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Marco Ventimiglia
Così il federalismo fiscale sarà nemico di tanti Comuni
27 Dicembre 2010
Articoli del 2010
Adesso cominciano ad accorgersi che il federalismo aumenta l’ingiustizia e il disagio di chi è già disagiato. L’Unità, 27 dicembre 2010

Una riforma che se attuata sottrarrà risorse soprattutto al Sud con un drammatico calo dei servizi a disposizione dei cittadini. È quanto emerge da uno studio del Pd sugli effetti del federalismo fiscale.

Volenti o nolenti, il concetto di federalismo fiscale si è ormai instillato nella vita, politica ed economica, del nostro Paese. Ma il cavallo di battaglia fin troppo esibito dalla Lega è stato fin qui oggetto di troppo poche attenzioni, se è vero che rischia di disarcionare proprio parte di quei soggetti che nella retorica del Carroccio dovrebbero beneficiarne. È la chiara conclusione a cui arriva uno studio del partito democratico, che vede proprio i Comuni correre il rischio di una stangata con il nuovo fisco previsto nel federalismo fiscale.

MERIDIONE A PICCO

Secondo l’indagine del Pd, messa a punto dal senatore Marco Stradiotto, i municipi con il passaggio dai trasferimenti statali all'autonomia delle imposte perderebbero complessivamente 445 milioni di risorse l'anno da destinare ai servizi.

La proiezione è fatta utilizzando dati della Copaff, ovvero la Commissione paritetica sul federalismo fiscale che lavora al ministero del Tesoro, e dimostra che l'Aquila, ma anche Napoli come molti Comuni del Meridione perderebbero consistenti fette di entrate (fino a oltre il 60%) con il nuovo fisco. Va meglio, e qui i conti della Lega tornano, ai municipi del Nord o a quelli come Olbia con un alto tasso di seconde case, avvantaggiati dalla base immobiliare delle nuove imposte.

In particolare, la perdita di risorse per i servizi a disposizione dei capoluoghi di provincia è quantificata in 445,455041 milioni di euro. Un dato che emerge mettendo a confronto i trasferimenti relativi al 2010 e il totale del gettito dalle imposte devolute in base al decreto attuativo del federalismo sul fisco comunale (tassa di registro e tasse ipotecarie, l'Irpef sul reddito da fabbricati e il presunto introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti). Tra i 92 comuni presi in esame 52 otterrebbero benefici dalla proposta di riforma e 40 ne verrebbero penalizzati.

IL CASO L’AQUILA

Come detto, un taglio drastico delle risorse risulta per il comune dell' Aquila (-66%) che perderebbe più di 26 milioni. Infatti, se il nuovo fisco previsto nel federalismo municipale andrà in vigore il capoluogo abruzzese incasserà soltanto 13,706 milioni di tasse a fronte dei 40 milioni di trasferimenti avuti nel 2010. Ragionando pro capite, si tratta di -360 euro all’anno per abitante poiché gli aquilani pagherebbero 188 euro, mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro.

Sulla stessa linea negativa c’è Napoli (-61%) che in virtù della popolazione molto maggiore ci rimetterebbe quasi 400 milioni, il differenziale che emerge dall’ipotetica autonomia impositiva, con incassi pari a252milioni, ed i trasferimenti incamerati nel 2010, 645 milioni. Più ridotto, invece, il gap negativo per Roma,un -10%equivalente ad una perdita di 129 milioni.

Fra i Comuni del Centronord ci sono, di contro, da segnalare i vistosi incrementi di Imperia (+122%), Parma (+105%); Padova (+76%) e Siena (+68%).

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