questo aumento di 3 milioni di presenze ”stimate», i visitatori dei luoghi d'arte italiani si sarebbero attestati sui livelli dei 2008. Complimenti mister H!

Fundraising

Propugnatore dell'intervento dei privati nella cultura, una volta nominato nel 2010 commissario straordinario alla Grande Brera, dichiara alla stampa, anche all'Unità, che sarebbe riuscito a reperire dai privati tutti i fondi per la realizzazione del nuovo museo. Quando il suo mandato scade, qualche settimana fa, per Brera il fundraising sui privati ammonta alla mirabolante cifra di euro 0 (zero) e gli unici finanziamenti a disposizione sono pubblici e provenienti dal Cipe. Complimenti mister H!

Know-how

Mentre infuria la polemica sullo sponsor Tod's per Il Colosseo, dichiara alla stampa che dopo quell'accordo lui è costretto a chiedere a Della Valle se può usare l'anfiteatro Flavio per altre sponsorizzazioni. Malgrado lavori da oltre un anno al Mibac non ha ancora il know-how: tali concessioni vanno chieste alla Sovrintendenza competente (i.e. Roma). Oppure gli secca che la più importante sponsorizzazione nel settore Beni culturali non sia arrivata dalla sua direzione? Complimenti mister H!

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