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Sergio Brenna
Preistoria dell'ex Falck di Sesto San Giovanni
11 Giugno 2012
Scritti ricevuti
La testimonianza diretta di un prassi di urbanistica contrattata: al di là della vicenda giudiziaria, riflettiamo sui metodi bipartisan di governo del territorio. Scritto per eddyburg, con postilla

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso ho incrociato molte delle vicende urbanistiche sulle trasformazioni delle grandi aree dismesse e/o da ridestinare a nuovo uso nell'area milanese (ex Falck di Sesto S.G., ex Alfa Romeo di Arese-Lainate-Garbagnate-Rho, ex Fiera di Milano, aree EXPO 2015, ecc.) che oggi suscitano tante discussioni, perplessità e spesso indagini della magistratura a causa del comportamento delle pubbliche amministrazioni coinvolte. Voglio soffermarmi qui su quella temporalmente più antica e che costituisce una sorta di preistoria delle vicende raccontate in questi giorni dai media a commento delle iniziative giudiziare della magistratura inquirente. A metà del 1992 mi chiama un consigliere comunale di opposizione (PRC) di Sesto e mi dice: so che in università studi il riuso delle aree industriali dismesse, qui ci propongono di entrare con un rappresentante in una società mista Comune-Falck, noi non ci capiamo niente, accettiamo solo se ci vai tu. Dopo aver tentennato un po', decido di accettare: meglio aver conoscenza di quel che accade e semmai uscire sbattendo la porta, facendo rumore sulle scelte non condivise! Si inizia - Sindaca Fiorenza Bassoli, presidente della società l'economista Ferdinando Targetti, recentemente scomparso – tra Natale e Capodanno del 1992, incrocio come rappresentante Falck Giuliano Rizzi, architetto allievo di Marescotti e già membro del Collettivo comunista di architettura negli anni Cinquanta, che – dopo aver studiato i piani di ricerca della Falck – propone un nucleo commerciale lungo viale Italia e sul resto dell'area centri di ricerca e sperimentazione produttiva nel riuso del rottame ferroso (carri ferroviari, frigoriferi, computers, ecc.). Una sfida intrigante su cui mettere alla prova la Falck sulle sue reali intenzioni; ma, nel frattempo, è diventato Sindaco Penati e il consigliere PRC è diventato vicesindaco e assessore all'urbanistica. Penati (primavera 1994) ci convoca e ci dice: smontare carri ferroviari e frigoriferi non è qualificante per la Sesto del 2000! Poi ci ordina di affidare un incarico da 500 milioni di lire (che la società non ha!) a Gregotti (che sta studiando il nuovo PRG e quindi non può assumere nuovi incarichi diretti), G.B. Zorzoli, Umberto Colombo (ex ministro della ricerca ed ex presidente CNEN) e un oscuro economista cileno con studio a Ginevra, Juan Rada.

Ci viene detto che hanno un piano di riuso delle aree e soprattutto clienti già pronti all'acquisto a prezzi che ripagheranno il costo dell'incarico e la ricapitalizzazione della società. Al nostro rifiuto di obbedire ci vengono imposte le dimissioni entro 24 ore, la società viene sciolta e ne viene costituita una nuova sotto la presidenza dell'ex assessore allo sviluppo economico Fabio Terragni, poi destinato ad una luminosa carriera dentro Pedemontana Spa.

Da lì in poi inizia la vicenda che altri raccontano in questi giorni con la vendita a Pasini, poi Zunino, poi Bizzi e con intricati giri di fatture milionarie (in euro!) ad off-shore olandesi, lussemburghesi e quant'altro, per oscure consulenze che – a chi proprio non vuole avere fette di salame sugli occhi – puzzano di tangenti lontano un miglio!

Dal giugno 1994 al luglio 1998 vengo chiamato a fare l'assessore a Rho e mi occupo, tra l'altro, dell'ex raffineria di Rho-Pero dove si insedierà in seguito il polo esterno di Fiera e dell'ex Alfa Romeo (di cui Rho ha nel proprio territorio una piccola quota) e in anni successivi, mi batterò coi cittadini della zona contro il progetto Citylife per il riuso dell'area della vecchia Fiera a Milano. Tutte battaglie perse, ma che forse è valsa la pena di combattere.

Oggi sembra che – almeno sull'ex Falck – la magistratura abbia deciso di metterci il naso, ma se la politica avesse voluto vedere e capire, avrebbe potuto farlo ben prima.

Postilla

In realtà la politica non poteva vedere perchè era cambiata l’ideologia. Non più rigorosa distinzione tra interesse pubblico e interesse privato, non più visione olistica della città e del territorio, non più sguardo orientato al future di noi tutti, non più la politica al servizio della collettività (e sinistra in difesa dei più deboli). Iniziò con l’urbanistica contrattata e con la critica al “giacobinismo degli urbanisti”, proseguì con lo smantellamento della pianificazione. Dalla lotta agli incrementi della rendita provocati dalle decisioni pubbliche si passò alla celebrazione della rendita (delle rendite) come motore dello sviluppo. Non bastò essere chiamati una volta nelle aule della giustizia per imparare. Anzi, si accusò chi difendeva la legalità di “demonizzare” i governanti che predicano e praticano l’impunità per chi comanda. Ricordiamo, per cambiare.

Qualche riferimento a testi in questo sito: P. Della Seta, E. Salzano, Italia a sacco; E. Salzano, 20 anni e più di urbanistica contrattata; W. Tocci, L’insostenibile ascesa della rendita urbana

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