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Luigi De Falco
Le nuove minacce al paesaggio della Campania
9 Marzo 2011
Scritti ricevuti
Storia esemplare dei meccanismi perversi delle sanatorie infinite che sanciscono il massacro del territorio. Scritto per eddyburg, 9 marzo 2011 (m.p.g.)

S. Maria la Carità è un comune sconosciuto, ma le sue vicende ben raccontano della tutela del paesaggio, dell’abusivismo, dello spreco delle risorse del territorio, dell’assenza delle istituzioni, della prevalenza dell’interesse di parte su quello collettivo, in Campania. Nasce nel 1978 distaccandosi da Gragnano, porta della penisola sorrentina.

Sottoposto alla disciplina del Put, unico (e serio) piano urbanistico/paesaggistico redatto dalla Regione in 40 anni di storia, sistematicamente violato da abusi edilizi e deroghe pubbliche, S. Maria conta 11000 abitanti. L’unico piano regolatore della sua storia risale al 1994 in regime di commissariamento dopo anni di diatribe locali. Le forti caratteristiche agricole evidenziano un’economia fondata sulla presenza di aziende specializzate nella floricoltura. Questo ha allontanato da S. Maria le grosse speculazioni immobiliari, ma il suo sviluppo demografico, l’assenza di pianificazione locale che disciplinasse l’uso corretto del territorio, la vicinanza d’altri comuni con forti esigenze abitative pur’essi senza prg, hanno generato in molti sammaritani la convinzione di risolvere da sé il problema casa. Per questo al Comune sono pervenute 3000 istanze di condono. In media ogni famiglia ha una domanda di condono: ogni casa ha un abuso o è tutta abusiva. La storia ha insegnato a tanta gente che il “fai da te” è il modo per risolvere i propri problemi sempre connessi all’assenza delle istituzioni, consolidando la convinzione che ciò sia addirittura “normale”. Tutto si risolve e subito con i pratici consigli del tecnico “esperto” e una delle tante imprese sempre disponibili a edificare nell’orto una nuova casa: per sé, per i figli e qualcuna pure da mettere a reddito per coprire le spese, trascurando scientemente che nessuna legge consente più nuovi condoni.

Un giorno della situazione se ne è occupata la magistratura (l’azione della quale risulta spesso rallentata da tutti i gradi di giudizio immaginabili) e sono arrivate pure a S. Maria, inesorabili, le ruspe.

Così negli altri comuni, in Costiera, a Ischia, sul Vesuvio, nei Campi Flegrei, a Capri, Procida, sul litorale domizio, nel Cilento, tutte zone soggette alla rigorosa pianificazione paesaggistica redatta dal Ministero per i beni culturali in luogo dell’omissiva Regione Campania, commissariata dal Presidente della Repubblica con un provvedimento esemplare (unico caso in Italia).

Un anno fa i “neo” abusivi si sono costituiti in comitati. Anche a S. Maria ne è nato uno: “Amici dei territori”. Presidente è uno di quegli esperti geometri, già condannato per concussione nelle funzioni di tecnico comunale e perciò allontanato (dal Prefetto) dai pubblici uffici. Tanti gli iscritti al comitato in un anno, quasi quanti sono quelli di Italia Nostra in Italia. E’ allora facile trovare l’interlocutore politico che faccia sue le istanze provenienti “dal territorio”.

Il decreto che sospende le demolizioni, la Lr 1/2011 che ammette la sanatoria anche per chi ha realizzato opere abusive insanabili non a caso simili a quelle previste in deroga dal piano casa (pure nelle zone vincolate), le dichiarazioni della nuova Regione di voler porre mano alla revisione dei piani paesaggistici per far rapidamente spazio a nuovi condoni, e riformulare la Lr 10/2004 che aveva limitato ai cittadini campani il libero accesso al condono introdotto dalla legge 326/03, rappresentano il nuovo scenario verso cui il fronte ambientalista dovrà misurarsi.

Gli alleati sono divenuti assai improbabili. Spariti dalla scena politica i partiti d’opposizione che arginavano le colate di cemento dei Piani provinciali e comunali delle amministrazioni di turno, viste le annunciate deregolamentazioni regionali che disporranno l’approvazione degli strumenti urbanistici da parte delle stesse amministrazioni che li hanno promossi, senza più controllo (i Prg saranno approvati dai Comuni senza controllo delle Provincie sulla conformità ai piani sovraordinati, alle leggi regionali e nazionali, e così via “sussidiareggiando”), visto anche l’impoverimento delle risorse degli organi decentrati del Mibac che arrancano nel garantire la tutela del paesaggio.

Di recente a S. Maria un agricoltore si è vista respinta l’istanza per realizzare una serra. Ha ricorso al tribunale perchè il decreto degli anni 70 di vincolo paesaggistico dell’intero territorio comunale non era mai stato esposto all’albo pretorio. Lo sapevano tutti in paese e pure in Soprintendenza. Il tribunale gli ha dato ovviamente ragione. Di colpo S. Maria non ha più vincoli. Tutte le 3000 istanze di condono passeranno: basterà che gli abusivi abbiano pagato oblazioni e prodotto quattro certificati. L’intimidito Mibac ha ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, pure fuori dai termini previsti dalla legge. Non si è preoccupato semmai più semplicemente di perfezionare la procedura sbagliata.

Perderà nuovamente. E pure agli ulteriori più recenti 1500 abusi che la Regione sta preoccupandosi di salvare, non ci saranno ragioni di tutela paesaggistica da opporre. Ai forse troppo pochi cittadini di S. Maria rispettosi delle leggi, che sfuggono alla statistica di un’istanza di condono per famiglia, lo Stato non saprà che dire. Sta inesorabilmente avanzando un nuovo modo d’intendere l’interesse collettivo.

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