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Crolla Pompei: distrutta l’Armeria dei Gladiatori
7 Novembre 2010
Beni culturali
Dopo due anni di Commissariamento di Protezione Civile, il sito archeologico più importante d’Italia è allo sfascio. I comunicati delle Associazioni e Corriere della sera.it, 6 novembre 2010 (m.p.g.)

Italia Nostra

La rovina di Pompei è il risuotato

di scelte politiche disastrose

Il disastroso crollo dell’Armeria dei Gladiatori avvenuto stamane a Pompei testimonia l’urgenza della denuncia di Italia Nostra sulla gestione del più importante sito archeologico italiano.

Due anni di commissariamento non solo non hanno risolto i problemi del “degrado quotidiano” (servizi al visitatore di scarso livello, cani randagi, ecc.), ma concentrando le risorse della Soprintendenza esclusivamente su iniziative mediatiche o di cosiddetta valorizzazione (eventi al teatro grande, ologrammi e multimedia), hanno smantellato quel programma di manutenzione programmata faticosamente elaborato negli anni precedenti dagli organi della tutela, sicuramente meno spendibile in termini pubblicitari, ma indispensabile per la tutela del patrimonio stesso e quindi per la sua stessa sopravvivenza.

Come per le frane e le alluvioni che hanno devastato ampie zone del nostro territorio (dal Veneto alla Calabria) negli ultimi giorni, questo disastro non era imprevedibile, ma è frutto dell’incuria dell’uomo.

Pompei è patrimonio non italiano, ma mondiale: Italia Nostra richiede al Ministro Bondi di affidare immediatamente agli organi scientifici del suo Ministero l’elaborazione di un piano di conservazione del sito quale premessa indispensabile, non solo delle elementari ed irrinunciabili esigenze della tutela, ma altresì del rilancio culturale di Pompei.

Gli avvenimenti di oggi dimostrano, nella loro drammatica evidenza, la necessità di rafforzare l’opera degli organismi della tutela: Pompei deve diventare un laboratorio a cielo aperto dell’eccellenza italiana nel campo del restauro e della conservazione e non una Fondazione mirata al lancio di eventi estemporanei e dagli incerti valori culturali.

Come per difendere il nostro territorio non servono le “Grandi Opere”, ma la quotidiana, incessante opera di ripristino e contenimento del rischio idrogeologico, così per salvare il nostro patrimonio culturale non abbiamo bisogno di iniziative effimere e culturalmente risibili o addirittura controproducenti, bensì di restituire la piena operatività alle Soprintendenze - a Pompei come a L’Aquila - in termini non solo di risorse economico finanziarie, ma di efficienza amministrativa e di riconoscimento istituzionale.

Maria Pia Guermandi – Consigliere nazionale Italia Nostra

Corriere della sera.it

Pompei. Crollata la Domus dei gladiatori

Gravissimo danno al patrimonio artistico italiano a seguito di un crollo verificatosi nel sito archeologico di Pompei dove è crollata l'intera Domus dei Gladiatori, così chiamata perchè al suo interno si allenavano gli atleti nell'antica Pompei. L’edificio era una sorta di palestra dove i gladiatori si allenavano e nella quale deponevano le armi all’interno di alcuni incassi ricavati nei muri. Secondo quanto si apprende dalla Sovrintendenza, vi erano anche dipinti nella parte sottostante il perimetro della sala. L’edificio, che si apre su via dell’Abbondanza, la strada principale della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., era visitabile solamente dall’esterno ed era protetto da un alto cancello in legno.

AREA TRANSENNATA - Il crollo, secondo primi accertamenti, è avvenuto intorno alle ore 6 ed è stato notato dai custodi appena arrivati al lavoro verso le ore 7.30. L'area al momento è transennata e non è possibile accedere. La Domus è sulla via principale, via dell'Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, in direzione Porta Anfiteatro. Predisposto un percorso alternativo per i tanti turisti.

LE CAUSE - «Questa mattina presto - spiegano i custodi - è crollato prima il muro della Domus, e poi, data la pesantezza del soffitto che è in cemento armato, è crollata l'intera Domus dei Gladiatori. Sembra - dicono - che siano state le infiltrazioni d'acqua a causare il danno». Anche secondo quanto si apprende dalla Sovrintendenza le cause del crollo possono essere attribuite o alle piogge che hanno creato delle infiltrazioni all’interno di un terrapieno esistente al lato della Schola, oppure al peso del tetto della palestra stessa. La casa, infatti, fu bombardata durante la Seconda guerra mondiale e la copertura è stata rifatta tra gli anni ’40 e gli anni ’50. È probabile - fanno sapere dalla Sovrintendenza - che le mura antiche, dopo anni, non abbiano più retto al peso del tetto.

