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Lilli Garrone
Per l’edilizia c’è una terza via: recupero e housing sociale
12 Luglio 2009
Roma
Nell’intervista al segretario della Cgil di Roma, proposte serie su sviluppo edilizio e tutela dell’agro romano. Il Corriere della Sera, ed. Roma, 12 luglio 2009 (m.p.g.)

La "terza via" della Cgil. Perché "tra la minaccia di un fermo dell’edilizia e il superamento dei vincoli ambientali, c’è un’altra soluzione". La indica Claudio Di Berardino, il segretario della camera del Lavoro di Roma e del Lazio, prendendo una posizione diversa sia da quella dei costruttori ("si rischia il blocco degli investimenti privati"), sia da quella a oltranza degli ambientalisti.

Con i nuovi proposti dalla sovrintendenza non temete anche voi un fermo nelle costruzioni?

"No, perché non si può approfittare della crisi per proporre uno stravolgimento delle regole o dei vincoli ambientali. Non può passare l’idea che lo sviluppo di Roma coincida solo con nuove urbanizzazioni: bisogna invece parlare di investimenti produttivi, di rilancio del turismo, dei servizi, di economia e di qualità del lavoro".

Ma i costruttori sostengono che l’edilizia muove il 25 per cento dell'economia romana.

"È vero. Edilizia, però, non è solo nuove urbanizzazioni. Ripeto esiste una 'terza via'".

Quale?

"Dare inizio ad un nuovo ciclo (in genere i cicli edilizi durano dai 10 ai 15 anni) fatto di piani di recupero, di riqualificazione della città iniziando dalle periferie, come il completamento degli interventi dei così detti articoli 11, e di contratti di quartiere".

Qualifichiamo quello è già urbanizzato e non pensiamo solo a nuove urbanizzazioni?

"Esatto. Come ad esempio la costruzione di nuovi alloggi di edilizia sociale. In una proposta che abbiamo avanzato, con le attuali norme del Piano regolatore si possono costruire subito 7.000 alloggi di edilizia sociale, le ex case popolari".

Anche senza i 5.400 ettari fra l'Ardeatina e la Laurentina?

"In quella zona era edilizia privata e agevolata: ovvero l’impresa costruisce, poi applica canoni particolari. Ma non sono case popolari come quelle che vengono costruiti dal Comune su finanziamenti regionali o statali. E questi alloggi sono previsti su tutta Roma: questi 7.000 alloggi si possono costruire al di là dei vincoli".

Quindi siete perché i vincoli rimangano?

"Diciamo che il Prg e i vincoli sono parte delle regole, che servono a fare in modo che ci sia uno sviluppo armonico e sostenibile ".

Tifate per la sovrintendenza?

"Per le regole. La sovrintendenza è un’istituzione, se il vincolo è giusto va messo. E il tavolo interistituzionale dovrebbe servire per progettare lo sviluppo della città e attuare le norme".

Regole che non impedirebbero il lavoro dei costruttori?

"No, possiamo aprire un ciclo di recupero e di riqualificazione, mettere in sicurezza il patrimonio edilizio, costruito nel dopoguerra in cemento armato, che quindi ha subito un deterioramento. Pensiamo alle infrastrutture che non devono più rincorrere l’espansione edilizia ".

E per gli alloggi popolari?

"Sono state individuate aree intorno alle stazioni ferroviarie, c’è il recupero di scuole abbandonate e delle caserme dismesse. E facciamo ripartire i cantieri pubblici: con l’attuale crisi l’economia romana non gira se non si riparte dal pubblico. Va rimessa al centro la linea strategia della qualità urbana e del lavoro.

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