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"In Val Brembana sperano nello Stellone?"
14 Dicembre 2007
Lettere e Interventi
Una lettera, una risposta e un allegato a proposito dell'articolo su Piazzatorre

Dopo la pubblicazione dell’articolo di eddyburg.it dedicato al caso di Piazzatorre in Val Brembana, allego il file dell'informatore comunale (novembre 2007) che riporta il punto di vista dell'amministrazione sulla nota vicenda.

Un’amministrazione alla quale, come si capisce anche dalla qualità e dettaglio informativo di quanto pubblicato, nonostante tutto va riconosciuta la buona fede e la dedizione al paese.

Fulminanti gli accenni ai vincoli idrogeologici e alla situazione climatica (niente neve nel 2006-2007 e conseguente chiusura degli impianti). Che sperino nello “stellone”?

La situazione appare, ad essere sinceri, deprimente.

M.C.

Gentile lettore, come tentavo di chiarire già nell’articolo, quello di sfruttare il territorio come unica risorsa a disposizione, e di farlo nel modo più immediatamente traducibile in moneta sonante ovvero con la trasformazione edilizia e irreversibile di una risorsa unica, è un metodo al quale quasi sempre le amministrazioni locali, specie quelle piccole e relativamente “deboli” (come pare nel caso di Piazzatorre) pare siano forzate come per una scelta quasi inevitabile.

Posto che, nello specifico, il percorso convenzione per gli impianti-trasformazione d’uso e fisica di alcune aree, appare la prospettiva più probabile. Invece di sperare anche noi nello “stellone” (che alla vicina San Pellegrino ha poco giovato, cooptata in blocco all’impero del mogul dei centri commerciali Percassi), credo che la cosa più auspicabile sia di ampliare il dibattito e cercare di coinvolgere forze locali e non in una prospettiva di respiro più ampio.

Innanzitutto per verificare se approccio generale alla montagna e nuove trasformazioni possano correggere la rotta in termini di impatto ambientale, e di privatizzazione dei percorsi e accessi agli spazi aperti. In secondo luogo, verificando se e in che misura gli elementi di “forza e debolezza” individuati dall’analisi SWOT del Piano di Sviluppo della Comunità Montana (che per molti versi confermano le critiche espresse dall’articolo di eddyburg) possano rappresentare una base per iniziative volte a evitare che, una volta esaurito il respiro corto del ciclo di sviluppo basato sull’edilizia, si ripetano identici e identicamente inutili scempi simili.

(f.b.)

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