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Stefano Boato
Il MoSE. Un sistema instabile, il progetto è da cambiare
2 Agosto 2009
MoSE
Critiche molto pesanti e molto serie al MoSE, dal punto di vista della tecnica. In calce il testo integrale dell’articolo. La Nuova Venezia, 2 agosto 2009

Per ovvie esigenze redazionali La Nuova Venezia ha ridotto l’articolo dalle oltre 10mila battute originarie a circa 5mila. Inseriamo perciò anche il testo integrale, cortesemente trasmessoci dall’autore

Dando seguito alle raccomandazioni fatte qualche anno fa da alcuni cattedratici del settore marino offshore, il Comune ha commissionato uno studio volto ad analizzare il comportamento dinamico del progetto Mose (che contrasta la marea entrante con la spinta della paratoia inclinata verso la laguna). Lo studio è stato affidato alla Società francese Principia, uno dei leader mondiali nella modellazione e calcolo dinamico dei sistemi marini complessi in moto ondoso, studiosi recentemente contattati dallo stesso Consorzio Venezia Nuova per una consulenza. Sono state esaminate due frequenze del picco d’onda, dove si concentra la massima energia del mare irregolare. Con lo spettro di 8 sec la paratoia MoSE manifesta un comportamento caratterizzato da instabilità dinamica. La instabilità dinamica comporta una incontrollata amplificazione dell’oscillazione della paratoia che mette in discussione la efficacia stessa della barriera al contenimento della marea.

Nel caso di sistemi dinamicamente instabili al moto ondoso non è possibile identificare un dimensionamento attendibile delle strutture, delle cerniere e dei connettori. In tali condizioni non è neanche possibile utilizzare la sperimentazione in vasca su modelli in scala ridotta, come dicono gli esperti. I risultati dello studio sulla paratoia dimostrano che risulta instabile con mare irregolare e quindi confermano l’errore del Comitato Tecnico di Magistratura che ha approvato il progetto definitivo (8 novembre 2002). E contraddicono anche le conclusioni del Gruppo di lavoro che ha valutato negativamente le alternative al progetto Mose il 28 novembre 2006. Il progetto Mose prevede che la «parte femmina» delle cerniere resti al fondo, imbullonata al cassone di fondazione, per la vita dell’opera (100 anni). Allo stato dell’arte non si ha esperienza di una vita operativa così lunga per un organo meccanico sollecitato come questo e istallato sott’acqua. E oggi c’è la certezza che la paratoia Mose è instabile.

Il giorno dell’approvazione del progetto Mose in Commissione di Salvaguardia (20.1. 2004) in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente ho inutilmente illustrato i problemi di inaffidabilità del progetto depositando agli atti dodici documenti che documentavano la «inaffidabilità della gestione delle paratoie» e la inaffidabilità del funzionamento del sistema di paratoie e la possibilità del fenomeno di entrata in risonanza delle paratoie. Ricordo inoltre che, nelle riunioni svoltesi a palazzo Chigi nel novembre 2006 per la verifica del progetto Mose e dei progetti alternativi, il Comune di Venezia presentò un dossier in undici punti sugli «Aspetti critici strutturali del Mose»; in particolare il primo punto era relativo alla «Instabilità intrinseca del Mose» e il secondo alla «Criticità dei connettori».

In quella occasione fui incaricato di presentare il documento ufficiale del ministero dell’Ambiente che in particolare recita quanto segue: «Valutazione dei progetti alternativi:...A.r.c.a. (cassoni autoaffondanti). Il progetto risulta particolarmente interessante perché permette di evitare quasi completamente gli impatti ambientali e paesaggistici...i criteri base sono la sperimentalità, la gradualità e la reversibilità. Analoghe valutazioni positive sono state date dalle Soprintendenze e dalla Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici sulla Paratoia a gravità, che funziona con la forza di gravità del peso proprio a differenza del Mose, e richiede pertanto struttura delle paratoie, basi di alloggiamento e impianti molto meno impegnativi. Di queste problematiche si è impedita la verifica.

