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Tomaso Montanari
Occhio di Lincei
16 Dicembre 2011
Beni culturali
Si conclude nella retorica e nella pompa di un’istituzione che un commissariamento che non doveva mai iniziare. Con postilla. Il Fatto Quotidiano, 16 dicembre 2011 (m.p.g.)

Che sia appannato anche l’occhio della lince, nato per distinguere, sceverare, giudicare? Bisogna confessare che quando il governo di turno minaccia di tagliare i fondi all’Accademia dei Lincei, agli storici dell’arte non corre un brivido lungo la schiena. Da tempo, infatti, l’Accademia è morta e sepolta alla ricerca storico-artistica, e si è trasformata in una sorta di pensionato di lusso a cui accedono di diritto i baroni della Sapienza, i loro allievi e i loro alleati concorsuali. Ma, a giudicare dal memorabile evento che i Lincei hanno ospitato lunedì scorso, anche i colleghi archeologi non se la passano benissimo. In quell’occasione sono stati solennemente presentati i due volumi del terzo rapporto del Commissario dell’area archeologica di Roma: che è Roberto Cecchi, oggi discusso sottosegretario ai Beni culturali. A mettere in guarda i Lincei doveva bastare il mostruoso prezzo di stampa dei tomi: 68.000 euro. Una vera enormità, se paragonati ai 48.000 euro del costo medio annuale per le missioni sul territorio della Soprintendenza archeologica di Roma (ora peraltro bloccate per legge, senza che il sullodato Commissario muovesse un dito). E poi non era davvero il caso di esaltare il modello commissariale: e cioè l’esautorazione delle soprintendenze voluta da Bondi e Bertolaso, che ha prodotto la svendita del Colosseo a Diego della Valle, e nessun rimedio all’elevatissimo rischio idrogeologico del Palatino. E invece Eugenio La Rocca si è addirittura spinto a definire questa esperienza nefasta «una pietra miliare nella storia degli scavi archeologici». Insomma l’architetto Roberto Cecchi come Giovan Pietro Bellori, Luigi Pigorini, Rodolfo Lanciani o Ranuccio Bianchi Bandinelli: non c’è che dire, uno sguardo linceo. Ma, si sa, le grazie di un sottosegretario sono ambitissime: e specie da chi desidera organizzare mostre imperiali bisognose di fondi pubblici. Tuttavia, non sarà l’appannato bollino della lince a legittimare l’azione di governo di Roberto Cecchi. Ben altri sono i banchi di prova che lo attendono: incoraggiare e tutelare la meritoria, ma ancora insufficiente, ripresa delle assunzioni di storici dell’arte e archeologi; il varo di una legge che salvi finalmente Sepino dalle pale eoliche e dagli errori del Consiglio di Stato; la nomina di un direttore generale del paesaggio e dei beni storico-artistici che sappia guidare una vera e dura azione di tutela morale e materiale, e moltissimo altro ancora. Se Cecchi vorrà contribuire a salvare il patrimonio, e magari anche la propria faccia, non ha che da rimboccarsi le maniche.

Postilla

La vicenda del commissariamento di Roma e Ostia ha un unico pregio: fra dieci giorni terminerà. Sugli esiti e le conseguenze che purtroppo continueranno a manifestarsi anche in futuro, torneremo nel dettaglio, perché si tratta di un’operazione per molti versi, tutti negativi, esemplare. Qui è importante ribadire il carattere di mistificazione mediatica che l’ha caratterizzata soprattutto in quest’ultima fase. Come ci auguriamo emergerà ben presto con sempre maggiore chiarezza, il commissariamento non ha apportato alcun elemento di innovazione scientifica, anzi ha provocato un’impasse nelle pratiche operative della Soprintendenza, proprio perché non accompagnato da un adeguato percorso metodologico.

Quanto all’Accademia dei Lincei, condividiamo toto corde l’opinione di Montanari: anche in questo campo è giunto il tempo di procedere ad un’operazione di verità. Ricerca e innovazione abitano altrove.

E da molto tempo, come testimonia un aneddoto risalente al 1953. Di fronte ad un Ranuccio Bianchi Bandinelli esterrefatto (per l’ignoranza dell’interlocutore), un archeologo linceo di lungo corso che per carità di patria non nomineremo, manifestò tutta la sua riprovazione per il livello a cui si stava abbassando la veneranda Accademia, rea di concedere riconoscimenti “persino ad una miss” (sic!). Si trattava del Premio Feltrinelli assegnato a Mies van der Rohe. (m.p.g.)

Sulle nostre vetuste istituzioni culturali, in eddyburg:

Il colore della cultura: La nottola di Minerva

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