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Piero Sansonetti
La “realistica” utopia di Carle Ravaioli: disarmo unilaterale per salvare l’ambiente
13 Dicembre 2008
Capitalismo oggi
A proposito del libroAmbiente e pace, una sola rivoluzione, Punto Rosso, Milano 2008. Liberazione, 13 dicembre 2008

La proposta avanzata da Carla Ravaioli nel suo libro Ambiente e pace, una sola rivoluzione forse è un po' utopistica. Però, come tutte le idee seriamente utopistiche, è una delle poche davvero realistiche. Nel senso che parte dalla spiegazione e dalla definizione di un problema vero - cioè "reale" - e indica delle soluzioni concrete, cioè anch'esse "reali". Dove sta allora l'utopismo? Semplicemente nella politica: nella forza degli interessi che si oppongono alla soluzione realista.

Qual è l'idea di Ravaioli? Di avviare il disarmo unilaterale dell'Europa, come mezzo per abbassare drammaticamente le emissioni di gas nocivi nell'atmosfera senza, per ora, mettere mano alla grande questione dei consumi, che sono folli e vanno ridotti e modificati.

Dunque, in questo libro, Carla Ravaioli oppone una misura ad occhio e croce impossibile - ma realistica - il disarmo unilaterale di un intero continente, ad un'altra che lei stessa giudica ancora più impossibile - e al momento irrealistica - e cioè l'improvvisa presa di coscienza dei suoi limiti ormai visibilmente abnormi da parte del capitalismo e la rinuncia al profitto di fronte al pericolo imminente in cui versa il pianeta. Per il capitalismo - almeno, se avesse un forte senso di sopravivenza e dunque una disposizione al compromesso - tra la rinuncia al profitto e la rinuncia al profitto solo in campo militare, la seconda opzione dovrebbe essere più digeribile.

Cosa si intende per capitalismo? Non solo i suoi gruppi dirigenti, il suo Gotha. Ma tutto il sistema, comprese le sue opposizioni interne. Le quali, sul tema ambientale - cioè sul piccolo problema se salvare o no il futuro del pianeta - non hanno mai funzionato da anticorpi, come hanno fatto su altri versanti della battaglia politica e sociale. Carla Ravaioli non salva nessuno, che siano le socialdemocrazie nordeuropee o il difensore dei diritti civili Zapatero. Che sia l'inemendabile classe politica berlusconiana al potere o il Pd o il Prc, i Verdi e tutti gli altri. Destra e sinistra. Centro e estremisti. Marxisti e libertari.

Ed è proprio la dimensione diciamo così, universalmente politica, di questo libro, che ne è l'aspetto più seducente. L'analisi della politica delle sinistre, il suo cogliere la trappola in cui si sono ficcate senza rendersene conto.

Sono convinto da tempo - e lo ho scritto - che la sinistra oggi ha bisogno di andare oltre se stessa - cioè oltre i suoi schemi, i suoi tic, le sue ideologie novecentesche - se vuole recuperare la sua forza rivoluzionaria e di trasformazione, e riproporsi come strumento di cambiamento e di governo del mondo. Il libro di Carla Ravaioli va oltre (e non è la prima volta che Carla lo fa); ed è profeticamente uscito con un bell'anticipo sia sulla crisi finanziaria che sta strangolando il mercato globale, che sulla contrapposizione Italia, Polonia e altri paesi dell'est europeo con il governo di Bruxelles sulla questione della riduzione delle emissioni di gas nocivi.

Andare oltre cosa? Carla Ravaioli spiega perché molti aspetti dello stesso marxismo - quelli interni all'ideologia dello sviluppo economico visto come una legge di natura - sono entrati in contrasto con la necessità del pianeta, e del suo futuro, e dunque diventano conservatori, arretrati. Il grande filone di pensiero, ancora attuale, del marxismo è quello che riguarda la riproduzione e la critica del potere e della alienazione. Cioè quello che ha avuto meno ricadute nel comunismo reale e nella storia del movimento operaio. Le sinistre si accorgono di tutto questo? Sì, ma ne sono terrorizzate, lo vedono come una minaccia alle proprie certezze, alle proprie abitudini, alle proprie relazioni e alle proprie politiche.

Sullo sfondo del libro di Ravaioli c'è questa crisi finanziaria internazionale la cui scintilla è, proprio come descrive il libro, l'artificiosa creazione della domanda. In un mondo in cui la produzione di merci non risponde più in alcun modo a dei bisogni precisi, si vendono mutui a chi non sa come pagarli, e si rivendono quotando il debito collettivo in borsa. Fantastico. Crolla tutto ed ecco che gli iperliberisti, fregati, si affannano a chiedere regole, intervento dello stato, parlano di un'etica del capitalismo e della necessità di rimettere in piedi, presto, al più presto, la fiducia dei consumatori nel benedetto mercato.

Carla, con questo suo libro, accompagna l'analisi, sempre molto acuta e informata, sullo "sviluppismo" e sulla grande questione ambientale, a questa idea che un po' spariglia le abituali battaglie politiche. E cioè reintroduce nella discussione la "mozione" pacifista, ma non dal suo abituale versante "etico", bensì da quello ambientale. Il disarmo come necessità "naturale". Mi sembra una ottima idea.

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