Questi aspetti dovrebbero essere posti al centro di una revisione del Progetto che però non può essere fatta dalle stesse persone e strutture che hanno fino ad oggi già approvato più volte il Progetto Mose. Occorre individuare un gruppo di esperti estremamente competenti in tecnologie off shore in posizione terza per poter valutare in termini scientifici e tecnici posizioni molto diversificate e su taluni aspetti contrapposte. Il ministero dell’Ambiente è della convinzione che prima di procedere alla fase esecutiva il Progetto di Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna debba essere adeguatamente modificato. Appare infatti auspicabile l’elaborazione di una radicale variante al progetto definitivo che recepisca compiutamente le indicazioni della deliberazione assunta dal Consiglio dei Ministri del 15.3.2001.

E come prescriveva il ministero dell’Ambiente «è indispensabile riesaminare il progetto Mose dal punto di vista strutturale, funzionale e gestionale».

In quella occasione il governo Prodi non ascoltò i rilievi critici e le alternative. Ora si dispone di un nuovo autorevole studio che conferma e ulteriormente approfondisce e dimostra la gravità delle criticità del progetto Mose. Il nuovo governo, con visione lungimirante e strategica, saprà assumere decisioni adeguate e intervenire per raddrizzare la barra di questa navigazione a vista prima di finire sulle secche o peggio sulle scogliere?

Il testo integrale dell’articolo

Nel 2005-2006 il Comune di Venezia ha effettuato una valutazione del MoSE e dei progetti alternativi e i risultati avevano evidenziato aspetti critici strutturali del MoSE. Dando seguito alle raccomandazioni fatte in quella occasione da alcuni cattedratici del settore marino offshore, il Comune ha commissionato uno studio volto ad analizzare il comportamento dinamico del progetto MoSE (che contrasta la marea entrante con la spinta della paratoia inclinata verso la laguna)e per confronto anche quello del progetto “Paratoia a gravità” (che agisce grazie al solo peso della paratoia inclinata verso il mare). Lo studio è stato affidato alla Società francese Principia, uno dei leader mondiali nella modellazione e calcolo dinamico dei sistemi marini complessi in moto ondoso, studiosi recentemente contattati dallo stesso Consorzio Venezia Nuova per una consulenza.

Il documento descrive la metodologia, le assunzioni numeriche e gli strumenti usati per le analisi, che rappresentano lo stato dell’arte più avanzato nella modellazione idrodinamica e nell’interazione tra più corpi in moto ondoso. Sono state esaminate due frequenze del picco d’onda, dove si concentra la massima energia del mare irregolare. Con lo spettro di 8 sec la paratoia MoSE manifesta un comportamento caratterizzato da instabilità dinamica. Lo studio ha dimostrato che la instabilità inizia con condizioni che hanno una probabilità di verificarsi molto alta, che si sono già verificate due volte nei 4 anni di registrazione dei parametri d’onda.

La instabilità dinamica comporta una incontrollata amplificazione dell’oscillazione della paratoia ed una “risposta caotica con elevata amplificazione dinamica” che mette in discussione la efficacia stessa della barriera al contenimento della marea. Nel caso di sistemi dinamicamente instabili al moto ondoso non è possibile identificare un dimensionamento attendibile delle strutture, delle cerniere e dei connettori. In tali condizioni non è neanche possibile utilizzare la sperimentazione in vasca su modelli in scala ridotta che, data l’impossibilità di modellare correttamente gli effetti viscosi, non consente un trasferimento diretto dei dati misurati al sistema vero in scala reale (aspetto evidenziato anche dagli Esperti internazionali che esaminarono il progetto di massima del MoSE).

L’analisi della schiera di paratoie, effettuata tenendo conto di una differenza di 2 metri tra i livelli mare-laguna. ha dimostrato che l’interazione idrodinamica tra le 20 paratoie ha una notevole influenza sui moti relativi tra paratoie adiacenti.

