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"Tuvixeddu: una cartina di tornasole e Salzano è sconcertante”
16 Settembre 2008
Sardegna
Roberto Giusto

Dr. Salzano, da tempo la seguivo, pensavo fosse persona accorta ed obbiettiva, purtroppo mi devo ricredere, ha dato una esposizione dei fatti a dir poco sconcertante. Seguo i fatti relativi al colle di Tuvideddu ormai da oltre due anni, lo faccio da cittadino che ha dato il suo voto al presidente Soru, lo faccio per cercare di capire se ho fatto bene o meno e questa vicenda per me funziona come una cartina tornasole. Le conclusioni sono inequivocabile, ho fatto un errore madornale a dare il mio voto a Soru.

Ma torniamo alla descrizione che Lei da dei fatti, il privato non ha ceduto una parte al Comune ma a ceduto la maggior parte, l’80% delle aree, aree private di gran pregio che vengono date ai cittadini, al posto di valutare positivamente questa cessione la si fa passare in secondo piano omettendo l’entità della cessione. Il privato ha tenuto per se i fronti di cava, le zone meno pregiate e maggiormente degradate, quelle sulle quali sorgevano gli imponenti capannoni della cementeria che per anni ha devastato il colle.

Lei parla delle sentenze come quisquigle come se i magistrati che hanno esaminato sicuramente migliaia di documenti avessero espresso un parere superficiale e insignificante come se non avessero parlato di sviamento di potere e uso distorto del potere (alias abuso d’ufficio).

Una domanda mi sorge spontanea: ma Lei ha mai visitato il colle di Tuvixeddu? Conosce la realtà dei luoghi?

Mi sa proprio di no

Caro signor Giusto, suppongo che lei si riferisca all’articolo che ho scritto per la rivista Carta. Ma dell’argomento mi ero occupato anche altre volte sul mo sito. Mentre la ringrazio per la sua considerazione (che spero sopravviva all’articolo) le rispondo sui tre punti che ella solleva.

1) Il suolo, ogni suolo, di per se non vale niente ai fini dell’edificabilità. Quel suolo in particolare non poteva certo essere utilizzato per coltivare vigne o fiori: anche se a questa utilizzazione fosse stato adibito, il suo valore sarebbe stato quello derivante dalla coltivazione agricola. Il valore che deriva dall'edificabilità è un valore attribuito dalla collettività. Quindi il proprietario non ha regalato niente: ha solo ottenuto 400mila metri cubi. Lei mi dirà: lei mi parla di ciò che sarebbe giusto, ma in Italia le cose vanno in modo diverso. È vero, in Italia le leggi riconoscono al proprietario del terreno una qualche edificabilità. Ma allora, se ci riferiamo alle leggi, ricordiamo anche cje la legislazione italiana, a partire dalla Costituzione, stabilisce che prima di ogni altro diritto e interesse viene quello pubblico di tutelare i beni culturali e paesaggistici; e questi, per fortuna, senza riconoscere nessun obbligo di indennizzo. L’unico indennizzo è quello per le spese legittimamente e documentatamente sostenute dal proprietario per affidamenti che ha legittimamente ottenuto dalla pubblica amministrazione.

2) Se lei ha letto la sentenza del Consiglio di stato (e sono certo che l’ha letta) si sarà reso conto che essa invalida la scelta della Regione per questioni di procedura, non di merito. Non ha detto quell’area non era meritevole di tutela: ha detto che la procedura adottata per tutelarla non era corretta. Riconosco che le procedure sono importanti, ma i nostri posteri piangeranno per il merito della vicenda, non per le procedure.

3) Mi chiede se ho visitato Tuvixeddu. Si, ho visitato e ammirato, grazie a qualche cancello sul versante di via Avendrace che era rimasto aperto. È un sito veramente meraviglioso, mi ha dato un’emozione impagabile. E nulla mi ha turbato e scandalizzato di più che vedere quei palazzoni al piede del colle e sulle tombe, e pensare a quegli altri palazzoni che pensano di costruire lassù in cima, e al giardinetto condominiale nel quale pensano di trasformare la necropoli. Ma quello che mi scandalizza di più, devo confessarle, è il fatto che tanti cagliaritani non si sentano custodi d’un patrimonio che è dell’umanità (e che – per converso – tanti italiani ed europei non abbiano idea di quale tesoro è in discussione). Ripeto spesso che quell’area mi ricorda l’area dell’Appia Antica a Roma, che un benemerito ministro (allora quello ai Lavori pubblici) seppe sottrarre trenta anni fa alle costruzioni. Mi auguro che anche questa volta un ministro (nella fattispecie quello dei Beni e delle attività culturali) venga in soccorso del benemerito Renato Soru, al quale va tutta la mia stima e solidarietà.

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