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Il condono del cemento abusivo
23 Aprile 2010
Abusivismo
Segni di complicità a sinistra sulla proposta di destra di condonare le ville abusive nel napoletano, con un decreto del governo. Due articoli di Francesca Pilla e Adriana Pollice, il manifesto, 23 aprile 2010. (Avete firmato l'appello di eddyburg?)

qui l'appello di eddyburg

Condono napoletano

di Francesca Pilla

Una leggina ad hoc per rilanciare l'abusivismo, sospendere i 65 mila abbattimenti disposti dal centrosinistra e confermare la promessa elettorale del neopresidente Caldoro. Accade in Campania, la regione d'Italia con il territorio più devastato dagli scempi edilizi. La difesa del Pdl: «È una questione di bisogno e di ordine pubblico». Legambiente: «Così si ridà fiato alle ecomafie». E De Luca (Pd) si schiera con il condono

Gli hanno dato il nomignolo di "decreto anti-ruspe", ed è una leggina cucita apposta per la regione Campania, per ridare fiato all'abusivismo e confermare le promesse fatte in campagna elettorale dal neopresidente Stefano Caldoro e dal centrodestra. Obiettivo è sospendere i 65mila abbattimenti delle costruzioni illegali disposte dalla precedente giunta Bassolino e riaprire i termini del condono previsto fino al 2003. «Una follia», è la prima parola che pronuncia Michele Buonomo, presidente di Legambiente Italia: «I casi di abusivismo si contano a decine di migliaia, gli abbattimenti sulle dita di due mani, una percentuale da prefisso telefonico. La riapertura dei termini è una presa in giro per gli onesti - continua incalzando - favorisce l'iniquità, penalizza chi rispetta le leggi e premia chi le viola».

La questione è ovviamente politica. Il testo della proroga doveva essere presentato per la fine di questa settimana, ma ormai è sicuro che slitterà all'inizio della prossima. Probabilmente il decreto sarà presentato dalla stessa presidenza del consiglio per superare i veti dei tecnici dei ministeri dell'ambiente e dell'interno. Un problema particolarmente sentito, quello dei condoni, da parte dello stesso Berlusconi e di diversi parlamentari campani, tanto che già nel 2003 quando la giunta guidata dalla sinistra approvò una delibera contro la sanatoria, il governo chiese l'intervento della Corte costituzionale per conflitto tra poteri. La consulta diede ragione allo Stato e Bassolino fu costretto a far marcia indietro, ma con una nuova legge, del 2004, si riservò gli abbattimenti nelle aree vincolate. Ora torna tutto in dubbio, e si rischia di far finire in un unico calderone le case spuntate nelle zone a rischio e in quelle soggette a vincoli paesaggistici. «Ritengo che questa iniziativa non sia positiva - spiega Ugo Leone, preside dell'Ente parco Vesuvio - e fra l'altro vanifica tutti gli sforzi che stiamo facendo e che hanno portato alla firma di un protocollo d'intesa con l'assessore all'urbanistica della regione Campania per procedere alla realizzazione, in comune, di abbattimenti dichiarati abusivi nei 13 comuni del Parco». Anche perché tutta la zona rossa attorno al vulcano è un dedalo di manufatti realizzati contro le regole: «Questo sarà un premio a quei candidati - spiega Leone - che nella campagna elettorale hanno fatto della revisione dei confini della zona rossa, una battaglia elettorale per acquisire consenso».

In realtà nel centrodestra campano ne fanno una questione di "bisogno" e ordine pubblico. Le misure infatti dovrebbero riguardare solo gli abusi di "necessità", riguardanti le prime case. Eppure il primo firmatario del disegno di legge che deve riaprire i termini è il senatore del Pdl Carlo Sarro, avvocato in privato della Ipol, società che ha realizzato diversi locali abusivi, tra cui quelli dati in affitto alla Sorrisa per le location di trasmissioni Rai. Ma anche nel Pd campano gli animi sono divisi, se infatti il neocapo dell'opposizione in regione Vincenzo De Luca mercoledì si era detto favorevole al decreto: «Potrebbe essere uno strumento utile», il partito era andato dalla parte opposta. Così ieri De Luca ha corretto il tiro: «Sì alla moratoria degli abbattimenti di abitazioni abusive, purché si escludano una serie di casi gravi» e precisa che «non potranno in nessun modo esser sanate le costruzioni realizzate in aree a forte rischio ambientale, sorte in zone di rilevante interesse paesaggistico, frutto di speculazioni edilizie della malavita organizzata».

Per il presidente di Legambiente resta il fatto che il ddl sarebbe «un'autorizzazione a continuare»: «Plasticamente - spiega Buonomo - il numero di abusi è pari a una città come Caserta. Una nuova apertura ridarebbe fiato anche alle ecomafie. Ricordiamo che la maggior parte delle costruzioni illegali vengono realizzati da società in rapporto con la camorra». Quanto alla parte "popolare" del provvedimento per Legambiente la strada da seguire è quella dell'edilizia sociale: «Si faccia una seria politica in questo senso. Se non c'è riuscito il centrosinistra che ci provi il centrodestra. Il piano casa non basta, mettiamo in condizione le famiglie di avere un'abitazione, o almeno di costruirla secondo criteri di legalità».