In conclusione dallo studio risulta che:

- il sistema instabile (MoSE) non può essere analizzato neppure con i software di simulazioni più avanzati esistenti e non è possibile ottenere risultati affidabili per un progetto corretto;

- la paratoia MoSE richiede un sistema di controllo attivo continuo dell’acqua di zavorra.

I risultati dello studio sulla paratoia isolata del MoSE dimostrano che risulta instabile con mare irregolare e quindi confermano l’errore del Comitato tecnico di magistratura che ha approvato il progetto definitivo (8 novembre 2002) quando afferma che “ la instabilità dinamica viene introdotta dalla schiera di paratoie e si verifica solo con onde regolari e non si ha con il mare irregolare”. E contraddicono anche le conclusioni del Gruppo di lavoro che ha valutato negativamente le alternative al progetto MoSE (Relazione del 28 novembre 2006) e che il giorno dopo nella veste di Comitato tecnico di magistratura ha approvato la sua stessa relazione.

Si consideri in particolare che:

- lo studio fatto ha dimostrato rilevanti criticità funzionali della paratoia MoSE, anche con condizioni di mare relativamente ricorrenti: ci si chiede con quali criteri e con quali carichi sono state dimensionate queste cerniere.

- il progetto MoSE prevede che la “parte femmina” delle cerniere resti al fondo, imbullonata al cassone di fondazione, per la vita dell’opera (100 anni); allo stato dell’arte non si ha esperienza di una vita operativa così lunga per un organo meccanico sollecitato come questo ed istallato sott’acqua; deve garantire che non si verifichino nel tempo delle vie d’acqua che porterebbero all’allagamento del tunnel sottostante;

- a suo tempo si era da più parti espressa pubblicamente la necessità che un componente così essenziale e critico come i connettori del Mose fosse opportunamente progettato, collaudato e qualificato per l’uso prima di dare inizio al progetto esecutivo ed alla costruzione dell’opera; oggi c’è la certezza che la paratoia MoSE è instabile. Le normali tecniche di progettazione non permettono di definire i carichi trasmessi alla base di fondazione per mezzo delle cerniere e quindi i carichi di progetto. Per un motivo molto semplice: nessuno progetta un sistema instabile. Allorquando si individua che un sistema è instabile il progettista ne cambia le caratteristiche perché diventi stabile.

Giunti a questo punto di consapevolezza, devo ricordare che il giorno dell’approvazione del progetto MoSE in Commissione di salvaguardia (20.1. 2004) in rappresentanza del ministero dell’Ambiente ho inutilmente illustrato i problemi di inaffidabilità del progetto depositando agli atti dodici documenti tra cui in particolare tre che documentavano la “Inaffidabilità della gestione delle paratoie” (rapporto del CNR italiano e CNRS francese), la “Inaffidabilità del funzionamento del sistema di paratoie” e la possibilità del fenomeno di entrata in risonanza delle paratoie (relazione e lettera dell’ing. Di Tella inviate al Magistrato alle acque e alla Commissione di salvaguardia); criticità già inutilmente da me contestate all’ing. Scotti (progettista del MoSE) in sede di sotto-Commissione di salvaguardia.

Ricordo inoltre che, nelle riunioni svoltesi presso il governo a Roma (a palazzo Chigi) nel novembre 2006 per la verifica del progetto MoSE e dei progetti alternativi, il Comune di Venezia presentò, tra gli altri documenti, un dossier in undici punti relativi agli “Aspetti critici strutturali del MoSE”; in particolare il primo punto era relativo alla “Instabilità intrinseca del MoSE” e il secondo alla “Criticità dei connettori”.

In quella occasione fui incaricato di presentare il documento ufficiale del Ministero dell’Ambiente che in particolare recita quanto segue.

