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Francesco Erbani
Venezia, colata di cemento al Lido ma il Palazzo del cinema è fermo
4 Gennaio 2011
Terra, acqua, società
La giunta Orsoni raccoglie l’eredità della giunta Cacciari e soddisfa gli speculatori con tanto cemento sull’ex suolo pubblico. La Repubblica, 30 agosto 2010

Lido di Venezia - Lenzuola bianche ai balconi, caroselli di macchine, un lungo corteo durante la Mostra del Cinema che inaugura mercoledì e un esposto alla magistratura. Sono le iniziative al Lido di Venezia contro la costruzione in un´area dell´isola di grande pregio, l´ex Ospedale a mare, di un enorme complesso residenziale, turistico e commerciale che costringe al trasloco anche l´ultimo presidio sanitario. Ma è tutto il Lido oggetto di fermenti edificatori: si ristrutturano l´Hotel des Bains, che diventerà in parte residence, e l´Excelsior, si mette mano al Lungomare e si programmano villette e un albergo nell´ottocentesco Forte di Malamocco. Nel frattempo il placido orizzonte dell´isola è stravolto dalle gru che scavano i fondali per piazzarvi i cassoni del Mose. Per chi li propone, gli interventi segnano la rinascita di questa lingua di terra che chiude la laguna e che all´inizio del Novecento fu luogo di mondanità internazionale. Per altri è lo stravolgimento, a fini speculativi, di un territorio ancora molto verde.

La vicenda dell´Ospedale a mare è un garbuglio: con i soldi ricavati dalla cessione dell´area a un gruppo di imprese private, il Comune di Venezia pagherà la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema, che la Biennale chiede da tempo. Il progetto era nel pacchetto delle opere previste per le celebrazioni dell´Unità d´Italia. Lo caldeggiava Angelo Balducci, poi arrestato per il G8 alla Maddalena, e lo seguivano Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, pure loro finiti in carcere. Ma, nonostante sia sotto l´egida di uno dei tanti commissari della Protezione civile (Vincenzo Spaziante, vice di Guido Bertolaso, fra gli artefici del Progetto Case a L'Aquila), il cantiere è fermo. C´è solo un cratere recintato che inquieterà gli spettatori della Mostra del cinema. Sono stati abbattuti settanta pini tutelati e il Parco delle Quattro Fontane n´è uscito sfigurato: una decimazione che gli architetti vincitori della gara (Rudy Ricciotti e lo studio 5+1AA) giurano di non aver mai suggerito. D´altronde tutto il progetto è stato ridimensionato. Ma il punto vero è che l´appuntamento con il 2011 verrà bucato: il Palazzo del Cinema è stato sfilato dall´elenco di opere che celebrano l´Unità.

Tanto sfascio per nulla? No. Nel frattempo l´operazione finanziaria e immobiliare resta in piedi. È un pasticcio, che in questi giorni svela l´intrico della sua trama. A un certo punto della trattativa ci si è accorti che l´area dell´ospedale aveva bisogno di una bonifica. Deve pagarla il Comune, dicevano le imprese. O, in cambio, dobbiamo avere altre concessioni: una darsena e, soprattutto, il grande edificio al centro dell´area, detto il Monoblocco. Fra il sindaco Giorgio Orsoni, che ereditava accordi presi da Massimo Cacciari, e le imprese (la EstCapital di Gianfranco Mossetto, ex assessore di Cacciari negli anni Novanta, e poi Mantovani e Condotte, colossi del mattone, impegnati nella partita Mose) si è aperto un contenzioso che è stato appena risolto. I costruttori pagheranno la bonifica, ma avranno quel che volevano: altro spazio per tirar su palazzi e il porto turistico. Senza questa intesa il Comune non avrebbe potuto girare un soldo per il Palazzo del Cinema e avrebbe rischiato la bancarotta. Un piccolo particolare: sia l´allora sindaco Cacciari che Spaziante - diventato commissario di tutti i progetti del Lido - avevano assicurato che nel Monoblocco sarebbe rimasto un presidio ospedaliero.

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