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Macao: il grattacielo di tornasole
11 Maggio 2012
Milano
Cosa succede davvero in città dopo l’occupazione di un gioiello di architettura moderna in centro. Vari interventi, compreso Dario Fo, da la Repubblica e Corriere della Sera Milano, 11 maggio 2012 (f.b.)

la Repubblica

Il sostegno di Dario Fo "Macao mi ricorda la Palazzina Liberty"

di Nadia Ferrigo

Il popolo di Macao ha accolto un ospite d’eccezione: il premio Nobel Dario Fo. Davanti a una platea di 200 persone - artisti, curiosi, studenti - l’attore ha mostrato tutto il suo entusiasmo per il progetto e ha promesso che se ne farà garante anche con il sindaco Giuliano Pisapia: «Non mi aspettavo ci fossero così tante persone consapevoli di fare qualche cosa di straordinario. Ne ho parlato con l’assessore alla cultura Boeri, che era perplesso, come lo si può essere di fronte a un evento così inaspettato». E così dicendo Fo ha toccato un punto che crea un certo imbarazzo alla giunta: l’occupazione illegale di uno spazio, l’atteggiamento da tenere sul caso Torre Galfa, «l’appoggio politico» che gli occupanti chiedono al Comune: «Questa amministrazione non può stare zitta».

L’assessore alle Politiche sociali Majorino ieri diceva: «Lo scandalo non è l’occupazione, ma che in città ci siano tanti spazi inutilizzati». E con lui si dicevano d’accordo Antonello Patta, portavoce della Federazione della Sinistra e i consiglieri di Sel: «L’esperienza di Macao rappresenta una modalità di ricerca e di cultura che deve essere vista con interesse». La replica del centrodestra: «Mi chiedo con quale faccia assessori che non mettono a disposizione spazi vuoti del Comune possano giustificare l’occupazione di proprietà private - commentava Fabrizio De Pasquale del Pdl -La sinistra vuole tenere assieme il rispetto della legge e le occupazioni illegali di immobili, cose che non possono convivere».

Incurante di questi bisticci, l’assemblea aperta nel cortile della Torre è proseguita, tra microfoni malfunzionanti e gli interventi di Dario Fo: «Sono meravigliato, non pensavo che avrei visto qualche cosa di simile a quello che è successo 45 anni fa». Il riferimento è alla Palazzina Liberty, occupata negli anni ‘70 con la moglie Franca Rame, un’esperienza andata avanti per una decina di anni con gli spettacoli del "Collettivo teatrale la Comune". Le analogie sono molte: un luogo abbandonato e inutilizzato, un gruppo di giovani artisti che ha voglia di esprimersi ma non trova spazio, e alla fine se lo prende.

Il tema più sentito dagli occupanti è la possibilità di uno sgombero, tanto che c’è un tavolo di lavoro dedicato al tema "che fare se ci cacciano tutti?". Dario Fo prende di nuovo la parola: «La paura dello sgombero è la stessa che sentivamo quando abbiamo occupato la Palazzina Liberty, e veniva da destra e da sinistra, perché abbiamo rubato lo spazio delle assemblee, dando voce a chi non aveva mai parlato. Bisogna riuscire a coinvolgere tutti, solo così sarete forti. Vi faccio un applauso, vorrei duecento mani per applaudire come si deve». Prima di lasciare l’assemblea, l’ultima raccomandazione: «Fatevi un programma: bisogna avere le idee chiare, altrimenti siamo perduti».

la Repubblica

Il grattacielo arrugginito monumento allo spreco

di Ivan Berni

L’occupazione della torre Galfa da parte di un gruppo di giovani artisti e teatranti è, insieme, qualcosa di temerario e di fortemente simbolico. Detto che occupare un edificio di privati - ancorché di Ligresti - è un atto illegale che non va in nessun modo avallato, il fatto che nel mirino sia finito un grattacielo "storico" della città, desolatamente vuoto da circa quindici anni, in pieno centro e per giunta a ridosso della nuova "Manhattan" di Porta Nuova, assume una rilevanza tutta particolare. È come se qualcuno si fosse preso la briga di gridare che il re è nudo, e che quello spettacolo di abbandono e di impotenza non è più tollerabile. Il gruppo di occupanti reclama nuovi spazi per la cultura, per la musica, per le arti visive, per il design. Cultura autoprodotta, senza il bollino delle istituzioni. Può darsi che un grattacielo lasciato ad arrugginire non sia il luogo ideale per una simile ambizione. Che ci siano problemi di sicurezza insormontabili e che la struttura stessa del palazzo rappresenti un ostacolo impossibile da superare. Però la suggestione è davvero molto forte: a memoria non risulta che in Europa un grattacielo sia mai stato oggetto di un’occupazione abusiva.

Suggestione potente: soprattutto considerando che la vecchia Torre Galfa rappresenta la metafora dell’immobiliarismo speculativo, della logica distorta del mercato, di un’urbanistica che negli anni ha smarrito completamente il suo ruolo di guida alla destinazione della città. Torre Galfa è stata abbandonata perché così com’è non è affittabile: i lavori di manutenzione e ripristino costerebbero troppo, rispetto a quanto potrebbe rendere d’affitto come building direzionale. Inoltre è un grattacielo troppo alto e troppo snello per venire svuotato e "trasformato", com’è invece accaduto alle due torri ex Ferrovie dello Stato davanti alla stazione Garibaldi. Molto improbabile anche l’ipotesi dell’abbattimento, a meno di sostenere costi giganteschi e mettere in piedi un’operazione potenzialmente ad alto rischio, data l’altezza notevole (109 metri) e la stretta vicinanza con altri palazzi per uffici.

