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Carlo Alberto Bucci
Parking Pincio, sui resti decidiamo noi
23 Agosto 2008
Roma
Nell'intervista a De Caro il richiamo all'art. 9 della Costituzione come elemento guida per decidere sul parcheggio contestato. Da la Repubblica, ed. Roma, 23 agosto 2008 (m.p.g.)

«Il rapporto sui ritrovamenti al Pincio ci è stato appena consegnato dalla Soprintendenza. Lo stiamo analizzando ed è mia intenzione sottoporlo al Comitato tecnico scientifico per i Beni archeologici. Mi farò accompagnare dal soprintendente Bottini e, avuto il loro parere, decideremo sul da farsi». Così il direttore generale per i beni archeologici del ministero Beni culturali, Stefano De Caro.

Mentre forze politiche, ambientalisti e archeologi si dividono sullo stop al cantiere per il parcheggio da 700 posti, e nel giorno in cui anche Ermete Realacci (Pd) si spende per il «sì» («Massimo rispetto per i ritrovamenti, ma la maniera migliore per rispettarli è farli essere un pezzo della vita della gente» ha detto il ministro ombra dell'Ambiente), al San Michele vengono chiamati i professori del comitato. L'opinione di Giuseppe Sassatelli, Andrea Augenti, Mario Torelli e Irene Berlingò servirà al ministero per dare l'ultima parola sul parking della discordia.

Professor De Caro, per legge è lei a decidere se e quale reperto deve essere smontato, spostato, o sacrificato. È il caso del Pincio?

«La relazione della Soprintendenza segnala che ci sarebbero da fare rimozioni di strutture antiche, cunicoli che rientrano nell´area del progetto per il parcheggio. Vedremo che decisione prendere».

Politici, amministratori e impresa dicono però che i resti saranno salvati modificando il progetto.

«Occorre una valutazione complessiva, non sempre basta spostare un pilastro di qualche metro per salvaguardare il bene».

Ma agli inizi di settembre la giunta Alemanno discuterà il caso in aula. E intanto i lavori vanno avanti.

«Ognuno fa il proprio mestiere. Io voglio ricordare che la Costituzione italiana attribuisce al patrimonio culturale valore fondativo dell'identità della Repubblica, a prescindere dagli interessi d'altra natura coinvolti».

E se sul piatto della bilancia ci sono un parcheggio e una domus?

«La Costituzione è chiara. La tutela non è subordinata alla valutazione di altri interessi».

Non teme così di passare per essere un talebano della tutela?

«No, io mi riferisco a ritrovamenti di interesse archeologico (e non basta un coccio a bloccare un cantiere ...) che devono uscire valorizzati, resi fruibili, dall'operazione architettonica. Ad esempio a Napoli, quando ero soprintendente, per la realizzazione della fermata della metro Duomo, decidemmo noi di smontare e rimontare il tempio di primo secolo a. C. venuto alla luce durante i sondaggi. E oggi tutti possono ammirare in mostra al museo di Napoli i risultati di questi ritrovamenti, anticipazione della stazione archeologica in corso di progettazione da Massimiliano Fuksas».

Il comitato di settore è composto da archeologi. Ma al Pincio il problema della tutela è anche di carattere monumentale e ambientale.

«Il direttore generale Roberto Cecchi valuterà se sottoporre la questione al comitato per i Beni architettonici e paesaggistici. In questo caso si avrà un parere congiunto dei comitati, come ad esempio è avvenuto per la stazione di piazza municipio a Napoli».

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