ISCHIA

Ruspe no stop Un leninista guida la rivolta abusiva

di Adriana Pollice

Il nuovo corso in Campania, sancito dalla virata a destra decretata dall'ultima tornata elettorale, si annuncia anche con il nuovo via libera al partito del cemento. A chi è rimasto nella terra di mezzo, cioè tra gli ultimi abbattimenti e l'approdo alla camera del decreto ideato apposta dal governo per bloccare le ruspe in regione, non resta che guardare l'abitazione andare giù. Ieri è toccato a Nunziatina Mirabella, un'anziana signora di Torre del Greco, in provincia di Napoli.

La notizia non deve aver colto di sorpresa la procura partenopea, in prima linea nella lotta all'abusivismo, visto che da mesi le forze politiche, in particolare il Pdl, provavano a bloccare gli abbattimenti. «Per ora leggo solo indiscrezioni di stampa - il commento del procuratore aggiunto di Napoli, sezione reati ambientali, Aldo De Chiara - quindi preferisco aspettare di conoscere i contenuti del provvedimento per entrare nel merito. Certo, il messaggio è quello che è ma non dobbiamo alimentare l'impressione che ci siano posizioni pregiudiziali da parte nostra». Più esplicito il procuratore generale, Vincenzo Galgano: «Questo è il Paese in cui bisogna adattarsi a tutto. Molte cose che vengono fatte in spregio delle regole vengono poi protette, non è una novità. Così si demolisce il nostro lavoro». L'argomento abbattimenti era stato oggetto di uno specifico incontro con il sottosegretario Gianni Letta: «Mi limitai a rappresentare qual era la situazione e la necessità da parte nostra di dover dar corso ed eseguire le sentenze definitive - spiega ancora il procuratore Galgano - Il sottosegretario con grande cortesia prese atto delle mie parole e ci salutammo». Stesso referente anche per il neo governatore Caldoro, che pare però riuscire a portare a casa il blocco delle demolizioni, nonostante il Consiglio Superiore della Magistratura aveva annunciato di voler adottare su scala nazionale il "Protocollo Napoli", un'ipotesi che sembra adesso tramontare.

Non si è salvato neppure il Grand'Hotel La Sonrisa, il celebre albergo di Sant'Antonio Abate, location di trasmissioni di successo della Rai come Napoli prima e dopo condotto da Caterina Balivo, glorie locali e nazionali alle prese con la canzone napoletana: Marisa Laurito, Milva, Amii Stewart, Peppino Di Capri, Gloriana e Lina Sastri, Fred Bongusto, accompagnati dalla Grande Orchestra di Giuseppe Anepeta e il balletto di Toni Manin, roba da far rimpiangere le sceneggiate di Mario Merola. A guardarlo da fuori sembra il castello delle fiabe, il logo della Disney Cinema, tutto torrioni e bandierine, bianco e rosso. Stanze barocche in broccati bordeaux e piscine moresche dominate dal bianco e dall'azzurro, tripudi di fontane e statue in bronzo. Location di matrimoni da sogno, consigliato nei forum per futuri sposi che non badano a spese, a volte criticato, «un po' volgare» si legge in un post subito prima di altre lodi alla cucina della casa. La struttura è proliferata nel tempo a partire da un'antica villa settecentesca, tutto un susseguirsi di abusi poi condonati, fino agli ultimi che sono andati giù, dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Le ruspe hanno smantellato la sopraelevazione da 400 metri quadrati, dove erano state ricavate dieci lussuose camere di albergo, una mansarda e un torrino parte della coreografia del complesso turistico.

Ieri sera a Ischia, uno degli epicentri della rivolta contro i seicento abbattimenti previsti, si organizzavano le truppe dei resistenti, tema dell'incontro esteso anche ai procidani: «Validità dei condoni e concessioni in sanatoria». Il decreto "salva cemento" era stato già annunciato prima delle elezioni da Mara Carfagna, capolista del partito del neogovernatore Stefano Caldoro, al presidente del comitato per il diritto alla casa di Ischia e Procida, che in caso contrario minacciava lo sciopero del voto. Una promessa impegnativa perché significa estendere l'applicabilità del vecchio condono del 2003 anche alle aree soggette a vincolo, come appunto l'ex isola verde. L'ultima volta le domande di sanatoria furono più di novemila, una ogni 2,5 famiglie. Dal 1981 al 2006, secondo i dati di Legambiente, sono stati costruiti 100 mila vani abusivi. Nel comune di Forio, il più grande dell'isola, vennero sequestrati nel solo mese di febbraio del 2004 ben duecento cantieri fuorilegge.

Ma gli interessi sono tanti e i sostenitori sono anche a sinistra, persino a sinistra dell'estrema sinistra: Gennaro Savio, uno dei capi della rivolta popolare contro le demolizioni, esponente del partito comunista marxista-leninista (un vero e proprio fenomeno locale, già protagonista di exploit alle urne) e figlio del segretario, Domenico Savio, li aveva portati in piazza a centinaia prima delle elezioni regionali sostenendo il diritto agli "abusi di necessità" con l'impegno categorico però a non votare.

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