“Valutazione dei progetti alternativi:

A.R.C.A. (cassoni autoaffondanti). Il progetto risulta particolarmente interessante perché permette di evitare quasi completamente gli impatti ambientali e paesaggistici…i criteri base sono la sperimentalità, la gradualità e la reversibilità (come da prescrizione di legge speciale) e la stagionalità (i cassoni si installano a settembre e si rimuovono a marzo) … analoghe valutazioni positive sono state date dalle Soprintendenze e dalla Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici’.

Paratoia a gravità. Il progetto prevede un tipo di paratoie ‘intrinsecamente stabili’ che funziona con la forza di gravità del peso proprio (funzionamento diverso da quelle del MoSE ‘intrinsecamente instabili’ che agiscono per spinta creata di momento in momento dagli impianti) e richiedono pertanto struttura delle paratoie, basi di alloggiamento e impianti molto meno impegnativi. La Sovrintendenza per i Beni Archeologici ritiene il progetto decisamente poco impattante e particolarmente flessibile, permette di seguire in modo quasi perfetto l’attuale profilo dei fondali con la riduzione drastica dei volumi di dragaggio previsti dal MoSE”.

“Relativamente al progetto MoSE e alle criticità irrisolte:

“Queste problematiche, in parte aggiuntive a quelle che hanno portato, nel 1998, alla Valutazione di impatto ambientale negativa, sono state formalmente poste dal rappresentante di questo Ministero nella Commissione di salvaguardia nel gennaio 2004 ma se ne è impedita la verifica rinviando ad una risposta scritta (dopo la votazione) da parte del Presidente del Magistrato alle Acque (ing. Piva) che non è mai pervenuta. Sono documentati e depositati agli atti della Commissione i quesiti relativi al …funzionamento e inaffidabilità tecniche del sistema di paratoie … inaffidabilità della gestione delle paratoie.

“Questi aspetti dovrebbero essere posti al centro di una revisione davvero competente del progetto in quanto investono problemi strutturali altamente specialistici. Come richiesto dal Comune questa revisione non può però essere fatta dalle stesse persone e strutture che hanno fino ad oggi già approvato più volte il Progetto MoSE. Occorre individuare un gruppo di esperti estremamente competenti in tecnologie off shore in posizione “terza” per poter valutare in termini scientifici e tecnici posizioni molto diversificate e su taluni aspetti contrapposte.

“Il Ministero dell’Ambiente è della convinzione che prima di procedere alla fase esecutiva il Progetto di Salvaguardia di Venezia e della sua Laguna debba essere adeguatamente modificato.

“Appare infatti auspicabile l’elaborazione di una radicale variante al progetto definitivo che recepisca compiutamente le indicazioni della deliberazione assunta dal Consiglio dei Ministri del 15.3.2001 e sia adeguato ai criteri di gradualità e reversibilità ed in grado si affrontare i problemi lagunari in una ottica di stagionalità.

“In relazione alle competenze di questo Ministero, i riscontri di cui sopra relativi all’avanzamento dei cantieri, appaiono di tutta gravità dal punto di vista contabile, della legittimità delle autorizzazioni e del danno ambientale.

“Nel cercare soluzioni più idonee a rispondere alla compatibilità ed alla funzionalità per la salvaguardia di Venezia è indispensabile riesaminare il progetto Mo.S.E. dal punto di vista strutturale, funzionale e gestionale in quanto non vi sono certezze dimostrate innanzitutto in termini di funzionalità, affidabilità, gestibilità nel tempo”.

In quella occasione il governo Prodi non ascoltò i rilievi critici e le proposte alternative. Ora si dispone di un nuovo autorevolissimo studio che conferma e ulteriormente approfondisce e dimostra la gravità delle criticità del progetto MoSE. Il nuovo Governo, con visione lungimirante e strategica, saprà assumere decisioni adeguate ai problemi rilevati e intervenire per raddrizzare la barra di questa navigazione “a vista” prima di finire sulle secche o peggio sulle scogliere

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