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Timo Martin; Reuter Kaul
Frankfurt si autoblinda
18 Maggio 2012
Articoli del 2012
La protesta prosegue. Primi passi del completamento del locale con l’internazionale; ancora lontano quello dalla protesta e proposta con il l governo. Ma la reazione è immediata: gettata la nebbia della paura. Il manifesto, 18 maggio 2012

Restano vietate tutte le iniziative annunciate ad eccezione del grande corteo di sabato. «La Germania? Qui è peggio della Russia»

FRANCOFORTE - Le tende dell'Occupy-Camp resistono davanti alla Banca centrale europea, come gli striscioni. Solo i dimostranti non ci sono più, da quando mercoledì la polizia li ha sgombrati. Teso all'ingresso della tendopoli deserta, uno striscione si interroga: «Chi è che fa casino qui?». Un cuoricino rosso penzola, appeso alla stoffa. Eurotower, Kaiserstraße 29. Questo è il centro del blocco.

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Francoforte sul Meno è in stato d'assedio, la città bloccata. Non sono i dimostranti a produrre questo scenario ingessato, ma la politica senza precedenti delle autorità comunali.

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Non lontano da qui, all'asilo Kiz nel quartiere Gallus, la paranoia è esplosa all'inizio della settimana. Ansiose telefonate dei genitori al Kindergarten: potranno ancora affidargli i bambini? Tre chilometri oltre, in un ginnasio nel centro della città, grande è l'agitazione: «Che razza di caos ci aspetta?», vogliono sapere madri e padri dalla direzione. L'ufficio scolastico della città dispone: le famiglie, a loro discrezione, mercoledì potranno ritirare da scuola i loro figli prima del termine delle lezioni. Fino a domenica ogni attività universitaria è sospesa, atenei chiusi. Una circolare rassicura i dipendenti: i salari verranno pagati.

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«Per disposizione di polizia, i convogli non fermeranno nella Taunusanlage», la striscia verde nel quartiere delle banche. Così sta scritto in caratteri bianchi, sul blu delle tabelle luminose, nelle stazioni della Stadt-Bahn, la ferrovia urbana. I negozi di lusso sono barricati. Le banche, già chiuse giovedì, che in Germania è giorno festivo per l'Ascensione, non apriranno gli sportelli nemmeno oggi. E chi in questo venerdì voleva sposarsi al Frankfurter Römer, la sede storica del municipio, dovrà rinviare la cerimonia. «Per motivi di sicurezza», matrimoni si faranno solo nei municipi urbani fuori dal centro.

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Come è arrivato lo stato d'assedio a Francoforte? Forse i civilissimi «bloccupisti» sono solo l'avanguardia di un'orgia di violenza autonoma, da giorni pronosticata dalle autorità. Sarebbero alle porte 40mila dimostranti, e tra loro ben «2.000 violenti», molti più di quanti ne conti la polizia berlinese nelle battaglie del primo maggio a Kreuzberg.

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Eppure giovedì, davanti alla stazione ferroviaria, duecento persone si sono raccolte attorno a un uomo con tutt'altra aura. Canta «Shalom Alechem, vogliamo pace sulla terra». Altri intonano con lui. C'è pure Henning Zierock, cantautore di Stoccarda: «In Germania ci si lamenta spesso per le limitazioni alla democrazia in Russia. Ma qui è peggio». Zierock è indignato perché, a parte il corteo di sabato - autorizzato - la città ha vietato tutte le altre iniziative annunciate per i giorni dal 16 al 19 maggio da una variegata rete di opposizione, per protestare contro il potere delle banche sotto la sigla di Blockupy-Frankfurt. I tribunali si sono accodati.

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Sul piazzale della stazione, l'altoparlante della polizia si sovrappone al canto di pace: «Se volete dimostrare nonostante il divieto, allora potrebbe essere vietata anche la dimostrazione di sabato, finora consentita». La piccola folla preferisce continuare a cantare, non sta più a sentire la polizia. «Vi preghiamo di astenervi da tutto ciò che possa dare l'impressione di una dimostrazione», insiste l'altoparlante.

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Paulsplatz. Ingo e Gaby, coppia arrivata da un sobborgo di Francoforte, entrambi oltre i 60, stanno con poche centinaia di altre persone davanti alla Paulskirche, dove nel 1848 si riunì il primo parlamento nazionale tedesco. I due hanno in mano copie del Grundgesetz, la costituzione della Repubblica federale, e le tengono bene in alto. Sulle copertine bianche spicca una fascia nero-rosso-oro, i colori della rivoluzione del 1848 e della bandiera della Rft. «Siamo venuti perché abbiamo saputo che i tribunali hanno introdotto lo stato di polizia. Non è concepibile che i francofortesi non possano più riunirsi davanti alla Paulskirche, simbolo della repubblica costituzionale». Accanto a loro c'è Kolja, bimbetto biondo. «Mamma - chiede - perché qui è tutto vietato, alles verboten?»

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La città è sorvegliata da un esercito di 5000 poliziotti. Giovedì mattina tre bus provenienti da Berlino con 200 dimostranti sono stati bloccati già sull'autostrada. Sono seguiti controlli di documenti. Divieti di soggiorno a Francoforte. Sebbene sabato - sia prevista una manifestazione «legale», a molti viene già negato l'accesso alla città. Ovunque si riunisca una dozzina di persone, subito vengono circondate. La polizia non tollera «assembramenti», e non sta a discutere.

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Ciò nonostante nel pomeriggio in 300 sono riusciti a riunirsi sul Römerberg, davanti al municipio, per protestare contro i divieti. Sono perfino riusciti a montare sul piazzale una trentina di tende. Per un po' la polizia ha lasciato fare. Poi uno schiacciante schieramento di agenti ha chiuso in una morsa la piazza, per fare piazza pulita.

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Nel campus universitario di Bockenheim si sono ritrovanti in 150. Tra loro anche qualche ragazza e ragazzo venuti dall'Italia. Hanno cercato di muoversi insieme verso il centro. Bloccati e fermati -provvisoriamente? - anche loro. In serata la polizia parla complessivamente di 150 persone portate nei commissariati. Non sanno dirci se tra loro ci siano italiani.

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Kaiserstraße 29, Eurotower. Le reti metalliche di sicurezza, disposte dalla polizia per centinaia di metri intorno alla Bce, sono un po' arrugginite. Silenzio, niente traffico, splende il sole. Non funziona più nulla. Forse, chissà, verranno pure battaglie di strada. Ma qui è già tutto bloccato, alla grande.

© die tageszeitung

Traduzione di Guido Ambrosino

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