DENUNCIA IGNORATA - Oltre alle inchieste portate avanti dal Corriere sullo stato di salute degli scavi di Pompei, numerose erano state le denunce portate avanti da diversi esponenti politici sullo stato di degrado dell'area archeologica. «Sono mesi che denuncio, con articoli ed interrogazioni, il degrado allarmante degli scavi di Pompei. Il gravissimo crollo di stamattina è la dimostrazione che il Governo e il Ministro Bondi hanno sottovaluto la situazione e raccontano, da tempo, un bel po' di sciocchezze» afferma ora in una nota Luisa Bossa, deputata del Pd e ex sindaco di Ercolano. «Quando abbiamo posto la questione del degrado negli scavi - dice la Bossa - Bondi ha risposto in modo piccato e risentito, difendendo il lavoro dei suoi commissari. Il crollo della Domus dei gladiatori è la drammatica, ma inevitabile, risposta a chi pensa che governare significhi raccontare una balla al giorno, attaccando chi a quella balla non crede perchè le cose va a guardarle con i suoi occhi. La situazione dei siti archeologici in Campania è drammatica».

IL SINDACO - Disappunto, convinto. Il sindaco di Pompei (Napoli), Claudio d'Alessio, lo dice senza mezzi termini: «Questa ennesima brutta notizia poteva essere evitata». Il cedimento dell'edificio, secondo d'Alessio, è un crollo annunciato: «succede quando non c'è la dovuta attenzione e cura» per un patrimonio secolare che andrebbe «preservato da ogni tipo di sollecitazione, anche atmosferica. C'è il dispiacere tipico di una comunità - ha sottolineato D'Alessio - di un territorio su cui vi è il museo all'aperto più grande del mondo e che purtroppo viene trascurato».

L'ALLARME DEL MINISTERO - «Questo ennesimo caso di dissesto ripropone il tema della tutela del patrimonio culturale e quindi della necessità di disporre di risorse adeguate e di provvedere a quella manutenzione ordinaria che non facciamo più da almeno mezzo secolo». È quanto afferma Roberto Cecchi, segretario generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in merito al crollo della Schola Armaturarum a Pompei. «La cura di un patrimonio delle dimensioni di quello di Pompei - aggiunge Cecchi - e di quello nazionale non lo si può affidare ad interventi episodici ed eclatanti. La soluzione è la cura quotidiana, come si è iniziato a fare per l'area archeologica centrale di Roma e per la stessa Pompei».

BONDI - «Quanto è accaduto ripropone la necessità di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che è necessaria per la tutela e la conservazione dell'immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo» ha spiegato successivamente il ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi. «Il crollo - conferma il ministro - ha interessato le murature verticali Schola Armaturarum che erano state ricostruite negli anni Cinquanta, mentre parrebbe essersi conservata la parte più bassa, la parte cioè che ospita le decorazioni affrescate, che quindi si ritiene che potrebbero essere recuperate. Alla luce dei primi accertamenti, il dissesto che ha provocato il crollo parrebbe imputabile ad uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni e del restauro in cemento armato compiuto in passato».

Associazione nazionale archeologi

Il crollo della Domu dei gladiatori e il dissesto archeologico del Belpaese

L'ANA, Associazione Nazionale Archeologi, esprime rabbia e sconcerto per il crollo avvenuto stamattina alle 6 nel sito archeologico di Pompei:si è letteralmente polverizzata la Domus dei Gladiatori, sulla centralissima via dell'Abbondanza. Dopo i crolli avvenuti a Roma alle mura Aureliane, alla Domus Aurea e quello ben più modesto al Colosseo, questo di Pompei è l’ennesima ferita subita dal patrimonio archeologico italiano in pochi mesi.

"Stavolta il crollo è di proporzioni clamorose”, denuncia il Presidente ANA Tsao Cevoli. “E’ una ferita insanabile al sito archeologico più importante del mondo. Come denunciamo da tempo, sono l'incuria e la mancata manutenzione ordinaria del patrimonio archeologico a provocare danni irreparabili come questo di oggi

.

"Fa rabbia”, conclude Cevoli, “vedere un crollo del genere provocato dall’incuria, quando sempre a Pompei, a pochi passi di distanza sulla stessa via dell'Abbondanza, si sono spesi milioni di euro per istallare ologrammi virtuali e pannelli fotografici nelle Domus di Giulio Polibio e dei Casti Amanti.

Auspichiamo che nel settore dei beni culturali alla politica delle emergenze e degli effetti speciali finora attuata dal governo, si sostituisca una politica della prevenzione e che a dettare le priorità non siano le esigenze di marketing ma i reali problemi del patrimonio culturale e che l'ultima parola spetti ai funzionari ministeriali addetti alla tutela".

