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Vittorio Emiliani
Il Ministero dei Beni Culturali di Mario Serio e quello odierno
7 Marzo 2012
Beni culturali
Un ricordo per misurare la differenza con la penosa situazione dell’oggi. Scritto per eddyburg, 7 marzo 2012 (m.p.g.)

L'ancora recente scomparsa di Mario Serio, gran commis d'État, prima soprintendente dell'Archivio Centrale dello Stato diventato con lui struttura esemplare, poi validissimo titolare dell’Ufficio centrale e quindi della Direzione generale del Ministero, fino al 2005, non ha suscitato - una dicotomia che si ripete invariabile e allarmante - nessun interesse nei giornali e telegiornali, mentre fra gli addetti ai lavori ha raccolto un numero davvero eccezionale di testimonianze, di e-mail di apprezzamento, di ricordo, di aperto e nostalgico rimpianto. Rimpianto per un Ministero stravolto dal suo stesso ingrandimento a livello centrale (un testone su un corpo sempre più anemico e gracile), dall'immissione di dirigenti esterni che dovevano essere i mitici manager e che invece hanno portato faide e lotte intestine, dalla diàspora dei suoi migliori, con una decadenza dei valori e delle pratiche della tutela da far temere per la sorte stessa del Ministero voluto da Giovanni Spadolini come "diverso" dagli altri e ridotto come e peggio degli altri negli ultimi anni di malagestione.

Si era fatto promotore di quella raccolta di messaggi Pippo Basile, indimenticabile coordinatore di tanti restauri post-terremoto, in particolare di quello umbro-marchigiano del settembre 1997, messo a capo di una ancora formidabile struttura tecnico-scientifica proprio da Mario Serio commissario straordinario per quel sisma che fece poche vittime e però danni assai gravi nell'area vastissima fra Assisi e Urbino. A cominciare dalla Basilica di San Francesco che minacciò di scivolare tutta quanta a valle e che fu invece messa in sicurezza nelle strutture, integralmente restaurata e riconsegnata ai padri francescani in meno di due anni e mezzo. Ministro era Walter Veltroni. Subito dopo il terremoto terribile dell'Aquila, lo stesso Basile, appena andato (assurdamente) in pensione come tanti altri tecnici bravissimi del MiBAC, si presentò sul posto offrendo gratuitamente i suoi saperi (si era fatto una assicurazione da sé e portato il proprio elmetto), ma venne rimandato subito indietro. Basile non serviva. I risultati della ricostruzione, diametralmente opposti a quelli di Umbria-Marche, sono, desolatamente, sotto gli occhi di tutti.

Mario Serio era uno studioso di grande solidità, un uomo molto fattivo e però assolutamente schivo, alieno dai giochi di potere che oggi imperversano (ancora purtroppo), un laico vero per il quale lavorare "in squadra" era la regola di tutti i giorni. Perché Serio, acuto studioso dell’amministrazione in generale, come scrisse Guido Melis nella prefazione ai suoi scritti (o, più sommessamente, ai suoi “materiali per una storia”, usciti presso la Bononia University Press), era fortemente radicato nell’esperienza delle “belle arti” partita con la legge Rosadi in epoca giolittiana. Oggi ci si riempie la bocca parlando soprattutto di beni culturali “da far fruttare”, “da mettere a reddito”, di “apertura ai privati”, di gestioni finalmente “manageriali”. Le recenti montagne di neve cadute nel Montefeltro hanno prodotto seri danni a Urbino (la Chiesa dei Cappuccini) e a Urbania (Palazzo Ducale) minacciando il peggio: ma il ministro Ornaghi, o il sottosegretario Cecchi, chi li ha visti?

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