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No al commissariamento
12 Febbraio 2009
Beni culturali
Negli articoli su Corriere (Brogi), l’Unità (Emiliani) e la Repubblica (Bucci) del 4 febbraio 2009 le vicende della Soprintendenza romana che eddyburg segue da vicino. (m.p.g.)

La rivolta degli archeologi "No al commissariamento"

Paolo Brogi – Corriere della Sera, ed. Roma

"Il corpo tecnico-scientifico della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, avuta notizia dell'annuncio da parte del Ministro Bondi della richiesta di un commissariamento straordinario del proprio Ufficio, non ritenendo plausibili le motivazioni addotte a sostegno di un provvedimento che solo un'emergenza di protezione civile potrebbe giustificare, dichiara lo stato di agitazione permanente".

Questo l'inizio del documento firmato da architetti e archeologi, un'ottantina. "La nomina di un Commissario straordinario, attualmente responsabile della Protezione Civile, di un vicecommissario attuatore (incompatibilmente assessore comunale), oltre a porre l'attività dell'Ufficio di tutela al di fuori dell'amministrazione ordinaria, ci esautora di fatto...".

Tra Stato e Comune bastava un semplice protocollo d'intesa, dicono, è evidente che gli obiettivi del commissariamento puntano a una privatizzazione strisciante.

Tra i firmatari direttori di museo (Rita Paris di Palazzo Massimo, Maria Antonietta Tomei del Museo delle Terme, Alessandra Capodiferro e Matilde De Angelis di Altemps, Mariarosa Barbera della Domus Aurea, Rossella Rea del Colosseo, Laura Vendittelli di Cripta Balbi, Marina Piranomonte delle Terme di Caracalla), gli scavatori del Suburbio (Rita Santiolini, Stefano Musco, Daniela Rossi, Paola Anzidei, Paola Filippini), gli esperti di Palatino e area centrale (Roberto Egidi, Maria Grazia Filetici, Giuseppe Morganti, Piero Meogrossi, Paola Catalano, Fedora Filippi).

A Roma 55 archeologi contro il ministro Bondi

Vittorio Emiliani – l’Unità

Da Roma ad Ostia Antica, non ci stanno ad essere "commissariati", in via straordinaria dal governo, attraverso il sottosegretario alla Protezione civile, Bertolaso, e l’assessore comunale all’urbanistica, Corsini (che, come "vice-commissario attuatore", diventerebbe il controllore di se stesso). Gli archeologi non vogliono neppure essere posti sotto tutela da consulenti tecnico-scientifici esterni (si è parlato di Andrea Carandini). In 55 hanno sottoscritto un documento in cui dicono che le nomine proposte dal ministro Bondi, dopo l’incontro col sindaco Alemanno, esautorano "di fatto il corpo degli archeologi, degli architetti e di tutto il personale tecnico-amministrativo", determinano "una sovrapposizione (o meglio uno svuotamento) di funzioni", in "gravissimo contrasto con ogni criterio di economicità" e di produttività. Da una parte si taglia, dall’altra si creano nuovi uffici. In forza di quali eccezionali emergenze?

Il protocollo d’intesa

Secondo i 55 firmatari per una "fruizione unitaria dell’area archeologica centrale di Roma", i due Fori, sarebbe bastato - tesi ampiamente condivisa - "un semplice protocollo di intesa tra gli Uffici statali e comunali". È avvenuto in altre situazioni straordinarie: per investire al meglio i fondi (90 miliardi di lire degli anni ‘80) della legge speciale Biasini, quelli per Roma Capitale e per il Giubileo 2000, gli stessi proventi del Lotto del mercoledì, "dimostrando capacità di spesa e ampiezza di risultati".

Perciò la decisione Bondi-Alemanno non convince affatto. Ci sono di mezzo, allora, "la gestione (e gli introiti), perché di questo si tratta, di Aree Archeologiche Monumentali di rilevanza mondiale" quali il Colosseo (che da solo incassa 1,5 milioni di euro l’anno), la Domus Aurea, i Fori Imperiali? Questo sembra essere il vero perno della vicenda: determinare "una spaccatura insanabile" fra una "archeologia ad alto reddito" e una invece "senza reddito" per gestire probabilmente la prima in forma privatistica (il vecchio disegno di Giuliano Urbani di privatizzare i Musei "ricchi") e lasciare la seconda in braccio allo Stato. Tutto ciò confligge tuttavia coi principii fondamentali dell’articolo 9 della Costituzione per il quale - come hanno ribadito numerose sentenze della Corte - la tutela rappresenta il valore primario, esercitato dalla Repubblica. Alcune associazioni - Assotecnici, Italia Nostra (uscita giorni fa con un documento ben argomentato di protesta), Bianchi Bandinelli, Comitato per la Bellezza, i siti Eddyburg e PatrimonioSos, Legambiente - hanno già aderito all’idea di una manifestazione nella quale illustrare le ragioni di questo "no" a provvedimenti che stravolgono le leggi vigenti, svuotando di poteri e di mezzi le già indebolite Soprintendenze, facendo entrare la politica, in modo sempre più devastante in attività tecnico-scientifiche che sono e devono rimanere pienamente autonome. La cultura è un valore "in sé", enorme, e non un affare.

Fori, la rivolta degli archeologi contro Bertolaso commissario

Carlo Alberto Bucci – La Repubblica, ed. Roma

Rivolta all’ombra del Colosseo contro il commissario Bertolaso e la nomina di una commissione scientifica esterna per l’area archeologica di Roma. Sono una cinquantina i funzionari, archeologi e architetti, che hanno proclamato lo "stato di agitazione permanente" per reagire alla decisione del ministro Bondi di commissariare la Soprintendenza speciale di Roma: "Solo un’emergenza di protezione civile - scrivono - potrebbe giustificare un tale, gravissimo provvedimento". Il 30 gennaio - giorno dell’accordo tra Stato e Comune sul nome del capo della Protezione civile - il gruppo direttivo e i lavoratori della Soprintendenza si sono riuniti in assemblea chiudendo per alcune ore alle visite i monumenti e i musei. E questo potrebbe essere lo strumento di lotta se non verrà accolto l’appello contro "il rischio cogente di distruzione di un Ufficio di tutela di grande rilevanza storica e cultura".

Da Antonello Vodret memoria storica della Domus Aurea, a Roberto Egidi autore di importanti scoperte a piazza Venezia, dalla responsabile dell’Appia Rita Paris, alla direttrice del Colosseo Rossella Rea, fino ad Alessandra Capodiferro che due settimane fa ha ritrovato la straordinaria Testa di Artemide a Testaccio: c’è tutta la squadra che dagli anni Ottanta ha riportato l’archeologia a Roma a sentirsi "esautorata della pienezza del proprio ruolo istituzionale" dalla "sovrapposizione (svuotamento) di funzioni". I firmatari approvano l’abbattimento del muro tra Fori imperiali e Foro romano ("ma sarebbe bastato un protocollo d’intesa tra uffici statali e comunali"). E, dietro "questa gravissima manovra", vedono il rischio "di un nuovo assetto gestionale: forse di diritto privatistico?"

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