Confederazione Italiana Archeologi

Crollo a Pompei. Basta commissari. Si facciano lavorare i tecnici delle soprintedenze!

La Confederazione Italiana Archeologi esprime il proprio sgomento di fronte alla notizia del crollo delle strutture della Caserma dei Gladiatori a Pompei. L’episodio si è verificato all’alba e per fortuna non si sono registrati feriti né tra il personale in servizio né tra il pubblico, visto che il sito non era ancora aperto.

“Siamo stanchi - ha dichiarato il Presidente Giorgia Leoni – di commentare continui crolli e danni al patrimonio archeologico del nostro paese, potendo almeno gioire del fatto che per ragioni del tutto fortuite si sia evitata una tragedia.”

“Ci auguriamo – continua il Presidente Leoni – che oltre alle ragioni tecniche, il Ministero abbia il coraggio di affrontare le reali cause politiche che sono alla base di questi avvenimenti. Dopo il Colosseo e la Domus Aurea continua la serie di crolli di monumenti e siti sottoposti per anni a costosissime e spesso poco competenti strutture commissariali che hanno esautorato i tecnici delle Soprintendenze dall’azione di costante tutela e monitoraggio che questi hanno sempre condotto. Evidentemente il proliferare dei commissariamenti non ha lo scopo di garantire la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico, altrimenti le strategie e i risultati sarebbero diversi. Non possiamo più permetterci di operare in questo modo scellerato: il patrimonio archeologico italiano è un bene che appartiene a tutta l’umanità e va preservato per le generazioni future, non è un prodotto replicabile!”

La Confederazione Italiana Archeologi rinnova la richiesta di un intervento urgente del ministro Bondi per verificare lo stato di sicurezza in cui versano gli scavi di Pompei e perchè faccia un'analisi seria e trasparente dei lavori svolti e dei risultati ottenuti dalla struttura commissariale.

Valentina Di Stefano

ufficiostampa@archeologi-italiani.it

UIL

Pompei. Crollo della "Schola armaturam iuventis pompeiani"

Gravi le responsabilità di Bondi

che non nomina un soprintendente

Sono veramente gravi le responsabilità del Ministro Bondi che si è affidato alle cure del Commissariamento di Pompei e aldilà della propaganda i risultati di scelte dissennate e incomprensibili la dice lunga su ciò che è stato fatto nell’area archeologica più importante del mondo.

Stamane attorno alle ore 6/7 , meno male che gli scavi erano ancora chiusi, è letteralmente crollata ( sembra quasi sotto l’effetto di un terremoto o di un bombardamento) la casa chiamata "Schola armaturarum iuventis pompeiani".

Tale casa fu rinvenuta nel 191 e restaurata nel 1946 , da allora non sembrano essere stati fatti interventi salvo il rifacimento dell’asfalto del tetto durante la gestione commissariale.

Infatti l’asfalto risulterebbe essere stato rifatto da circa 7 mesi.

Molto probabilmente la casa è crollata per effetto delle infiltrazioni d’acqua ma è veramente singolare che durante la gestione commissariale che era deputata proprio alla messa in sicurezza , nessuno si sia reso conto dello stato in cui tale casa si trovava.

A questo punto, la Procura a cui la Uil aveva già sporto denuncia dovrebbe indagare per capire e passare al setaccio tutti gli interventi e l’operato legato alle attività commissariali che per fare gli interventi avrà redatto un piano con le emergenze. Ricordo che il Direttore degli scavi Varone aveva segnalato la pericolosità degli scavi tanto che temeva per l’incolumità dei visitatori e degli stessi dipendenti.

Ora si faccia luce su ciò che è accaduto tenuto conto che vi sono altri aspetti che lasciano perplessi come nel caso della stipula del contratto con la Società WIND per attività di videosorveglianza e valorizzazione che tra gli altri caratteri prevedono la collocazione nell’area archeologica di pali alti 4 metri ,la collocazione nell’area archeologica dei cavidotti, che hanno un effetto ed un impatto visivo micidiale , fatta con estrema leggerezza dal Commissario e che oggi non sembra assolutamente compatibile con la tutela dell’area archeologica.

A ciò si aggiunge anche la recente sentenza del Tar Lazio che ha annullato la gara per la gestione del ristorante per difetti procedurali che dimostrano il pressappochismo nell’attività di aggiudicazione dell’appalto.

Insomma va fatta chiarezza e vanno individuate responsabilità precise fermo restando che la prima responsabilità è di ordine politico poiché mentre Roma sta discettando sul modello di governante da realizzare , Pompei continua a registrare crolli, ricordiamo anche la Domus di Polibio ed il Termopolio con un sito che non ha un Soprintendente a tempo pieno.

Gianfranco Cerasoli, Segretario Generale UIL Beni e Attività Culturali

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