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La Corte dei Conti abbatte il Ponte: «Costi e traffico, stime da rifare»
17 Gennaio 2010
Il Ponte sullo Stretto
Si ingigantiscono i dubbi sulla copertura finanziaria e la compatibilità ambientale della Grande Opera. Dal sito web Terra 16 gennaio 2010 (m.p.g.)

La Corte dei Conti boccia il ponte sullo Stretto di Messina. Dopo anni di battaglie degli ambientalisti, arriva ora il suggello della massima magistratura contabile che demolisce punto su punto i pilastri progettuali dell’infrastruttura. Sotto accusa i costi elevatissimi, la fattibilità tecnica e la compatibilità ambientale. Ma andiamo con ordine. La Corte dei Conti ha innanzitutto ricordato che la spesa per l’opera, risultante dall’importo previsto nel progetto preliminare approvato nel 2003, ammonta a 4,68 miliardi di euro ma che nell’Allegato Infrastrutture al Dpef 2009/2013 l’importo per il ponte sullo Stretto di Messina è indicato in 6,1 miliardi (la stessa cifra è indicata nel Dpef 2010/2013).

Conti alla mano, un aumento di oltre 1,5 miliardi. Sotto accusa della magistratura contabile anche le stime del traffico, formulate nel 2001 e che oggi «potrebbero verosimilmente non solo essere non più aggiornate ai tempi attuali, ma anche non coerenti con il quadro economico della sopraggiunta congiuntura economica». In due parole: bisogna rifare tutti i conti. «Solo un’adeguata stima dei volumi di traffico viario e ferroviario potrà effettivamente consentire, rispettando il quadro della finanza di progetto su cui si fonda circa il 60% delle risorse complessive, di sostenere gli oneri finanziari per interessi che graveranno sui capitali presi a mutuo».

Riguardo alla fattibilità tecnica, la Corte segnala che «il modello progettuale infrange ogni primato sinora esistente: rispetto al ponte più lungo ad unica campata attualmente esistente al mondo, il ponte giapponese di Akashi-Kaiky con una campata unica di metri 1.991,quello sullo stretto di Messina avrebbe una lunghezza superiore del 39,6%, pari a metri 3.300». E il j’accuse dei giudici contabili non si ferma qui. La Corte ha infatti raccomandato all’Amministrazione di valutare attentamente le questioni ambientali «al fine di rendere compatibile l’intervento con le misure di tutela e protezione adottate nell’area».

Un’analisi costi-benefici che delinea uno scenario di oggettivo spreco di risorse e che, naturalmente, fa esultare i Verdi e gli ambientalisti: «Quelle della Corte dei Conti - rileva il presidente del Sole che ride, Angelo Bonelli - sono le stesse obiezioni che da sempre poniamo al governo Berlusconi su un’opera costosissima e senza alcuna utilità. Il governo eviti di buttare letteralmente a mare circa 7 miliardi di euro per il Ponte. Le vere priorità dell’Italia e del Mezzogiorno sono altre: lotta al dissesto idrogeologico, realizzazione di collegamenti ferroviari efficienti e realizzazione di una rete idrica per portare l’acqua in città che ancora sono servite da autobotti».

Gli fa eco il senatore Pd Roberto Della Seta: «Prima ancora dell’apertura dei cantieri il costo preventivato per l’opera è già lievitato di un miliardo e mezzo». Dal 17 dicembre del 1971, giorno in cui il governo Colombo approvò la legge 1158 che autorizzava la creazione di una società concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario, sono passati 39 anni. Miliardi al vento. E della prima pietra si son perse le tracce.

Il sito Terra è raggiungibile qui

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