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Teresa Cannarozzo
Sicilia: il governo regionale all’assalto della Valle dei Templi di Agrigento
2 Maggio 2011
Beni culturali
Una minaccia che può ancora essere sventata. Se l’assalto riesce, chi non ha difeso e poteva farlo è colpevole quanto chi ha aggredito

La furia devastatrice del partito degli affari immobiliari è particolarmente vivace in Sicilia. Anche in quella regione le istituzioni sono spesso strumenti degli interessi economici più arcaici, e concorrono a distruggere ciò che innanzitutto a loro spetterebbe tutelare. La notizia del giorno è il tentativo della Giunta regionale siciliana di abolire (sic: “abolire”) il Parco archeologico della Valle dei templi di Agrigento. Abbiamo chiesto a Teresa Cannarozzo, che è stata vicepresidente del Parco, di informare eddyburg in proposito.

I luoghi

Nel territorio agrigentino si materializzano i contrasti più stridenti: l’eccezionale patrimonio archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi e un abusivismo edilizio diffuso e multiforme; orti urbani e giardini lussureggianti che si incuneano all’interno di periferie miserabili; una maglia invasiva e ingombrante di opere viarie, per lo più in viadotto che ha massacrato il territorio e il paesaggio.

Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi comprende al suo interno l’antica Akràgas, di cui si possono leggere frammenti significativi in alcune aree scavate da tempo. La città classica era solcata da due fiumi ed era difesa da forti salti di quota e da una cinta murata che non si distingue per colore e materiale dalle rupi sottostanti.

L’Ente Parco

L’Ente Parco è stato istituito da una legge regionale: la n. 20 del 2000. La legge assegna all’Ente Parco propri organi di gestione, il compito di redigere il Piano del Parco, di tutelare e valorizzare i beni archeologici, paesaggistici e ambientali, di promuovere la ricerca archeologica curandone anche l’aspetto divulgativo, di potenziare la fruizione sociale e turistica delle risorse territoriali per incrementare il turismo culturale.

Altre attività di routine del Parco riguardano la manutenzione e il restauro del patrimonio vegetale e dei terreni agricoli espropriati; si è sperimentata anche una piccola produzione di olio e di vino.

Dopo un lungo periodo di commissariamento, alla fine del 2006 è stato ricostituito il Consiglio del Parco che si è dato alcuni obiettivi prioritari: la redazione di una Carta Archeologica, la costruzione di una nuova strategia di comunicazione delle risorse del Parco e la ripresa dell’iter di formazione del piano del Parco.

Il piano

La finalità principale del piano, faticosamente redatto e in fase di approvazione da parte dell’Assessorato Regionale ai BB.CC.AA.AA., è quella di rafforzare l’identità del paesaggio della Valle, indebolita dall’abbandono dell’agricoltura, da una edificazione strisciante e da svariati attraversamenti viari, attraverso una serie di azioni progettuali partecipate, articolate tra tutela, recupero, riqualificazione e valorizzazione.

Il primo obiettivo del piano è rendere accessibile e visitabile tutto il patrimonio archeologico esistente attraverso la proposta di nuovi itinerari. Per ampliare la durata e la tipologia delle visite il piano prevede un itinerario che include anche il centro storico e la vicina Rupe Atenea, dove sono visibili edifici di origine classica, aree archeologiche minori e tratti delle fortificazioni. Per le stesse finalità il piano prevede interventi di rinaturalizzazione e riqualificazione della fascia costiera e degli alvei dei due antichi fiumi lungo i quali propone itinerari naturalistici e green ways.

Il piano prevede anche un nuovo sistema di accesso al Parco basato su parcheggi intermodali tangenti alle aree archeologiche, in connessione con bus navetta che copriranno diversi percorsi di visita; si prevede anche di utilizzare il tracciato ferroviario che attraversa la Valle e che arriva alla città, attualmente adoperato in occasioni sporadiche.

Il piano affronta il tema del riuso del patrimonio edilizio storico all’interno della Valle e propone di ampliare il sistema dei servizi e delle attrezzature prevedendo punti di informazione, luoghi di esposizione e vendita dei prodotti tipici, aree di sosta e ristoro, centri di ricerca, foresterie per gli studiosi e spazi museali.

Il piano propone anche una inversione di rotta nei rapporti con i proprietari di immobili all’interno della Valle; prevede infatti di fermare la politica degli espropri che hanno causato fatalmente l’abbandono delle aree rurali e degli edifici, con grande danno per la conservazione del paesaggio agrario e di inaugurare rapporti di convenzione con i residenti, sia per il mantenimento dell’agricoltura che per la fornitura di alcuni servizi.

In definitiva il piano considera il Parco un territorio multifunzionale, caratterizzato da una molteplicità di risorse, aperto contemporaneamente al mondo e alla città, in un processo di riappropriazione identitaria, storica e culturale da parte della comunità locale.

L’assalto del Governo Regionale

Nonostante i risultati positivi conseguiti nella gestione del Parco, il governo regionale in carica ha fatto intendere in diverse occasioni che avrebbe voluto smantellare l’Ente, cancellandone l’autonomia finanziaria e le competenze. Ma questo obiettivo sarebbe stato raggiungibile solo modificando o abrogando la legge istitutiva, a suo tempo voluta da un ampio schieramento politico trasversale.

La presentazione della finanziaria da parte del Governo, in corso di discussione all’Assemblea Regionale, è sembrata l’occasione utile: è stato introdotto infatti un emendamento devastante che cancella gli organi di gestione del Parco e, incredibilmente, anche il Piano, che tra l’altro è costato una cifra esorbitante. Sono infatti abrogati gli articoli da 7 a 14 del Titolo I della legge 20 del 2000.

Naturalmente, la cosa non è passata inosservata e si è scatenata una forte reazione, specie da parte di alcuni deputati del PD di Agrigento.

Si dice che l’emendamento sia stato ritirato ma la finanziaria è ancora in discussione e potrebbe essere riproposto. Per altro come accade dappertutto, la stampa, ancorché sollecitata, ignora le vicende di questo genere e il dissenso si muove attraverso percorsi carsici senza arrivare facilmente all’opinione pubblica.

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