Si consideri, inoltre, che si tratta di un edificio che ha più di cinquant’anni, di indubbio valore storico, e che il design del progettista Melchiorre Bega ha i suoi estimatori. Ligresti lo ha comprato per 48 milioni nel 2006, quando già da anni era disabitato e in condizioni precarie. Probabilmente il costruttore sperava che lo sviluppo del progetto Porta Nuova avrebbe portato a una valorizzazione dell’immobile. Sperava che quel vecchio e inabitato grattacielo anni Cinquanta si rivelasse un affare. Una preziosa pedina di scambio nel complesso risico di cessioni e acquisizioni che ha segnato la sua escalation di re delle aree, e del mattone, a Milano.

Le cose sono andate in tutt’altro verso. Ligresti sta per uscire di scena coperto di debiti. Il gioco degli uffici sfitti e dei valori immobiliari messi a patrimonio come scatole vuote non regge più. La crisi e una lunga serie di affari sbagliati hanno messo in ginocchio l’ex re delle aree. Quella vecchia torre arrugginita occupata da un gruppo di squatter creativi è lì per dire, a tutti, che la stagione di quell’urbanistica deve finire. E che quei monumenti allo spreco sono intollerabili. Chi occupa abusivamente ha torto. Ma chi costruisce o compra grattacieli per lasciarli vuoti non ha alcuna ragione.

Corriere della Sera

Fo alla Torre Galfa occupata «Io garante contro lo sgombero»

di Annachiara Sacchi

La luce si riflette sul palazzone della Torre Galfa occupata, gli artisti che per tutto il giorno hanno zappato, pulito i locali, organizzato esibizioni e concerti si fermano ad ascoltare Dario Fo. Il premio Nobel è arrivato all'incrocio tra via Galvani e via Fara (da qui il nome del grattacielo) per portare la sua solidarietà. Per parlare di arte e ideali, di partecipazione e cultura. Per farsi garante «antisgombero» con il Comune. Ma sulla torre «requisita» sabato dal collettivo «Lavoratori dell'arte» e di proprietà di Fondiaria Sai (Ligresti), incombono grosse nuvole. Una denuncia per occupazione abusiva. E un plumbeo imbarazzo nelle stanze della politica: le varie anime della sinistra, sul tema, sembrano parecchio divise.

Oltre duecento persone, ieri, per Dario Fo nel cortile della torre occupata, abbandonata da 15 anni, acquistata nel 2006 dalla Fondiaria Sai (48 milioni di euro) con tanto di bonifica dall'amianto due anni fa. Ci sono gli attivisti che si sono presi il palazzo (terminato nel 1959 su progetto di Melchiorre Bega), che l'hanno ripulito e ribattezzato Macao. Ci sono antagonisti e studenti dell'Accademia, autori televisivi, fotografi, creativi. E poi c'è lui, il premio Nobel. Gli chiedono di spendersi con il Comune per evitare lo sgombero. «Voglio parlare con l'amministrazione — spiega Fo —, non possono stare zitti. L'assessore Boeri mi è sembrato perplesso, ma è positivo che lo sia». E continua: «Questa è un'altra Palazzina Liberty: il Comune deve capire che deve aiutare». E se non fosse ancora chiaro il messaggio, i rappresentanti di Macao aggiungono: «Chiediamo appoggio politico da questa amministrazione che ha il potere di sospendere altri tipi di logiche». E cioè lo sgombero.

«Riportare la legalità in via Galvani», ecco la richiesta del centrodestra, dal Pdl alla Lega. Meno compatto il centrosinistra. Se dai vertici dell'amministrazione sembra di capire che «non ci sono stati contatti con gli occupanti; non li proteggiamo ma nemmeno siamo noi a chiedere lo sgombero», il consiglio comunale pare diviso. Sel: «C'e bisogno di spazi sociali in città. L'esperienza della Torre Galfa, pur nel limite della situazione di occupazione, rappresenta una modalità di ricerca di cultura che non può non essere vista con interesse», dice una nota di Patrizia Quartieri, Mirko Mazzali e Luca Gibillini. Conclusione: «Una Milano aperta deve essere l'obiettivo del nuovo modo di amministrare. Ma nulla può il Comune per impedire eventuali sgomberi chiesti da privati». Carmela Rozza, capogruppo del Pd, è di altro avviso: «Invito la giunta a prendere le distanze da questa occupazione assolutamente illegale». Ed ecco che interviene l'assessore Pierfrancesco Majorino: «Lo scandalo non è l'occupazione, ma che in città ci siano tanti spazi inutilizzati per colpa di un immobilismo ventennale, mentre noi ne stiamo per mettere a disposizione 50. Trattandosi di proprietà privata, non posso condividere l'occupazione, ma questo non mi impedisce di vedere che Macao pone un tema vero».

Solidarietà agli occupanti arriva dalla Federazione della Sinistra: «Siamo con voi». Ma il punto resta: il 5 maggio la proprietà ha fatto denuncia per occupazione abusiva. Fondiaria sembra intenzionata a riprendersi (presto) il palazzo per portare avanti un progetto di «messa a reddito» dell'immobile. Attesa. Nella notte una luce blu illumina la torre. «Sarà un buon weekend con tante iniziative», salutano gli artisti.

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