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Giuliano Guido; Pisapia Podestà
Milano: prove di Città Metropolitana
15 Luglio 2011
Articoli del 2011
Dalle pagine del Corriere della Sera, 14-15 luglio 2011, un dialogo concreto e aperto fra Sindaco di Milano e Presidente della Provincia sul nuovo ente intermedio di governo del territorio. Con postilla

Referendum sulla “Grande Milano”

di Guido Podestà

Gentile Sindaco Giuliano Pisapia, intendo, come già feci con Letizia Moratti, lavorare con lei, unitamente con gli altri sindaci del Milanese, alla costruzione «dal basso» della Città metropolitana. L’obiettivo è quello di garantire ai cittadini più efficienza amministrativa e maggiore razionalizzazione dei cosiddetti «costi della politica» .

Le propongo, quindi, di dare seguito all’impegno di operare in questa direzione, così come ci siamo detti nel nostro primo incontro e come abbiamo riaffermato davanti alle assemblee di Confcommercio e di Assolombarda. Sarei felice, pertanto, se lei, assieme a una rappresentanza degli altri 133 sindaci della Provincia, accettasse di entrare nel Comitato promotore del referendum sull’istituzione del nuovo Ente, che, tramite questa lettera aperta, propongo di celebrare entro il 2012 in tutti i 134 Comuni del territorio.

L’entrata in attività del Comitato, nel quale andrebbero coinvolti esponenti della società civile, delle associazioni datoriali e dei sindacati, dovrebbe, a mio avviso, avvenire in ottobre previa convocazione, a settembre, di Stati generali.

Il quadro normativo ci offre, nel rispetto delle prerogative riconosciute al Parlamento, la possibilità di formulare un progetto di Città metropolitana e di chiamare alle urne i cittadini allo scopo di verificarne il consenso. Su quest’aspetto, suggerisco il 2016 del dopo Expo. Ma non voglio dettare una road-map.

Desidero, piuttosto, fornire, in sintonia con lei, risposte all’esigenza di accelerare la nascita della Città metropolitana. A tale Ente dovrebbero essere affidate competenze di area vasta in ordine a infrastrutture, trasporti, mobilità, ambiente, ciclo idrico integrato, pianificazione urbanistica, sviluppo economico e occupazione. Il nostro territorio, capace di contribuire per il 10%alla formazione del Pil, teatro dei più importanti processi politici italiani e caratterizzato da un continuum urbanistico tra il capoluogo e i Comuni di prima e seconda cintura, risulta un laboratorio ideale.

Si tratta di una convinzione della quale ho messo al corrente sia i presidenti delle Province destinate a trasformarsi in Città metropolitane, durante un incontro risalente al luglio 2010, sia il capo dello Stato, nell’ambito del colloquio svoltosi a Palazzo Isimbardi nell’aprile 2010. Il presidente Giorgio Napolitano concordò sulla necessità di velocizzare l’iter e sottolineò le similitudini di sviluppo territoriale ininterrotto di Milano e di Napoli. L’esigenza da me avvertita di trasporre il nuovo Ente dall’architettura costituzionale alla realtà non è riconducibile a polemiche e campagne giornalistiche legate alle ipotesi di abolire tout-court le Province.

La mia posizione, al riguardo, è nota. Credo che la cancellazione indifferenziata di moltissimi Enti amministrati con rigore, come tutti quelli lombardi, non comporterebbe un risparmio ma, semmai, un incremento di costi e una frammentazione di competenze tra Comuni e Regioni in contrasto con il bene dei cittadini. La Provincia di Milano, che, già agli inizi del ’ 900, il sindaco del capoluogo Emilio Caldara voleva cancellare, risponde in pieno ai requisiti della Città metropolitana.

Questa circostanza è confermata non solo dai lavori della Commissione di ex sindaci di Milano (Carlo Tognoli, Paolo Pillitteri, Piero Borghini, Marco Formentini e Gabriele Albertini), che, all’indomani del mio insediamento e rispettando un impegno assunto in campagna elettorale, ho incaricato di formulare una proposta di Città metropolitana, ma pure dagli studi dell’Isap, sostenuto dalla Provincia e dal Comune nonché presieduto prima da Tognoli e oggi da Ugo Finetti.

