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Giuseppe Alberto; Salvaggiulo Mattioli
Come si riuscirà a salvare Pompei
1 Dicembre 2011
Beni culturali
Tante promesse, molte intenzioni (non tutte buone…): molta è l’agitazione sotto il cielo di Pompei. La Stampa, 1° dicembre 2011 (m.p.g.)

Ieri è stato presentato a Parigi l'accordo per Pompei fra l'Unesco e il ministero dei Beni culturali. In cosa consiste? L'Unesco, ha spiegato il suo consigliere speciale, l'ambasciatore Francesco Caruso, darà al ministero un'assistenza scientifica per la tutela di Pompei e faciliterà la ricerca di sponsor internazionali per finanziare i lavori. Si formerà una «cordata» francese di sponsor, coordinata dall'Epadesa, il Consorzio delle grandi imprese con sede nel quartiere della Defense di Parigi. Le aziende vogliono approfittare della legge francese, molto generosa quanto a sgravi fiscali per le sponsorizzazioni culturali. Secondo Philippe Chaix, direttore generale di Epadesa, nel 2012 potrebbero arrivare a Pompei dai 5 ai 10 milioni di euro, con la prospettiva di aumentare il contributo per gli anni successivi.

C'è anche una cordata italiana? Ieri a Parigi una numerosa delegazione napoletana con il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha annunciato un accordo fra l'Unione industriali e l'Associazione dei costruttori di Napoli per un progetto di sistemazione dell'area archeologica «extra moenia» di Pompei, che comprende anche Ercolano, Oplontis, Torre Annunziata a Stabia, 7500 ettari In tutto. L'idea è quella di sistemare infrastrutture e viabilità per rilanciare il turismo (per esempio, le crociere). «La realtà che circonda Pompei - ha detto Caldoro - è unica al mondo in termini negativi». Come mai è intervenuta l'Unesco? E' normale? Pompei è inserita dal 1997 nell'elenco dei siti Unesco considerati «patrimonio dell'umanità».

Un anno fa, dopo il crollo della Scuola dei gladiatori, l'Unesco ha inviato un'ispezione e quindi approvato un dossier molto severo, manifestando «profondo rammarico e preoccupazione» per la gestione del sito e paventando il declassamento di Pompei a «sito a rischio». Come ha reagito l'Italia? L'Italia ha incassato a malincuore il «cartellino giallo» e per evitare che diventi rosso ha accettato il «tutoraggio» dell'Unesco, peraltro richiesto dagli imprenditori francesi come condizione per investire denaro. Nei mesi scorsi è stato negoziato questo accordo che è inedito, poiché mai prima d'ora l'organizzazione internazionale è intervenuta direttamente su un sito. Un anno dopo il crollo della Scuola dei gladiatori, qual è la situazione a Pompei? I crolli, sia pure di minore entità, sono proseguiti. La nuova soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro ha cercato di tamponare le falle più grandi della disastrosa gestione commissariale, ma i problemi sono strutturali: Pompei ha bisogno di manutenzione come una qualsiasi città, con l'aggravante che è molto più fragile.

Qual è stata la reazione istituzionale ai crolli? Un anno fa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano definì il cedimento della Scuola dei gladiatori «una vergogna per l'Italia». Il governo annunciò una mobilitazione straordinaria, un piano di tutela con stanziamenti milionari e assunzioni di personale necessario. Ma finora l'esito è stato deludente: nessun piano straordinario di tutela è stato avviato. In attesa dei fondi europei (105 milioni di euro sbloccati e attesi per il prossimo anno) non un solo euro in più è arrivato e in compenso a Pompei ne sono stati sottratti -5 milioni (20% del bilancio) per ripianare i debiti del Museo di Capodimonte di Napoli. Quanto alle assunzioni, promesse e rinviate più volte, finalmente la legge di stabilità le ha sbloccate. Nel 2012 prenderanno servizio 22 tra archeologi, architetti e amministrativi. Basti pensare che attualmente a Pompei lavora un solo archeologo e l'ultimo mosaicista, mai sostituito, è andato in pensione dieci anni fa.

Nonostante i tempi lunghi, pare che qualcosa si muova. Perché qualcuno storce il naso? L'intervento dell'Unesco, «il podestà straniero», è fondamentale per evitare scempi nella tutela o per garantire l'autorevolezza necessaria ad attirare capitali privati, anche dall'estero. Ora il ministero dovrà presentare un concreto piano di tutela, in modo che si sappia che cosa fare, con che soldi e con quali obiettivi. Pompei ha bisogno di una gestione efficiente e di tutela permanente, non di chiacchiere e interventi-spot. Inoltre la pittoresca delegazione campana arrivata ieri a Parigi, a dispetto dell'assenza della soprintendente e di rappresentanti del ministero, pare più interessata ad altro. In particolare al secondo accordo, presentato chissà perché a Parigi ma che con l'Unesco, gli imprenditori francesi e la tutela archeologica di Pompei non c'entra niente, perché riguarda le aree intorno al sito. Italia Nostra ha più volte denunciato il rischio che si tratta di un cavallo di Troia per speculazioni edilizie.

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