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Gabriele Polo
Rottamazioni preventive
30 Dicembre 2007
Articoli del 2007
Rottamare Bush, Dini, Binetti e altre cose dannose. Un augurio per il 2008, da il manifesto del 30 dicembre 2007

«Aiuto, mi vogliono rottamare. Da 36 anni faccio compagnia al manifesto, senza mai chiedere nulla e subendo tutto. Mi hanno messa lì all'inizio, poi mi hanno sostituita, poi rimessa, spostata in basso e riportata in alto, rimpicciolita e ingrandita. Ora se la prendono di nuovo con me, come se fosse colpa mia se il giornale vende poco. Suvvia, pensino a ciò che scrivono, alle scelte editoriali sbagliate, alle direzioni confuse... perlomeno ai refusi. E mi lascino in pace. Non sono mica la mummia di Lenin». Firmato, quotidiano comunista.

A fine anno si buttano le cose vecchie. Simbolico atto di rinnovamento, cui si è ispirato anche il governo decidendo - in maniera affatto originale - l'ultima rottamazione automobilistica. In effetti di cose da gettare alla mezzanotte di domani ce ne sarebbero tante. Tremando un po', la nostra testatina ha pensato di aprire bocca, per la prima volta in vita sua. Nel frattempo noi una rottamazione l'avevamo già decisa, quella della sede che lasciamo dopo tanti anni. Tra pochi giorni andiamo a Trastevere. E poiché diamo il buon esempio, ci permettiamo di suggerire alcune cose da buttare con il 2007. Quelle essenziali, che hanno il vantaggio di non incidere su bilanci familiari non proprio floridi.

La prima cosa da rottamare è l'amministrazione Bush. Bisognerà aspettare qualche mese, fino a novembre, ma poi bisognerebbe liberarsi dal presidio militare repubblicano della Casa Bianca. Giriamo il suggerimento oltreoceano, confidando che gli eredi di Custer capiscano che non si può far fare al mondo la fine dei Sioux. Si aprirebbe la possibilità di una rottamazione più grande, quella bellica, anche - semplicemente - con una lenta ma inesorabile dismissione delle guerre. Forse se ne gioverebbero pure i cittadini di Vicenza e persino il governo italiano che potrebbe avere un'evoluzione semantica, imparando altre parole oltre a «signorsì».

Nella nostra piccola Italia bisognerebbe rottamare Lamberto Dini. Che invece vorrebbe rottamare Romano Prodi. Il senatore-rospo si crede onnipotente e proclama ultimatum. Non si capisce con quale forza e per far cosa - ambizioni personali a parte. Ma, forse, il problema è che glielo permettono, trattandolo mica male, invece di buttarlo (politicamente) dalla finestra e sfidarlo alla prova del «controribaltone».

Rottamazione urgente sarebbe quella della senatrice Binetti. Lo suggeriamo a Veltroni. Per almeno due ragioni. La prima è che così il suo Pd, in almeno una cosa - un po' di laicità -, non sarebbe peggio della vecchia Dc. La seconda è che la senatrice teodem non si farebbe alcun male: il Dio con cui è spesso a colloquio magari stenderebbe la pietosa mano, salvandola dall'impatto al suolo.

Alla sinistra che vuol dar vita al nuovo soggetto unitario e plurale suggeriamo di rottamare le incrostazioni burocratiche che bloccano i suoi attuali quattro partiti, di gettare dalla finestra i silenzi sulle sconfitte di questi mesi di governo e le paure verso la possibilità di stare all'opposizione. E, soprattutto, rottami la confusione programmatica e culturale: meglio poche cose su cui puntare e giocarsi il futuro su quelle.

Ci sarebbero poi da rottamare tantissime altre cose: dai Cpt alla legge Bossi-Fini, dall'omofobia alle fabbriche che inquinano e ammazzano, dalle banche ormai onnipresenti all'idea di cancellare il contratto nazionale di lavoro, fino alle lamentazioni sui salari troppo bassi non accompagnate da nessun provvedimento per aumentarli che non sia l'idea di agganciare tutto alla produttività, cioè a una precaria fatica. Le elenchiamo come pro-memoria, verranno buone anche dopo capodanno. Auguri.

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