Il nostro Ente, che persino i più convinti assertori dell’abolizione delle Province riconoscono non costare un euro allo Stato ma, anzi, assicurare, unico tra quelli italiani, un saldo positivo all’Erario (oltre 16 milioni di euro), amministra, del resto, il territorio motore dell’economia italiana proiettato verso Expo con realizzazioni infrastrutturali e prospettive di crescita occupazionale traguardanti il 2015. Chiudo questa lettera aperta invitandola a Palazzo Isimbardi per procedere, già dalla prossima settimana, a un nuovo confronto sui passi da muovere insieme verso la meta, indicata dai residenti, della Città metropolitana.

Grande Milano, partiamo dal 2016

di Giuliano Pisapia

Gentile Presidente Guido Podestà, ho letto con attenzione e interesse la sua lettera pubblicata ieri e condivido la volontà di un lavoro comune tra le istituzioni milanesi per dare concretezza alla nascita della Città metropolitana di Milano, che porterebbe al superamento dei nostri attuali enti locali. È questo un tema a me così caro da averlo già affrontato durante la mia attività parlamentare.

Mi trovo d'accordo sugli obiettivi di una maggiore efficienza amministrativa, di migliori servizi ai cittadini e della razionalizzazione dei costi, soprattutto in un momento di crisi economica quale quello che ha investito il nostro Paese. Abbiamo il dovere di essere buoni amministratori, rispettando la fiducia che i milanesi hanno riposto in noi. La realizzazione della Città metropolitana, peraltro inserita in Costituzione e prevista dalla Legge delega 42/2009, è un passo fondamentale in questa direzione.

Certo non si tratta di un'azione concretizzabile in un giorno, ma possiamo aprire un percorso serio per far si che già tra cinque anni si possa votare per il nuovo Ente. Il 2016 è una buona data, sulla quale è possibile dare già oggi rassicurazioni. Ma non si possono, e non si debbono, trovare più alibi. Oltre alle iniziative referendarie, è possibile ripartire dal contenuto del Disegno di Legge depositato in Senato nel 2009 sull'istituzione della Città metropolitana di Milano. Il documento è collegato alla Carta delle Autonomie ed è già all'esame della Commissione Affari Costituzionali.

Si tratta però di un percorso lento che va assolutamente reso più veloce. Sono quindi più che disponibile a un incontro con lei e con i rappresentanti degli altri Comuni per valutare le iniziative per dare attuazione ad azioni virtuose per il bene del nostro territorio e dei nostri cittadini. A partire da una sollecitazione nei confronti del Parlamento richiamando il senso di responsabilità e di forte volontà riformatrice per una nuova architettura costituzionale, che non deve ricadere nel taglio ai servizi, ma in una maggiore efficienza.

Ma fin da subito, in attesa di un legislatore talvolta troppo lento, è possibile operare insieme per trovare e dare risposte concrete su temi per definizione sovracomunali come quelli, tra gli altri, dell'inquinamento, della mobilità e della cultura. Da parte del Comune ribadisco che c'è il massimo impegno a far si che la Città metropolitana di Milano diventi realtà. Lo conferma il fatto che abbiamo già dato il via, come dichiarato in campagna elettorale, al processo di trasformazione dei Consigli di Zona. Si tratta di un segnale fortissimo che consentirà ai "parlamentini"di diventare vere e proprie municipalità in grado di operare autonomamente e in condizioni di equilibrio rispetto ai Comuni dell'Area, preparando di fatto il terreno alla nascita della Città metropolitana di Milano, tanto attesa a parole, ma ancora lontana nei fatti.

Un impegno che avevamo preso con molti sindaci e amministratori della Provincia, nel corso di vari incontri che si erano svolti ancora prima che diventassi sindaco. Di questo sarò felice di riparlarne con lei nei prossimi giorni.

Postilla

Meglio tardi che mai. Ma ripetiamo la nostra domanda: le Città metropolitane non avrebbero dovuto essere costituite, e i confini amministrativi delle Province sul territorio residuo ridisegnate, fin dal 1992? Chi ha impedito ai soggetti politici che oggi vogliono abolire province (e le connesse Città metropolitane) di fare il loro dovere?

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