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Stella Cervasio
A Iannello difensore del territorio intitolato il belvedere di via Manzoni
11 Aprile 2011
Antonio Iannello
Un bellissimo panorama della cttà, dedicato a chi lo ha difeso. Col cuore e con la mente anche eddyburg partecipa all’inaugurazione. La Repubblica, ed. Napoli,11 aprile 2011

Tra i tanti "no" detti da Antonio Iannello, difensore strenuo del paesaggio campano c’è quello a collaudare i 25 mila vani di Monterusciello. È il 1983, da sette anni l’architetto è presidente regionale di Italia Nostra. Il nuovo insediamento varato con un provvedimento straordinario dell’allora ministro della Protezione civile Vincenzo Scotti, per Iannello è "un errore urbanistico", per scongiurare il quale si offre volontario, a collaborare gratuitamente con il ministro. Niente consulenze strapagate, solo dovere civile. In quest’epoca in cui tutto è merce e ogni cosa ha un prezzo, l’esempio di quell’urbanista ambientalista ha il sapore dell’irripetibile.

Antonio Iannello è morto povero, a 68 anni, il 2 maggio del 1998. Tredici anni dopo il Comune di Napoli, su proposta di Italia Nostra, gli intitola un belvedere a Posillipo, in via Manzoni. La cerimonia si svolgerà domani alle 12, presente il sindaco Iervolino, all’angolo con via Orazio, a cento metri dalla funicolare all’altezza del civico 122. L’assessore comunale Alfredo Ponticelli e il presidente della Municipalità di Chiaia, Fabio Chiosi, scopriranno la targa alla presenza della famiglia Iannello, della famiglia Croce e di Gerardo Marotta.

Lui avrebbe forse declinato, aduso alla modestia com’era e amante dell’essenziale, ma altrettanto sicuramente l’idea di un belvedere a suo nome gli sarebbe piaciuta, non tanto per osservare da lì la Napoli per la quale aveva combattuto, ma per continuare a sognare quella che avrebbe voluto lasciare intatta.

Architetto, urbanista, per cinque anni, dal 1985 al 1990, è stato segretario generale di Italia Nostra, dopo aver fatto parte, dal ‘67 al ‘73, del Consiglio direttivo della sezione dei Campi Flegrei, e aver ricoperto dal ‘73 all’85 la carica di presidente della sezione napoletana e dal ‘76 di quella dell’intera Campania. Non è mai abbastanza ricordare come Iannello si oppose alla fine degli anni ottanta agli ipotizzati sventramenti del "Regno del possibile". Se i Campi Flegrei ricevettero il riconoscimento dell’interesse paesaggistico dal ministero, è merito del testo scritto da Iannello a tal fine. Le sue idee sul centro storico e la salvaguardia del patrimonio rurale vennero recepite nel piano regolatore di Vezio De Lucia, e suoi, in collaborazione con Giuseppe Galasso, sono anche i piani paesaggistici che sono i veri guardiani del territorio, «ma che l’attuale governo regionale - scrive il segretario del Comitato regionale Campania di Italia Nostra, Luigi De Falco - sensibile all’istanza proveniente da migliaia di abusivi del cemento, sta provvedendo a scardinare per favorire nuovi condoni». «La città - prosegue De Falco - diventa sempre più inconsapevole che la salvezza delle sue ricchezze è dovuta a una intera vita spesa da Antonio Iannello a sostegno dell’intangibilità del centro storico e delle sue bellezze naturali». La testimonianza di Guido Donatone è quella di chi è succeduto a Iannello nel sempre più difficile compito di tutela e salvaguardia del nostro patrimonio ambientale e culturale: «Abbiamo trascorso insieme anni indimenticabili. Passavamo nottate a scrivere denunce e documenti in cui Antonio esprimeva con argomentazioni stringenti, circostanziate, lo sdegno e l’ira che pervadevano il nostro stato d’animo di fronte all’inerzia delle amministrazioni, ma soprattutto - conclude Donatone - alla protervia di quegli ambienti politici, accademici e professionali che hanno continuato a perseguire il disegno scellerato della cementificazione della città».

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