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Sam Leith
Se vendono la casa di JG Ballard
18 Luglio 2011
Recensioni e segnalazioni
Il suburbio londinese dove ha abitato lo scrittore al centro della cultura contemporanea. Un’idea di monumento da The Guardian, 17 luglio 2011 (f.b.)

Titolo originale: If we can't buy JG Ballard's former home, then we should at least erect a statue to him – Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

Si parla tanto della possibilità che venga messa in vendita la casa in cui è cresciuta JK Rowlings ( guarda: c’è un vecchio armadio nel sottoscala: deve essere da lì che è nata l’ispirazione per Harry Potter!), ed è passata invece abbastanza inosservata un’altra vicenda immobiliare.

È sul mercato la casa londinese di JG Ballard a Shepperton. Dove lo scrittore ha abitato e lavorato dal 1960 fino alla morte nel 2009. E lì non c’è bisogno di cianciare tanto a proposito di armadi nel sottoscala per capire quanto sia importante. Shepperton occupa uno spazio essenziale nell’immaginario di Ballard: era attratto da quella piattezza socioeconomica, da quell’ambiente suburbano britannico ritagliato da squallide corsie asfaltate, confinante con veri e propri non luoghi, aeroporti, tangenziali, e là dentro prosperava [ consiglio la descrizione di Shepperton fatta da Iain Sinclair nella sua visita a Ballard, raccontata in London Orbital n.d.t.].

Era dalle parti di Shepperton che si muoveva in auto il protagonista di Crash, racconto di come ci si potesse eccitare sessualmente con gli incidenti stradali. Scriveva in un altro romanzo: “ Al centro della città non molto più di un supermercato, una fila di negozi, un autosilo e un distributore di benzina. Shepperton, di cui avevo sentito parlare solo per via degli studi cinematografici, mi pareva un suburbio qualunque, il paradigma del nulla”.

Strano che il più anticonformista degli scrittori sia stato poi tanto devoto a uno spazio tanto banale. Ma è anche un indizio del modo in cui ha saputo dar forma alla sua arte. La cosa più straordinaria della sua autobiografia Miracles of Life del 2008 [ed.it I miracoli della vita, Feltrinelli 2009], è che si scopre come le immagini più surreali e sognanti delle sue prime opere – piscine vuote, piste da volo abbandonata, la buona educazione formale che si sovrappone all’evidente psicosi, una stravagante convivenza di decoro e brutalità – siano il frutto dell’infanzia in Cina nel periodo della guerra.

Quando arriva a Shepperton, Ballard resta affascinato da quella che gli appare come la perversione di una civiltà che finge di essere civile. Sta qui il senso del suo lavoro. Ballard trova il luogo del surreale, e ci va ad abitare. Ma ciò che a lui appariva surreale, a noi sembra normale.

Il sottotitolo dell’autobiografia descrive la sua vita come un percorso “ da Shanghai a Shepperton”. Gli piaceva scherzare su sé stesso. Un amico che l’ha intervistato diversi anni fa, si è ritrovato dentro a quella casa a “ guardare circospetto le tendine ingiallite alla finestra di quella che è la villetta più conciata di tutta la via. Il giardino è soffocato dalle erbacce, che rischiano di attaccarsi anche alle ruote della Ford Granada metallizzata sul vialetto. ‘L’aspetto alle 2.30, guardando attraverso le tendine della finestra’, mi aveva detto Ballard”.

Simon Sellars, che gestisce il sito web ufficiale dedicato a Ballard, ha proposto che gli appassionati si uniscano per trasformare quella casa in museo. Il prezzo fissato è di 367.000 €, e si precisa che l’edificio “ha bisogno di essere ristrutturato”. Ma non sarebbe meraviglioso, se questa “ristrutturazione” non dovesse avvenire mai? Sono andato sul sito dell’agenzia, e non ho trovato alcun riferimento di tipo letterario: c’era invece un pulsante per far partire una presentazione. Mi immaginavo a quel punto di vedere le solite foto a colori delle varie stanze all’interno. E invece la cosa assomiglia di più a una installazione artistica, un tributo al grande uomo.

Si apre una finestra. É la foto della facciata, una villetta a schiera di mattoni rossi con una malconcia porta d’ingresso giallina, le tendine alle finestre. Sta lì solo pochi secondi, e poi scompare, sostituita dalla foto del giardino totalmente ricoperto di erbacce. Zummata attraverso il fogliame, poi ricompare l’immagine originale, e ancora ingrandimento. Torna la facciata, in avvicinamento. Casa, giardino, casa, casa, casa, giardino. Meccanico, casuale, impersonale, piuttosto sinistro. Cosa sta in agguato dietro le erbacce? Cosa sta cercando di mostrarci questo tesissimo tira e molla, cosa c’è dietro quelle tendine?

Brillante, decisamente ballardiano. Il suo editore mi ha raccontato che lui si considerava come scrittore della modernità nel ruolo di quei tizi che si vedono a volte sullo spartitraffico nelle curve della superstrada, con quei cartelli improvvisati dove c’è scritto qualcosa tipo “ATTENZIONE!” o “PONTE INTERROTTO!”.

Se non riusciamo a comprare la casa, cerchiamo almeno di raccogliere abbastanza per una statua di lui che regge un cartello del genere. Potremmo sistemarla su Laleham Road, proprio nel punto in cui scavalca l’autostrada M3.

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